Piacenza – AlbinoLeffe 2-1 (1-0)
PIACENZA (4-4-2): Tintori; Parisi 6 (1′ st Marchi 6), Nava 6, Cosenza 6,5, Giordano 6; Munari 6 (26′ st Bobb 6), Suljic 6,5, Rossi 6,5, Gonzi 7 (32′ st Rillo 7); Cesarini (cap.) 7 (32′ st Lamesta 6,5), Rabbi 6,5 (15′ st Dubickas 6,5). A disp.: 1 Pratelli, 38 Vivenzio, 5 Tafa. All.: Cristiano Scazzola 6.
ALBINOLEFFE (3-5-2): Pagno 6; Milesi 5,5, Marchetti 5,5 (18′ st J. Gelli 6), Ntube 5 (1′ st Saltarelli 5,5); Gusu 6, Nichetti 6, Genevier (cap.) 6,5, Poletti 5,5 (18′ st Tomaselli ), Michelotti 5,5 (1′ st Galeandro 5); Cori 6 (32′ st Martignago 7), Manconi 5,5. A disp.: 12 Rossi, 46 Taramelli, 3 Riva, 8 Piccoli, 18 Doumbia, 19 Ravasio, 27 Miculi. All.: Michele Marcolini 5,5.
Arbitro: Pezzopane de L’Aquila 5 (Tini Brunozzi di Foligno, Barcherini di Terni; IV Iacopetti di Pistoia).
RETI: 9′ pt Cesarini (P), 48′ st Martignago (A), 50′ st Dubickas (P).
Note: pomeriggio coperto, spettatori 1.450 di cui 1.119 abbonati. Allontanato Marcolini al 22′ st per proteste. Ammoniti Rossi, Marchetti e Tomaselli per gioco scorretto, Lamesta (palla allontanata) e Tintori (ritardata rimessa) per comportamento non regolamentare. Tiri totali 9-10, nello specchio 4-2, respinti/deviati 2-6, parati 2-2. Corner 2-9, recupero 2′ e 6′.

PiacenzaMartignago la imbrocca di prima, col mancinone a incrociare nell’angolino prima dell’area, quasi allo scadere sull’unica invenzione di Manconi? Niente da fare, infilata presa la stesso al fotofinish. Vedersi sfuggire al “Garilli” un punto al sapore di playoff, a Pro Patria ormai raggiunta, visto che il Piacenza sfidante di turno era già più su, è stato davvero atroce per un AlbinoLeffe bruttino a metà e generoso soltanto per collezionare angoli nell’altra, pareggio illusorio a parte, ottenuto anche grazie a un’uscita alta di fronte di Jacopo Gelli. Ma il trio Lamesta-Rillo-Dubickas, sovrapposizione con vassoietto per la zampata del 2-1 finale, tutti indisturbati, l’ha pensata diversamente ed ecco l’ennesima beffa stagionale: si resta a quota 41, undicesimi, quando da qui alla griglia della post season mancano le tappe con la pari classifica Virtus Verona, Legnago (sabato 16) e Trento.
La smorzata poco decisa di Marchetti su Rabbi (a segno nel 3-2 emiliano a campi invertiti col volto noto, Ravasio e Galeandro), a rimorchio dell’ex Gonzi dal fondo, è un invito a nozze per il rapace Cesarini, libero di muoversi come chi aveva firmato filtrante e primo tentativo lo era stato di controsterzare. Due scollinamenti oltre lo svantaggio Tintori in uscita tempestosa travolge Nichetti al limite sul lancio di Genevier dalle retrovie, senza che il direttore di gara ravvisi la necessità di fischiare alcunché. A tiro del quarto d’ora il senese di San Pietroburgo sfiora l’incrocio opposto dal vertice di competenza e, a parte un’iniziativa estemporanea quanto superflua di Michelotti murata sul nascere, i blucelesti restano allungati e privi di coordinamento tra i reparti. Per non parlare dei buchi dietro, quando l’apripista pesca in navata l’avanzata di Rossi che non chiude bene né addiziona di potenza il diagonale per superare Pagno.
Si va oltre il ventesimo ed entro due minutini sbuca la zuccata in torsione di Cori, primo acuto ospite suggerito sempre dal regista francese, non essendosi ancora attivate le fasce: il portiere di casa la stacca dall’incrocio, pari da rimandare. Se dal vuoto pneumatico verso la pausa si staglia all’orizzonte solo la palla da fermo di Suljic che s’abbassa in leggero ritardo (43′), in avvio di ripresa il capitano locale per fortuna la sfiora appena di mancino in caduta sull’allungo a rientrare del suo esterno alto a sinistra agevolando la spazzata di piede del portiere ex Stezzanese e Ponte San Pietro (2′), ma rimane evidente l’equilibrio precario di squadra e terzetto arretrato. Oltre il ventesimo il già ammonito Rossi entra da tergo a Galeandro (subentrato al pendolino sinistro) con Pezzopane a sorvolare suscitando le proteste da rosso di Marcolini, che aveva ragione da vendere. Gelli il difensore alza di testa l’angolo da sinistra del regista-veterano con la fascia al braccio (26′), mentre di là il futuro match winner, fin lì privo di spazi, la riceve tra le linee facendo due passettini per tirare sbilanciato all’indietro.
Non bastano soluzioni estemporanee tipo la punizione di Martignago e Nichetti sulla ribattuta, perché quella colorata di rosso è la diga di una diretta concorrente. Superato il quarantesimo, invece, è decisamente più pericolosa la botta della punta di scorta, che poi la pareggia vanamente, sul gioco a due da corner coll’arzillo quarantenne d’Oltralpe sbattuta quanto basta sulla caviglia sinistra di Rillo: altro tiro dalla bandierina, per pochi centimetri.
Simone Fornoni