“Vieni con me in cantiere, così vedi come si lavora per davvero”.
Questo dicono i miei amici in tono più o meno scherzoso. Loro compiono lavori che “lascia stare” perché fisicamente distruttivi quali carpentiere, muratore, magazziniere, corriere, ferraiolo, mansioni che a fine serata usurano il fisico e pesano, specialmente quando l’età passa gli “anta”, i successivi anta e via dicendo. E allora perché anche il tranviere è stato inserito tra i mestieri usuranti? Cosa ci sarà di così complicato nel girare un volante seduto comodo su un sedile, al caldo d’inverno e al fresco d’estate, pulito, magari vestito elegante mentre si contemplano le bellezze artistiche o la “fauna” della città?
Ci sono molti fattori da elencare ma non voglio far confusione perciò procediamo con ordine. Parto da una considerazione apparentemente secondaria svelando un segreto: vi sono mezzi su cui non è concesso al conducente agire in modo consono sui comandi della climatizzazione. In parole semplici significa che d’estate si ghiaccia e d’inverno si suda. Si badi che non mi riferisco solo a mezzi vetusti ma anche a veicoli nuovi, di ultima generazione, e questo perché “qualcuno” nell’azienda ha pensato bene di levare all’agente in servizio di linea il “gravoso onere” di stabilire quale sia la temperatura appropriata mentre guida. Non si comprende però quali fattori abbiano inciso sulla scelta? Forse in base alla temperatura in ufficio o nel luogo in cui è stata presa la decisione? Oppure c’è una tabella, un grafico a cui attenersi? È una domanda priva di presunzione, tanto per spazzare l’ignoranza.
Proseguo nella dissertazione traslando l’attenzione sui cosiddetti “disturbatori” (per chi mi segue ho già avuto modo di parlarne): trattasi di apparecchiature apposte, fissate, infilate nei bus e responsabili di rumori penetranti, trapananti, crivellanti che s’insinuano nell’animo del conducente in servizio di linea fin giù nel profondo, dove nemmeno lui se ne capacita. Un esempio tra i più gettonati sono le amatissime scatole rosse abbrancate a tubi non progettati per sostenere quel peso, con dentro monete e monetine che fanno un fracasso distorcente. In aggiunta a questo vi sono pannellature, sportelli, antelli, porte, cruscotti, parti meccaniche del mezzo che hanno deciso fosse il momento di cedere però, e qui sta il bello, non sufficientemente da essere sostituite bensì quel tanto che basta per rompere i coglioni ancora e ancora (chiedo scusa a persone suscettibili per il vocabolo “rompere”, forse un po’ troppo forte). Anche qui puntualizzo che non si tratta solo di mezzi anteguerra. È doveroso riportare che questi “disturbatori” non producono molestie costanti bensì intermittenti, alternate, il che è peggio mentalmente parlando perché il cervello avrebbe più facilità ad escluderle. Il fatto è facilmente spiegabile siccome non sempre il bus sobbalza su un dosso, su un’asperità, su un taglio dell’asfalto, su un rappezzo, una buca, un tombino, una caditoia, senza scordare gli amatissimi “bulugnì”, i sanpietrini per chi non mastica il dialetto bergamasco, quel romantico pavé che fa odiare magnifici borghi antichi, oppure attraversamenti pedonali messi a cazzo e sempre in quel materiale che sono una manna per le orecchie e la mente dei tranvieri. Ma che sarà un pochino di rumore ogni quattro, cinque, sette secondi, o per i centoventi che occorrono mediamente per attraversare con la corriera le suddette vie storiche? Si badi che questo non è una tantum ma la regola che “allieta” le giornate del tranviere. Potrei elencare altro ma non voglio rubare spazio all’argomento clou del lavoro usurante, ovvero l’utente. Premetto che alcuni passeggeri sono fantastici: sono stati ed ancora sono spunto per molti dei miei articoli. Ma veniamo al sodo elencando alcune delle domande che, giornalmente, vengono rivolte all’autista in servizio di linea all’incirca un centinaio di volte: lei dove va? Dritto o gira a destra? Passa per Porta Nuova? Va all’ospedale? Torna al cimitero? Posso salire? Posso scendere? Non si ferma qui? Perché non si è fermato? A che ora parte? Quante fermate ci sono prima di arrivare al capolinea? Non passa per la Stazione? Perché no? Non va più avanti? Come mai c’è scritto Fuori Servizio? Il bus dell’Aeroporto fino a che ora passa? Il treno per Brescia, per Milano, per Giove a che ora parte? Non ho i soldi per il biglietto, posso salire lo stesso? Ma se salgono i controllori prendo la multa? Perché non mi risponde?
Ce ne sarebbero ulteriori ma ho detto centinaia e le altre raggiungono solamente le decine di volte al giorno e, per il 99% di queste domande, l’utente medio conosce già la risposta. Aggiungo inoltre che molto spesso si trasformano in affermazioni. Quindi, per piacere, un po’ di considerazione verso questa sottovalutata mansione, ricordando che chi va in piazza con la propria croce a spalle non la scambia mai con quella di un altro. Meditate gente, meditate. Per oggi è tutto. Buona vita.

Marcus Joseph Bax