Nell’estrema soddisfazione di avere la mia nuova bici, che mi ha recapitato l’assicurazione Mediaworld, mezzo uguale a quello vecchio che mi avevano rubato, solo dal colore diverso, grigio che mi piace ancora di più. Mai in questi quaranta lunghissimi giorni ho nutrito la benché minima speranza di farcela. E invece è accaduto, tutto grazie alle preghiere fatte da mia nonna Pina e da mia mamma, la Vale. Averle convinte a recitare il rosario sia di mattina che di sera mi ha portato all’incredibile risultato senza sborsare un euro in più e ad avere la prova che Dio esiste ed è un ciclista, uno che potrebbe fare l’incredibile accoppiata del Pirata nel 1998, il Giro d’Italia e il Tour de France.
Elenco i fatti principali in ordine cronologico. La mattina del 27 giugno scopro il furto della mia amata Yellow, vado dai carabinieri di Bergamo e denuncio la cosa ormai privo della minima speranza in un mondo migliore. Il giorno seguente, il 28, mi ricordo di averla assicurata, 168 euro investiti l’anno prima in cambio di una promessa fatta da una commessa assai prosperosa, “così se te la fottono, te la ridiamo nuova”. Dal 28 giugno al 6 luglio chiamo Mediaworld, sono lontani, sono in Turchia, forse in mezzo alle bombe della jihad, le comunicazioni sono difficilissime. Il 7 luglio gli scrivo una mail. L’8 luglio mi rispondono spiegandomi grossomodo che minchia fare. Il 9 luglio metto a pregare le due donne già citate, appunto la Pina e la Vale. Il 10 luglio avviene il primo miracolo: trovo tra le mutande, nel primo cassetto della cassettiera marrone, lo scontrino. Mi sento rinato. Marco lo scannerizza e lo inviamo in Anatolia tramite il suo pc. Brindiamo. In serata decido di fare una pausa dalla cosa rimettendomi a capofitto nel mio lavoro. Il 17 luglio entro nel sito della polizza e rischio lo svenimento, per liquidarmi hanno bisogno di un botto di fogli, il più importante è quello con la foto della scatola con il numero di telaio, serie di cifre che compaiono anche sulla bicicletta, che però mi hanno rubato. Dal 18 al 21 luglio piango ogni mattina, appena mi alzo, pure leggendo La Gazzetta dello Sport. Il 22 luglio vado alla Mediaworld di Curno a comperare una lavatrice modello Candy, la commessa che me la vende mi consiglia di assicurarla contro il furto, le racconto la mia storia, si commuove, ci abbracciamo forte, mi rincuora e all’apice del sentimento mi consiglia vivamente di farmi un giro alla Mediaworld di Lecco, dove ho comperato la bicicletta. Il 23 luglio mi reco così alla Mediaworld di Lecco, trovo un uomo buono, probabilmente di passaggio, che mi dà una serie di indizi per scoprire il numero di telaio. Arrivo al produttore, che sta a Casalecchio di Reno, ma risponde ai clienti solo il lunedì mattina dalle 9 alle 12. Piango di nuovo, ma non mollo. Il 24 luglio il secondo miracolo: chiamo Mediaworld, ma magicamente la telefonata non arriva in Turchia. Entro in contatto con gli uffici di Milano, il responsabile, che ha una voce bellissima e sono dell’idea che delle volte faccia anche il doppiatore per la Fox, mi dice “basta che vai dai carabinieri a fare un documento in cui dici che non sai il numero del telaio e ce lo spedisci, così ti mandiamo la bici nuova”. Corro dalle forze dell’ordine, sempre gentilissime, e mi fanno il foglio, Marco lo scannerizza e lo inviamo a Milano. L’intera redazione entra in una trepida attesa. Il 29 luglio una ragazza gentile mi chiama alle nove di mattina chiedendomi se va bene anche una Yellow grigia. Le rispondo che non c’è problema. Mi ringrazia. La ringrazio. Ci ringraziamo. Poi, a una certa, la smetto coi ringraziamenti perché devo andare a lavorare. Lei mi capisce e non ci rimane male. Il 3 agosto mi arriva la bici, me la porta un giovane sudamericano muscoloso e gentilissimo. Mi chiama “capo”, lo chiamo “bel ragazzo” e c’è del feeling tutto intorno. Telefono a Sergio, il nostro agente pubblicitario, famoso meccanico, arriva in un battibaleno e me la monta. Il 4 agosto, oggi, con la batteria carica vengo a lavorare in bicicletta, Simone mi vede, si nasconde da occhi indiscreti perché la cosa lo commuove regalandogli un surpluss di speranza e mi fa la foto per gli astanti. Io ringrazio il Signore Iddio, famoso ciclista, e mi apro una Tennenstina.
Matteo Bonfanti