Hellas Verona – Atalanta 0-2 (0-2)
VERONA (3-4-2-1): Silvestri 6; Dawidowicz 5,5, Lovato 5,5, Ceccherini 5,5 (1′ st Udogie 6); Faraoni 6,5, Tameze 6,5, Veloso (cap.) 5 (1′ st Sturaro 4,5), Dimarco 5,5 (1′ st Lazovic 6,5); Barak 5,5 (34′ st Ilic sv), Zaccagni 6; Lasagna 4,5 (16′ st Favilli 5,5). A disp.: 22 A. Berardi, 25 Pandur, 15 Cetin, 36 Amione, 19 Rüegg, 40 Bessa, 9 Salcedo. All.: Matteo Paro 5,5 (Ivan Juric squalificato).
ATALANTA (4-2-3-1): Gollini; Toloi (cap., 19′ st Maehle), Romero, Palomino, Djimsiti; Freuler, De Roon; Malinovskyi (42′ st Kovalenko), Pessina (31′ st Ilicic), Miranchuk (19′ st Pasalic); D. Zapata (32′ st Muriel). A disp.: 31 Rossi, 57 Sportiello, 13 Caldara, 40 Ruggeri, 41 Ghislandi, 7 Lammers). All.: Gian Piero Gasperini.
Arbitro: Pairetto di Nichelino 7 (Imperiale di Genova, Di Iorio del Verbano-Cusio-Ossola; IV Pasqua di Tivoli. V.A.R. Manganiello di Pinerolo, A.V.A.R. Meli di Parma).
RETI: 33′ pt rig. Maòinovskyi (A), 42′ pt D. Zapata (A)
Note: ammoniti Ceccherini e Toloi per fallo di reazione, Dawidowicz, Romero e Sturaro per gioco scorretto. Tiri totali 3-13, nello specchio 1-7, respinti/deviati 1-3, parati 1-4, legni 0-2. Corner 4-7, recupero 1′ e 3′.

Verona – La scampanata di Malina è un avviso e il rintocco del Toro di Cali per suonare quota 55 in classifica, consolandosi dopo Madrid, alle soglie della pausa per le Nazionali al rientro dalla quale sarà una volatona a dieci turni. Senza pendolini (Hateboer e Gosens ko, Maehle a riposo in panca) si può sferragliare lo stesso verso l’ennesima vittoria che vale l’avvicinamento alla terza qualificazione Champions di fila. A Verona, nella partita del cuore del Gasp contro il vice storico e allievo Juric (squalificato), la virata al 4-2-3-1 dallo start dice bene all’Atalanta, convincente e forse meno esplosiva del consueto ma anche più riflessiva e densa in mezzo nella gestione del confronto. Nel garbage time, pure l’esordio per Viktor Kovalenko cui viene concesso uno spiraglio di luce da innesto di gennaio tardivo.
Al 3′ Toloi si abbassa per correggere debolmente di testa la punizione a due Miranchuk-Malinovskyi, segnale timido di un forcing privo di fretta con Lovato in formato colla stick su Zapata, uscito dal guscio soltanto al 14′ per farmi fermare prima dell’area piccola da Tameze, ex come Gollini e l’infortunato Colley. Due giretti prima, il lancio dalle retrovie di Faraoni per poco non faceva alzare la cresta a Lasagna, anticipato dall’uscita di petto del redivivo portiere-rapper ben fuori dai 16 metri. Il 17 porta rogna a Toloi, crollato al limite (5 minuti out) per la taccata di Barak ad altezza naso nel tentativo di prolungare sotto porta la punizione da lungi by Dimarco con Veloso a mancare la mira di seconda. I gialloblù possono concedersi ben pochi break, mentre i nerazzurri sono più lunghi del solito, ma niente pericoli degni di nota, a meno di non considerare tale il crossetto dal lato corto destro di Zaccagni, eroe dell’andata il 28 novembre insieme al portoghese (penalty procurato al compagno proprio per fallo del brasiliano e assist ricevuto per il 2-0), smorzato da Palomino tra le braccia del suo guantìpede.
Per il rompighiaccio l’attesa è relativamente breve, vista la chiusura a riccio dei locali. Romero impegna Silvestri in presa (24′) sull’ascensore chiamatogli dall’ucraino direttamente da calcio franco dalla trequarti. Nulla di che, anche se il tono agonistico rimane di livello, tanto da indurre Ceccherini al calcetto dopo la spinta del Colonnello (27′). Faraoni trova il muro del tucumano sullo smarcante di Barak, alla mezzora sulla ripartenza rifinita dal Cuti ecco il nuovo piazzato del 18 dell’Est (Dawidowicz lo atterra) deviato dalla barriera sopra la traversa. Si va a strappi e Duvan va via a Lovato e Ceccherini, ma l’emiliano tra i legni difende il proprio sul suo destro secco (31′). Un minutino al caso da moviola, perché il rimpallo Romero-Dimarco sul quarto angolo a favore, stavolta da sinistra, trova il braccio largo del difendente: dal dischetto c’è un Ruslan più spiazzante che mai. Il poker cronometrico ritrova l’asse tra Pessina e il suo centravanti, il cui mancino viene deviato da Tameze sul palo esterno. C’è modo di rifarsi, battendo l’ultimo baluardo in uscita col tocco sotto di destro grazie anche alla spizzata dell’apripista su una palla che pareva morta sul lancio del Gollo. La ripresa vede la fiammata iniziale dei veneti, incespicanti al dunque come il loro terminale (5′, contrasto di Palomino al limite), che non azzecca il 13 mancano la sfera in allungo sulla palombella del suo esterno destro. L’oriundo del Mato Grosso, neo convocato azzurro, prende un colpo da Zaccagni beccandosi il giallo nel conato di vendetta (16′); la carambola dalla nuova punizione da destra del battistrada trova l’insaccata sotto il montante del perno argentino annullata per fallo di mano (18′). Al 21′ il colombiano in avanti trova Lovato sul cammino del possibile tris, al 29′ il ragazzo in fluo che ama fare musica resta in piedi opponendo il braccio a Lazovic, proiettato al vertice dell’area piccola dal ping-pong Zaccagni-Freuler (29′) piovuto dal vuoto pneumatico di una sfida vagamente imbruttita. Jimmy non dice 33 perché la sua mezza rovesciata sul controcross di Palomino, al culmine dello schema un po’ elaborato dal settimo corner (di Ilicic, new entry con Muriel), è velleitaria; il la dello sloveno per il Ronaldito sfocia in controllo e destro a lato del palo lontano. A una manita dal novantesimo, tutto l’egoismo al riparo da miracoli di San Giuseppe, lanciato in contropiede da Muriel e in vena di assolo strozzato. A quattro scarsi Luigino, su apertura a sinistra di Malinovsky, sterza e controsterza mancando il bersaglio. In avvio di recupero l’incrocio alto stoppa il numero 72 a giro.
Simone Fornoni