Figura versatile, estremamente preparata nonché aggiornata, eppur sparita in un battibaleno dai radar, anche per colpa della pandemia. Nel racconto della carriera di Omar Locatelli, non manca proprio niente: del resto, l’esperienza accumulata sulla scena delle prime squadre ha lasciato il posto, in tempi più recenti, a un marcato interesse per il calcio giovanile, seguito e curato in ogni minimo dettaglio presso società di alto rango. Con l’esplosione dei contagi, con le misure restrittive che hanno finito per abbattersi sulle manifestazioni sportive, a partire dai campionati fino agli allenamenti, Locatelli ha dunque optato per una pausa. Una sosta da intendersi, naturalmente, non come letargo prolungato. Quanto, semmai, una più meditata ritrosia, dinanzi a un impegno gravato di incognite e preoccupazioni. Il tecnico di Almè, che ha proprio ad Almè ha iniziato, giovanissimo, la propria avventura da allenatore, non intende affatto mettersi da parte, lasciando anzi intravedere grande carica e, come nel suo stile, idee chiarissime. “La pandemia era esplosa quando ero a Sarnico, impegnato presso il Centro di Formazione dell’Inter – spiega Locatelli – ma durante questa sofferta pausa ho maturato la convinzione che il mio percorso dovesse in qualche modo ritornare alle origini. Quindi, con gli adulti e le prime squadre. Questione, forse, di vocazione. Uno deve sempre guardare a quello che gli piace veramente e tutte le esperienze che scandiscono una carriera servono primariamente a definire con esattezza gli obiettivi. Ora che il peggio sembra passato, mi guardo intorno e mi tengo aggiornato, anche grazie a determinati strumenti che, col tempo, hanno accompagnato la mia crescita”. Amministratore di Soccer Revolution, che grazie alla Rete ha calamitato le attenzioni degli addetti ai lavori, ponendo al centro dell’attenzione la formazione sportiva, con un focus particolare per lo sviluppo dei settori giovanili, interagisce e mantiene uno sguardo più ampio, per quel che riguarda il calcio dei vivai e la crescita, umana oltre che tecnica, del giovane calciatore. E poi, c’è il curioso caso di Sirio Board, della quale mister Locatelli è ideatore e amministratore: “È una lavagna arrotolabile e magnetica, dai mille usi e dalle mille potenzialità, impiegabile nel calcio, ma anche in altre discipline come futsal e volley. Vuole essere uno strumento pratico, che sono riuscito a sdoganare grazie all’E-commerce, e che ha attirato anche l’interesse del mondo professionistico. Club come Milan e Modena hanno fatto ricorso a Sirio Board ed è chiaro che raggiungere un certo tipo di visibilità diventa motivo di orgoglio”. Il calcio, dunque, come connubio di principi teorici e dispositivi molto più concreti, in grado di tenere fede all’aggiornamento che richiede lo sport, ad ogni livello, e che contempla la figura di mister Locatelli. Ma tutto questo non basta. Non può bastare, quando un allenatore vive del contatto con i suoi giocatori e con l’erba del terreno di gioco. “La pandemia ha rappresentato uno scoglio terribile, ho preferito farmi da parte fintanto che è sussistito il benché minimo rischio. Non mi va di allenare a singhiozzo. Ma ora la voglia di ripropormi nel calcio bergamasco sta prendendo il sopravvento. Seguo con interesse la Serie D, che propone società che conosco bene, avendole frequentate da allenatore dei settori giovanili. Il Villa Valle sta facendo bene, ma anche il Ponte San Pietro ha dimostrato di potersi portare in zone più consone della classifica, grazie al contributo dei giovani ma anche grazie a un giocatore-totem come Ferreira Pinto. Lui, come anche Denis, in forza alla Real Calepina, sta dimostrando come l’età conti relativamente, a patto che l’allenatore sia in grado di richiedere le cose giuste, nella collocazione più propria”. Il raffronto, per un allenatore versatile, abituato a bazzicare il calcio a svariati livelli, si fa per forza di cose più terra terra, quando tra i ricordi affiorano le prime esperienze da allenatore: “Quando a Paladina avevo Tonon, sapevo di non potergli chiedere i miracoli. Non era più giovanissimo, ma se lo facevo stare in area si inventava qualsiasi cosa. Era il Paladina di Facheris, Milesi e di un giovanissimo Gianni Tuttolomondo. Poi tornai all’Almè, ma ci fu anche la parentesi con la Virtus Petosino, che oggi non c’è più ma che poteva vantare un passato di tutto rispetto. Con l’approdo alla Tritium è iniziata la mia trafila tra le squadre giovanili. Ci furono Villa d’Almè, Ponte, i due anni di Sarnico: qualche giocatore oggi in rampa di lancio posso dire di averlo allenato e visto crescere”. Ventisei anni di carriera sono belli che serviti: Omar Locatelli smania per ripartire, mettendo in campo la freschezza delle idee e la competenza tipica di chi ha conosciuto per davvero il valore della gavetta.
Nik