di Simone Fornoni
Nota a mo’ di premessa: nessuno si permette di dare consigli a chi ne sa, leggi Lee Congerton che magari avrà un Matty Cash (Villans) e/o un Nuno Tavares (Gunners) in canna e Tony D’Amico che da Verona può anche portarsi qualcosina d’intrigante. Sia come sia, meglio il vivaio che torna prepotentemente alla ribalta delle solite spesone per pescare l’extracomunitario di turno, manco fosse un dio in terra. L’Atalanta prima maniera di Gian Piero Gasperini non era forse stata costruita, edificandovi anche le proprie fortune, sulla filastrocca gaudente Caldara-Conti-Gagliardini-Kessie, tutta gente passata da Zingonia anche se solo per sei mesi come nel caso dell’ivoriano? E il mister, di recente, non ha ricordato che una delle due strade da percorrere al mercato, oltre ad alzare l’asticella prendendo un top player, difficilino da avvicinare quando non c’è più l’Europa, è lo svecchiamento ripartendo dalla base?

Ebbene, a che serve allora Jhon Lucumì per blindare la retroguardia se si ha già un Caleb Okoli fatto in casa? Il rigore procurato per rompere il ghiaccio e l’assist per il tris di Pellegri nel recente 4-1 all’Irlanda sono solo le classiche ciliegine sulla torta dell’Under 21 azzurra: chi sa di chi e cosa si sta parlando avrà seguito sicuramente il ragazzo vicentino nella sua avventura da bicampione d’Italia Primavera (più altrettante supercoppe nazionali) agli ordini di Massimo Brambilla, al pari di un Nicolò Cambiaghi che non resterà al Pordenone retrocesso in C, ala o seconda punta da marcatura e assist nella stessa partita di qualificazione agli Europei di categoria. Al netto del secondo, figura che intrupperebbe ulteriormente un reparto già in sovrannumero, come non prendere in seria considerazione il primo, avvezzo a fare il centrale destro alla Toloi a immagine e somiglianza di quel Giorgio Scalvini scoperto in mezzo al campo anche dal ct dei grandi Mancini? Neopromosso con la Cremonese insieme al portiere del futuro Marco Carnesecchi, è un 2001 fisicamente prestante, atleticamente pronto alle battaglie al piano di sopra, tatticamente smaliziato e intelligente, dal piede in via di arrotondamento. 

Si scrive tanto, forse troppo, di un obiettivo da sartorata, ovvero mercato del Benelux a cui attingere come in una pesca d’altura, leggi appunto il summenzionato nazionale colombiano del Genk, club amico dell’ex responsabile dell’area tecnica avendoci già preso Castagne, Malinovskyi e Maehle. Nell’ordine, una plusvalenza delle tante da sostituto del pendolino lecchese, un elemento duttile che però a 29 anni non è insostituibile o imprescindibile sempre e comunque, e infine un esterno che in maglia Danimarca è un fenomeno ma col tecnico di Grugliasco va su e giù per la sinusoide del rendimento. L’importante, dice il nume tutelare della panchina nerazzurra, è non stare fermi a guardare, perché chi sta fermo scivola. All’indietro, forse anche più indietro dell’ottavo posto della fine delle grandi illusioni. Adesso che Merih Demiral ha ricevuto il foglio di via, perché puntare su un altro forestiero? Il verde speranza ha l’azzurro sulla casacca. Di quell’epoca aurea mica erano buone solo le decine di milioni di euro su due gambe e tacchetti di Dejan Kulusevski e Amad Diallo. In difesa non serve alcunché. In fascia di sicuro, e si torna alle primissime righe, col mancino portoghese dell’Arsenal in libera (ma costosetta) uscita dalla capitale del Commonwealth. In avanti sono anni che il Gasp chiede addizioni e non gliene danno. Dai che è la volta buona. Ma se rifondazione dev’essere, si prenda la rincorsa dalle tradizioni, dal settore giovanile girato in prestito (anche la Spal, prima), dai vivaisti validi di ritorno. Anche se Okoli fino al giugno del 2015 era del Lanerossi: bisogna essere bravi a cercarli in giro, i talenti, pure in tenera età.