Marco Ferrari, attaccante dell’Azzano Fiorente Grassobbio, è soltanto uno dei tanti, troppi ragazzi che da oltre un anno hanno dovuto riporre nel cassetto la loro passione più grande.
“Non pensavo potessi passare così tanto tempo lontano da un campo di calcio e onestamente la vedo ancora grigia. Per noi che viviamo di pallone è molto dura perché fa parte della nostra quotidianità e non parlo solo della partita in sé ma di tutto quello che ci sta intorno ovvero il fare parte di un gruppo, sfogarsi dopo una giornata di lavoro, bere una birra in compagnia dopo allenamento. Insomma vivere lo spogliatoio come una seconda famiglia. Questo mi manca e credo manchi a tutti. Spero di tornare a vivere tutto ciò il più presto possibile ma sono consapevole che sarà possibile farlo solo quando la pandemia si sarà del tutto placata. Sento ogni settimana nuove proposte per far ripartire il tutto ma che puntualmente vengono bocciate dopo pochi giorni. Dobbiamo guardare in faccia alla realtà e essere pronti alla ripartenza quando sarà il momento”. Il classe 91 non ha comunque perso occasione per continuare ad allenarsi individualmente: “Fa bene al corpo ma non alla mente, o meglio al cuore. Come detto prima la nostra passione per il calcio ci porta ad allenarsi tre volte a settimana più la partita la domenica, ma lo facciamo volentieri per tutto quello che circonda questo meraviglioso sport, quindi la fatica non la sentiamo nemmeno. Allenarsi a casa non è la stessa cosa, per niente! Lo faccio perché sono convinto che presto torneremo a giocare e non posso farmi trovare impreparato”.
Sull’imminente via del campionato Eccellenza con format rivisitato: “Non lo trovo giusto, soprattutto per la salute dei calciatori stessi. Dalla Promozione in giù le condizioni per seguire i protocolli non ci sono ed è stato giusto fermare tutto ma credo dovrebbero fare lo stesso sia con l’Eccellenza che con la Serie D. Tante società comunque fanno fatica a seguire i protocolli e tante non vogliono nemmeno rischiare. Credo che fare ripartire queste due categorie sia inutile.
La partecipazione su adesione? Hanno semplicemente “scaricato” la responsabilità di scelta sulle società come hanno fatto nei confronti di tante altre realtà lontane dallo sport. Per non parlare dei campionati a 11 squadre che permetteranno ad alcune squadre di andare in D giocando solo 10 partite. Non sarebbe promozione veritiera né tanto meno un vero campionato degno di chiamarsi in questo modo. Mi chiedo che valore abbia giocare così? A mio avviso nessuno. Da calciatore credo che debba prevalere l’aspetto umano: la priorità rimane la salute. Dobbiamo sacrificare qualcosa ora per riavere tutto dopo”. La chiosa finale è riservata al suo AFG: “La nostra società ha basi e concetti solidi e, soprattutto, ha a cuore la salute dei suoi calciatori dai più piccoli alla prima squadra. Noi calciatori appoggiamo fino in fondo la linea del nostro club. Ci sentiamo ogni settimana tramite WhatsApp per tenerci aggiornati su tutto, allenamenti ed eventuali novità da parte della Federazione. Siamo tutti uomini di calcio e ci manca tantissimo ma finché la situazione non sarà migliorata e sotto controllo continueremo su questa strada per poter ripartire al meglio”.
Michael Di Chiaro