di Fabio Viganò
Solza – Un palcoscenico e un canvas dei Blues Brothers: queste sono le prime cose che ho notato entrando al Tamburlano. Subito dopo, non ho potuto fare a meno di notare, una ad una, tutte le persone che popolavano questo piccolo ma accogliente locale situato a pochi passi dal castello dei Colleoni. Mi pareva d’esser in un film di Fellini, dove fantasia, ironia, magia e ‘suggestioni visive’ si fondono l’una con l’altra: per me, che sono un semplice collaboratore di giornale, osservare il mio Capo imbracciare la chitarra e ‘premiare’ gli affezionati spettatori con mutandoni rosa, dvd dell”Ape Maga’ (che non è l’Ape Maia!) e Pablo Escobar, non è proprio all’ordine del giorno… E forse è per questo che mi sono divertito tanto. Un po’ Fellini, un po’ Godard, perché al Tamburlano, proprio come gli attori nei film del regista francese, ognuno è libero di fare ciò che vuole: basta divertirsi e non prendersi troppo sul serio. Come il mio capo, Matteo, che improvvisa e traduce alla chitarra ogni cosa gli passi per la testa, reinterpretando – a modo suo, ma col sincero appoggio di un coinvolto e divertito pubblico – i classici del cantautorato italiano. Il momento di maggior ‘pathos’ – tanto per citare Alez, altra figura chiave e di assoluta centralità nell’economia della serata – s’è materializzato durante la hit-track ‘Oh Tamburlano’. Credo s’intitolasse così. In programma c’era pure una ‘Perfect Day’ di Lou Reed, e per me che sono un fan sarebbe stato il massimo. Ma va bene così… ‘La serietà non paga’ ho sentito dire, ma il Direttore e la sua spensierata combriccola di musicisti ci sanno fare tremendamente sul serio, poco ma sicuro. Voto alla serata, tanto per citare uno dei più famosi film di Fellini, ‘Otto e Mezzo’! Bravi davvero.