Alla fine gli atalantini in lacrime sono stati consolati da tutti i bergamaschi, come avessero realizzato l’impresa. Non è stato così. Mestamente sono andati a prendersi la medaglia d’argento, quella di consolazione che fa male come fosse una pena indicibile. E’ la legge del calcio che spesso ferisce ma, a parte l’arbitro Banti, la Lazio è stata più furba e cinica. Si diventa grandi anche passando dalle sconfitte. Non si può certo gridare Roma ladrona come spesso si sono sgolati molti nostri compatrioti, eppure la sensazione di un furtarello c’è. Quel fallo di mano di Bastos e anche il palo di De Roon…. Ma noi continueremo a sognare. Certamente. La giornata, del resto, ha avuto un’alba infausta. Fredda, ventosa e poi scrosci su scrosci. Viene da dire: piove, governo ladro. Conta ancor di più oggi a Roma dove si sono aperte le cateratte del cielo, giù acqua dal mattino presto. Ma che freddo, infatti è proprio vero che le stagioni non sono più come quelle di una volta. Eppure i bergamaschi hanno sfidato le intemperie, un lungo e faticoso viaggio, intirizziti e bagnati mentre varcavano i tornelli della tribuna Monte Mario. Così anche il “governo del cambiamento” ha dovuto subire improperi e contumelie, nemmeno i “terrapiattisti” sono riusciti ad aiutare gli attuali governanti, Giove pluvio non guarda in faccia a nessuno. Che sia un segnale ammonitore? Qui non “piove sulle tamerici salmastre e arse”. Qui fa freddo e per i cittadini di Roma è un’altra iattura, ne subiscono già tante. Noi bergamaschi a questo clima siamo abituati anche se siamo al 15 maggio, del resto per la città eterna i turisti nordici giravano in maglietta e calzoncini e probabilmente sarebbero venuti i brividi anche ai nostri bravi alpini. Sia ammessa qualche riga retorica: qui si fa la storia. Una finale di Coppa Italia non capita tutti gli anni e bisogna approfittare dell’occasione. Per quasi tutti noi bergamaschi è la prima volta ma anche per i nostri beniamini in maglia nerazzurra e per il maestro del gioco del calcio che li sta portando nei libri di storia. Per Bergamo, sarà nei libri di storia, tout court. Non cambia il risultato finale. Il 15 maggio resterà una data, certamente fatidica ma, comunque sia, da ricordare per sempre. Non finisce qui.
Giacomo Mayer

FOTO MORO