LEVERKUSEN – “Le opere non sono mai finite, sono soltanto abbandonate” ha scritto il poeta Paul Valery. Invece l’Atalanta la sua opera omnia l’ha completata. Adesso è tra le magnifiche otto dell’Europa League. Il gol di Boga, nel momento in cui il tempo si affievolisce e si spegne, mette il sigillo di una partita di lotta, di sofferenza ma anche di contropiedi spietati. E proprio, in uno di questi, arriva il sogno che scatena gli oltre millecinquecento bergamaschi approdati a Leverkusen per esultare e esaltare un’altra impresa della Dea. La partita è stata intensa con sprazzi lancinanti che potevano ferire sia l’una che l’altra squadra. Il Bayer si sarebbe goduto giustamente un gol che lo strepitoso Musso ha evitato, per l’Atalanta, da come ha condotto la gara, sarebbe stato altrettanto ingiusto subire una rete. Forse un pareggio equanime ma in una partita da dentro o fuori non ci sono mezze misure. Si vince o si perde. E i nerazzurri hanno costruito questa vittoria operando a tutto campo con sagacia e intelligenza tattica, cercando di resistere con lucidità, e non era facile ad un autentico assedio organizzato dai tedeschi, almeno dal 25’ del secondo tempo fino a pochi minuti dalla fine . E se i rossoneri piangono amaramente per le occasioni mancate devono accettare che Musso, spesso da noi bergamaschi discusso, sia stato il protagonista con almeno due parte da campione e dimostrando che i venti milioni non erano stati buttati al vento. Due parate nell’avvio dei due tempi che hanno permesso all’Atalanta di chiudere gli spazi, rischiando qualche infilata, ma, nel contesto, rispondendo con il contropiede, una mossa inconsueta per i nerazzurri, infatti in un paio di occasioni Muriel ha sfiorato il gol mettendo brividi infiniti ai fans rossoneri.
Se nel primo tempo la partita è vissuta sull’equilibrio, seppur sghembo, nella ripresa la squadra di Saoane ha rotto gli indugi senza riuscire a schiodarsi dallo zero a zero. Nella maestosa BayArena Gasperini presenta una sola variante, Palomino per Djimsiti, rispetto alla formazione di giovedì scorso; Seoane, al contrario, deve fare di necessità virtù causa assenze importanti e gioca senza centravanti ma puntando sulla velocità di Adli e Diaby e gli inserimenti di Demirbay. Subito si rischia ma Musso sventa l’incursione di Diaby, nell’azione si infortuna Toloi, ancora un guaio muscolare per la terza volta, entra Djimsiti al suo posto. I nerazzurri non vogliono farsi schiacciare e cercano la profondità, affidandosi a Muriel che mette in difficoltà Tath e Tapsoba mentre Koopmeiners a sinistra costruisce le offensive laterali, meno brillante Malinovskyi. In mezzo al campo i palleggiatori rossoneri (Palacios e Aranguiz) soffrono le marcature aggressive di Freuler e De Roon che si scambiano i due a secondo di come si muovano. Allora il Bayer cambia e cerca lanci che arrivino sui piedi delle due frecce Adli ma soprattutto Diaby. Non c’è niente da fare perché Demiral si conferma in uno strepitoso stato di grazia e gioca d’anticipo e di forza coadiuvato da Palomino mentre Djimsiti fa il Toloi. Nel secondo tempo la squadra di casa vuole rompere il tabù dello zero a zero e comincia a costruire l’assedio, immediata ed efficace la parata di Musso su Diaby e la deviazione di Demiral su tiro di Demirbay che aveva lanciato il compagno. Seoane le prova tutte e manda in campo forze fresche: Andrich, Azmoun e Bellarabi. Gioco e campo sono tutto per il Bayer che cerca l’imbucata, tenta il tiro, e asfissia i nerazzurri E’ un predomino massiccio ma altrettanto cieco. L’Atalanta fatica a tenere il pallone lontano dalla sua area, Muriel non è più lucido e intraprendente. Gasperini inserisce Pezzella, Pessina a Boga. Mossa vincente e decisiva perché Pessina copre una grossa fetta di campo e Boga cerca lo sbrego decisivo. Il mister s’arrabbia, giustamente, perché vuole che i suoi giochino palla a terra e pronti allo scatto sul breve. Così succede che Boga, prima con Zappacosta e poi con Pessina, da sinistra diventi letale realizzando al primo recupero l’uno a zero della gloria. Aspettiamo il sorteggio per continuare a sognare.
Giacomo Mayer