Non mi frega di quanto abbia pippato, se si sia ammazzato ogni volta di alcolici, se sia andato un sacco a puttane. Non m’importa sapere se abbia tradito sua moglie o se abbia evaso le tasse. Sono grande, conosco persone eccezionali che hanno fatto una o due o tre o quattro o tutte queste cose. Ogni vita ha le sue miserie, tanto fa pure dove ti trovi in un preciso momento, in quali casini, mente chi parla ogni volta da assolto. E poi non è quello che mi muove quando penso che non c’è più.

Io sono nel lutto per quello che Diego è stato per me da bambino, che ero piccolo piccolo, gracilino, un soldo di cacio, ma con un sacco di passione per il football, giocato per interi pomeriggi in via Boccaccio, la mia strada. Una domenica ho visto Maradona a San Siro, il Milan dei giganti olandesi contro di lui, e mi sono detto anch’io: d’ora in avanti seguirò ogni mio sogno irrealizzabile e ce la farò.

Questo è stato Maradona, il più piccolo, il più sfigato, il meno atletico, il meno allenato, l’esatto contrario dello sportivo per come ce l’avevano raccontato, eppure sempre e per sempre il migliore di tutti. Per questo il Pibe è il pallone, la sola disciplina dove più di tutto contano l’anima e il cuore, il cuore e l’anima. Nel basket e nel volley l’altezza, nel tennis la forza, nel ciclismo la resistenza. In tanti altri sport i soldi sul conto corrente dei propri genitori.

Nel calcio il coraggio, l’altruismo e la fantasia. L’ha cantato Francesco, ce l’ha insegnato Diego e dopo di lui il pallone è diventato lo sport più amato al mondo. Perché lo possono fare tutti, chi è povero come chi è ricco, chi è alto come chi è basso, chi è magro come un chiodo come chi ha un po’ di pancetta, chi è giovane e chi è vecchio. Alla pari, ma ognuno in un modo diverso.  

E adesso menate il torrone, diteci per la centesima volta che era un tossico di merda, per me Maradona è stato l’unica rivoluzione che ho visto in vita mia, il solo che mi ha spiegato che non importa dove e come nasci, con quanti soldi, con quale fisico. La sola cosa è con quali sogni addosso. Lui quello di alzare la Coppa del Mondo. E l’ha realizzato. 

Matteo Bonfanti