Roma – Atalanta 6-0 (2-0)
ROMA (4-3-1-2): Milan; Ludovici, Dicorato (31′ st Zajsek), Evangelisti (cap., 24′ st Giorcelli), Rocchetti (31′ st Oliveras); Dibartolo (31′ st Verrengia), Tahirovic, Pagano (24′ st Logrieco); Volpato; Afena-Gyan (30′ st Modugno), Cassano (37′ st Gante). A disp.: 12 Berti, 15 Bianchino. All.: Aniello Parisi.
ATALANTA (4-2-3-1): Vismara; Testa (34′ st Rossati), Moraschi (cap.), Guerini, Bonfanti; A. Mehic (1′ st Roaldsöy), D. Mehic (11′ st Colombo), Muhameti (33′ st Diaby); Pagani (32′ pt Perego), Lozza (33′ st Polloni), Falleni. A disp.: 12 Rota, 18 Stabile, 19 Bordiga. All.: Stefano Lorenzi.
Arbitro: Menozzi di Treviso (Boato di Padova, Roncari di Vicenza; IV Sassano di Padova).
RETI: 20′ pt Afena-Gyan (R), 35′ pt Cassano (R), 10′ st Volpato (R), 20′ st Afena-Gyan (R), 35′ e 41′ st Modugno (R).
Note: ammoniti Perego e Muhameti per gioco scorretto. Cooling break: 30′ pt, 21′ st. Tiri totali 16-3, nello specchio 10-1, respinti/deviati 1-0, parati 4-1, legni 2-0. Corner 4-0, recupero 1′ e 1′.

Ravenna – Un set a zero, mollando psicologicamente a un terzo del punteggio conclusivo. Niente da fare per l’Atalanta Under 18 di Stefano Lorenzi, praticamente mai in partita nella semifinale (Inter-genoa l’altra, finale lunedì a Cesena) di categoria al “Benelli” di Ravenna contro la Roma, impianto e avversario evidentemente stregati dopo il 3-2 nella finalissima Under 17 coi vari Cortinovis e Diallo il 20 giugno di tre anni fa, antipasto dello stesso punto delle Final Four Primavera del sabato al “Ricci” di Sassuolo della Under 19 di Massimo Brambilla (sbarazzatosi ai quarti dello stesso club) al cospetto della Sampdoria capolista della regular season. Qui si trattava della quarta contro la quinta, con un solo risultato utile per la vice ammiraglia del vivaio di Zingonia in una sfida che secondo regolamento sarebbe potuta arrivare al massimo ai supplementari.
Dritto per dritto di Bonfanti nella specialità da cognome parlante dell’assistman nel gioco fra terzini con Testa (3′), bravo poi a rintuzzare il tentativo di palla in mezzo di Rocchetti sul filtrante di Pagano una volta scollinata la decina cronometrica. Se Dibartolo dalla distanza non cava una ragnatela dal buco con la loffia mancina incapace di azzeccare il 13, ben più insidioso, per un Vismara costretto alla smanacciata, il tiro-cross dal fondo del terzino sinistro altrui al quarto d’ora in asse col razzente Cassano. Occhio che i giallorossi salgono di tono: al 18′ l’altra prova generale di vantaggio, la discesa per la navata di Pagano che trova inavvertitamente la faccia di Volpato. Di qua Falleni imbecca la girata nel sacco di sinistro di Lozza che però è in fuorigioco ed ecco il rompighiacchio di Afena-Gyan, già avversario della Primavera bergamasca eliminato ai quarti dei playoff in gara secca, che controlla e infila il diagonale sull’apertura del suo numero 10, in combutta con l’ala a completamento della catena dal suo lato. Alla mezzora a Pagani (che si tiene il braccio sinistro dal polso) esce la spalla destra cadendo nel contrasto con Rocchetti e gli subentra Perego, autore del fallo sull’onda lunga del quale si consuma il raddoppio: Cassano calcia a giro da posizione defilata sul palo, il rinvio di Bonfanti è preda di Ludovici e l’inserimento con schiacciata di fronte del primo non lascia scampo al portiere orobico. Il calcio franco della new entry procurato da Dino Mehic (38′) non è sufficientemente tagliato ed è facile preda di Milan, mentre il trequartista nemico sgancia un sinistraccio strozzato (41′) entro i venti metri e lo scardinatore dello score a ruota non la fa girare abbastanza.
La prima conclusione atalantina nello specchio a più d’un giretto dall’intervallo è una quasi fotocopia del piazzato antecedente di una manciata del neo attaccante di destra ed è tutto dire, anche perché sganciata pressoché dalla corsia, e nella ripresa al netto dell’ingresso del fantasista norvegese Roaldsöy (al posto di Amer, l’altro bosniaco di Gussago) c’è il tris del ragazzo che fa l’elastico tra le linee capitoline, a mezz’altezza e a scendere dal limite, al culmine di una ripartenza rifinita da Rocchetti. Il primo tiro mancino a segno, non imitato da Felix il centravanti (19′) che mastica un po’ la suola a rimorchio del compagno di reparto. Il poker è comunque servito dal medesimo, che imbraccia la doppietta number one del venerdì rientrando dal vertice destro sul la del marcatore precedente per scaraventare sotto la traversa nonostante la scivolata in opposizione di Moraschi. La manita in faccia e la sestina sono entrambe a opera di Modugno, prima correggendo la sfera magica dal fondo di Oliveras, lanciato dall’omonimo (Claudio) del talento di Bari Vecchia (lui è di Barletta), e quindi sul lancio sempre dello stesso esterno sinistro. A metà del guado, il terzo conato personale di Perego abbondantemente alto sopra la traversa (36′) dai 25 metri, con settebello romanista sfiorato non fosse per il legno pieno di Gante poco più tardi dall’area piccola.