di Simone Fornoni

Atalanta, oltre alla certezza di Yohan Benalouane (ormai nerazzurro da settimane) e all’inatteso prestito di Marcelo Estigarribia c’è di più. Il paraguaiano ventiseienne in libera uscita dal Chievo (niente acquisto, ovviamente) non è l’unico volto inedito all’ombra delle Mure Venete a piovere inatteso dalla sessione degli scambi di gennaio. Per un Marko in piena svalutazione e scontento, a Zingonia e dintorni c’è un semisconosciuto Ruben che sorride. Grazie a un milioncino e mezzo in uscita dalle tasche di Antonio Percassi e al lavorìo carsico dell’agente Vincenzo D’Ippolito per confezionare la sorpresina, proprio mentre la finestra invernale sembrava destinata a chiudersi soprattutto con movimenti in uscita. Compreso Ciro Polito, portiere trentaquattrenne sbolognato al Sassuolo, e un Livaja stanco di recitare la parte dell’eterno capro espiatorio ma blindato dalla società contro il suo volere. E così, inaspettatamente, l’attacco di Stefano Colantuono si ritrova sovraffollato come non mai. Bentancourt (occhio alla prima enne, fonte di refusi infiniti), punta uruguaiana classe ’93, proveniente dal PSV Eindhoven, arriva a titolo definitivo senza aver dimostrato peraltro granché, a meno che il golletto nel 3-3 col Perù al Sudamericano Under 20 concluso con gli Orientales sul gradino più basso del podio (edizione 2013, organizzata dall’Argentina e vinta dalla Colombia) non sia sufficiente – mala tempora currunt – per gridare al nuovo fenomeno.

Nato a Salto il 2 giugno nel 1993, Bentancourt è stato già frettolosamente definito dagli addetti ai lavoro come il nuovo Cavani, complice il fisico longilineo (1 metro e 86 per 74 chilogrammi), la comune origine geografica (è anche cresciuto nello stesso club del Matador, il Danubio) e capacità balistiche comunque da verificare: in 19 presenze con le riserve degli olandesi (9 da titolare) ha bucato la porta una volta sola. Resta da vedere se, con il croato bloccato e scontento, l’ulteriore coetaneo di turno della meteora Nica vedrà la luce o al contrario rimarrà sospeso tra panchina e tribuna. Pierpaolo Marino, da buon diggì con più contatti e conoscenze di chiunque, è stato insomma alla finestra senza però accogliere all’uscio chissà quali facce nuove. E la rosa è stata sfoltita fino a un certo punto, dopo la partenza per Cesena di Guido Marilungo e di Roberto Gagliardini, unico centrocampista sacrificato per la causa in un reparto che di svecchiarsi – al pari della difesa – non vuol sentir parlare. Nonostante le previsioni e le sirene di Trapani e Verona – sempre sponda clivense -, non s’è mosso nemmeno Franco Brienza, che il Cola ritiene evidentemente indispensabile. Alla fine l’improbabile colpaccio è rimasto ben lontano dagli orizzonti nerazzurri: accasati Michele Canini ai Mussi Volanti di patron Campedelli e di mister Corini, e Matteo Ardemagni (via Chievo, a titolo temporaneo) al Carpi, le febbrili trattative in uscita per Jack Bonaventura (Lazio, ma sul piatto non c’erano né soldi né contropartite) e Daniele Baselli (Juve, interessata anche al terzino d’ala Zappacosta, rimasto ad Avellino, e poi Fiorentina) si sono risolte in un arrivederci a giugno. Chiosa con il mini-capitolo in tema di operazioni in tono minore. Sul trono c’è il puntero – attualmente parcheggiato alla Reggiana – Davide Cais: il bomberino (’94) di Colle Umberto svezzato dalla Primavera è stato ceduto in comproprietà alla Juventus, da cui il front office zingoniano ottiene in cambio la metà del carneade (anch’egli ventenne) Simone Emmanuello, girato alla Pro Vercelli. Completano il quadro le cessioni di Matteo Scozzarella (’88) in prestito allo Spezia e del difensore versiliese Matteo Gentili (’89) al Vicenza in compartecipazione.