Mio padre, ex maestro elementare comunista, umanista e progressista, mi legge e mi rimprovera sempre per quello che scrivo. Mi dice: “Saresti anche decente, ma ti fermi sempre lì, non dici mai quale sarebbe la soluzione al problema che racconti”. Gli rispondo che non sono né Paolo Crepet, ma manco Goldrake, solo un misero e miserrimo giornalista, neppure dei più bravi che ci sono a Bergamo, uno che dalla prima liceo fa un sacco di fatica a capire la musica che gli gira intorno, figurarsi inventarne di sana pianta il ritornello. Mi verrebbe sgangherato, così mi limito a guardare il mondo, che è la cosa che so fare. Ma mio babbo è mio babbo e questa mattina mi sono alzato con addosso la sindrome di Peter Pan, quindi la tento, come da piccino ne seguo l’insegnamento: vi descrivo il dramma che sento dentro e pure le due ideuzze che oggi alle undici la mia testolina bacata ha pensato per metterci una pezza, ovviamente non da solo, lavorando in equipe, chiedendo aiuto a una grande esperta del settore, forse la più famosa in Italia, l’amministratrice delegata del nostro giornale, al secolo Monica Pagani. 
Via con quello che mi cruccia da una settimana: ho un cane, si chiama Savier, non è il mio migliore amico, che è Marco Neri, ma un semplice parente. Frequento la bestiolina in questione da un anno e mezzo e tra noi non è mai scattata la fatidica scintilla, non c’è quell’amore che strappa i capelli, ma un timido volersi bene, una sorta di stima reciproca. Porto a spasso il bastardo un paio d’ore al giorno, lui adora buttarsi nelle pozze che ci sono nei prati sopra il campo di Monterosso, io ne approvo il comportamento punk e lo ringrazio di tenermi in forma, che passati i quarant’anni diventare un ciccione è un attimo, basta stare sul divano una settimana. A Savi parlo un sacco, soprattutto in questo periodo, un momento che per lui è molto difficile a causa dell’esercito di cagne in calore in giro per Bergamo e dintorni. Arriva al parco o in ciclabile e c’è sempre una femmina, solitamente di razza, a fargli gli occhi dolci, pronta a fargliela usmare, limonano, lui s’invasa, si eccita, tenta di montarsela, lei ci sta, la padrona s’incazza con me, gli dà un calcio, il cane resiste, lei lo stacca a forza e, inviperita, porta via l’oggetto del desiderio. A quel punto Savi piange, in quel modo che ti apre il cuore, scainando, nella sfiga e senza neppure un youporndog per farlo consolare davanti a un computer. 
Col fatto che Monica, la già citata ad del Bg & Sport, è un pezzo grosso del volontariato canino, qui in redazione parliamo un sacco dei problemi dei cani, le crocchette di qualità che gli fanno bene, i crackers che gli fanno male, la montagna il sabato, la pisciatina da fargli fare almeno cinque volte al giorno. Mai fino ad ora ci siamo imbattuti in cosa renda la vita dei cani una vita da cani, appunto il sesso negato. Immaginate capitasse a voi, siete in un prato con la vostra bella, nuda, calda, la passera al vento, vestita appena di una catenina d’oro, inizia a baciarvi, si mette sopra di voi, state iniziando a fare l’amore ed ecco che da dietro l’angolo spunta suo papà, che parte di corsa, le mette una corda al collo, vi sgrida incazzato nero perché si sta accoppiando con un uomo meticcio e la riporta immediatamente a casa, lasciandovi lì soli, induriti, increduli e disperati. La sola parola che mi viene è crudeltà. E c’è pure del razzismo, perché se i bastardi manco possono avvicinarsi alle fighette, i cani di razza scopano che è un piacere, a volte li obbligano pure, ore e ore di sesso al giorno, neppure fossero Rocco, e, finito, vengono pure ringraziati perché la cucciolata varrà oro. Non è giusto, occorre fare qualcosa. 
Ho cercato di spiegare il coito interrotto a Savi mentre tentava di montarmi la gamba destra, ma non l’ha capito fino in fondo, l’ho fermato sul più bello, si è ammutolito, indispettito, la lingua di fuori, insomma non voleva saperne. Ho pensato ai preservativi, quelli per quelli che ce l’hanno piccolo, sono andato in farmacia, ma non è cosa, Savier ha tentato di papparselo. Poi, d’improvviso, l’idea, un bordello per cani con cagne a cui diamo la pillola ogni mattina nei bocconcini. A Monica il compito di organizzare la cosa, anche parlando coi pezzi grossi del governo, Matteo e Luigi, che credo abbiano entrambi una bestiolina e, tra una legge e l’altra, pure del tempo libero da dedicargli.

Matteo Bonfanti