“Vediamo questa interruzione come il time out di una partita al termine del quale scenderemo in campo più forti di prima. Se riusciamo a vivere questo periodo con la consapevolezza che siamo fermi per il bene di ognuno di noi e non con lo sconforto, torneremo ad amare ancora di più tutto ciò che oggi ci manca. Sono consapevole arriviamo da due mesi davvero impegnativi. Notti passate a interpretare DPCM e Protocolli, redigendo poi ad hoc quelli societari. Giornate trascorse ad adeguare i centri sportivi alle normative di sicurezza nel rispetto minuzioso dei protocolli nazionali. E proprio mentre si iniziava a viaggiare sulle ali dell’entusiasmo per quella che a marzo, in terra bergamasca, era considerata da tutti un’impossibile ripartenza, proprio quando il cerchio sembrava chiudersi con l’inizio dei campionati dell’attività di base ecco il ritorno di questo dannato virus ed ecco arrivare un altro inaspettato stop. Per certi versi forse ancora più difficile da accettare del primo.

È proprio dal primo stop che però voglio partite per raccontare come noi, Nova Montello, abbiamo vissuto e stiamo vivendo il calcio ai tempi del COVID 19. Durante il lockdown della scorsa primavera come società abbiamo scelto di entrare nelle case delle nostre famiglie in punta di piedi. Abbiamo sempre tenuto aggiornate le famiglie sulle evoluzioni e sulla programmazione e abbiamo fatto qualche incontro online per salutare ragazzi e genitori e per far sapere loro che la Nova c’era e continuava a lavorare per loro. Abbiamo scelto di non fare allenamenti online, giochi o simili perché era troppo alto il rischio di entrare in case toccate dal dolore.  Non appena terminato il lockdown abbiamo iniziato da subito a programmare la nuova stagione sportiva pur senza certezze.

Appena abbiamo appurato la possibilità di ripartire, tra l’ultima settimana di agosto e la prima di settembre abbiamo rimesso in campo tutte le nostre squadre ad eccezione della Scuola Calcio che è partita dopo inizio della scuola. L’inizio delle coppe, dei tornei e dei campionati sono stati un’iniezioni di fiducia. Ma proprio quando tutto sembrava girare per il verso giusto, in poche ore siamo passati dalla gioia di vedere i ragazzi sul campo all’incubo di trovarci di nuovo a decifrare DPCM e Ordinanze. Decifrare credo sia la parola più adatta vista la gran confusione creatasi in questi giorni: forse potete allenarvi, potete allenarvi, non potete più allenarvi… va bè dai allenatevi.

Noi direttivo della società, con il quale ci siamo riuniti subito nelle ore successive alla comunicazione di sospensione delle attività, abbiamo deciso momentaneamente di fermarci anche con gli allenamenti. In primis quello che non vogliamo è rimettere in campo i nostri atleti, illudendoli di ricominciare, e poi a breve dovergli dire nuovamente che ci dobbiamo fermare. È stata una decisione sofferta ma non possiamo far finta che non stia succedendo nulla. La situazione è troppo incerta e giorno dopo giorno purtroppo si sta aggravando. Coscientemente, con i contagi in continuo aumento, riteniamo che la salvaguardia della salute sia prioritaria. Riteniamo troppo rischioso mandare in campo atleti, mister e dirigenti senza considerare che, anche applicando rigidamente i protocolli, possano comunque nascere momenti di contatto o di vicinanza tra atleti e staff. Basti pensare all’uso degli spogliatoi. La vedo difficile con queste temperature allenarsi senza utilizzare gli spogliatoi, come molte società, tra le quali anche la nostra, hanno fatto fino a quando il tempo lo permetteva. E proprio in questo periodo nel quale i giovani, per quanto asintomatici, rappresentano il principale veicolo di trasmissione del virus ritengo che una società sia in dovere di tutelare ogni singolo tesserato. Tutti noi, dai più piccoli ai più grandi, abbiamo a casa famiglie e nonni e soprattutto, nel caso di atleti maggiorenni, dirigenti e mister, un posto di lavoro. Un caso di positività rischierebbe di mettere tutti in seria difficoltà. Siamo certi che atleti e famiglie capiranno che la scelta fatta sia la migliore per tutti. A loro dico che le difficoltà e i sacrifici che affrontiamo oggi non sono nulla in confronto alla gioia che proveremo domani, quando torneremo sui campi, quando torneremo a divertirci, quanto torneremo ad abbracciarci”.