Se il ciclismo è considerato uno sport “del popolo”, se il ciclismo è considerato uno sport genuino, se il ciclismo è uno sport che si fonda sulle relazioni umane e sulla capacità di tramandare storie e farle rivivere sempre come fossero accadute il giorno prima è merito delle stesse persone che animano questo mondo. Corridori, direttori sportivi, massaggiatori, amici, parenti. E poi, i tifosi.

Che il ciclismo sia tutte quelle cose lo si capisce da una cosa, semplice, eloquente, lampante: che si vada ad una corsa di professionisti oppure ad una corsa di esordienti (di bambini) il clima è lo stesso. Certo, cambia la mole di pubblico. Certo, le poste in palio sono più alte. Ma quello che davvero conta, è uguale al Giro d’Italia come al giro del quartiere: due ruote, una strada, tanta passione. La prova l’abbiamo avuta ai Campionati italiani per professionisti che si sono tenuti sabato a Darfo Boario Terme (Bs). A vincere è stato Elia Viviani, che allo sprint ha battuto Giovanni Visconti e Domenico Pozzovivo. Ma quel giorno, a vincere è stato un pubblico speciale che è stato capace di rubare la scena, attirando anche l’attenzione dei giornalisti quelli importanti, che scrivono per testate importanti e che spesso non hanno spazio (e forse nemmeno tanta voglia…) di conoscere i contorni del ciclismo, i suoi colori e i suoi confini. Quel pubblico speciale è stato il Fun Club di Sonny Colbrelli, corridore della Bahrein Merida, che correva in casa e partiva con i favori del pronostico. I suoi tifosi, capitanati da mamma Fiore e papà Federico, hanno allestito un tendone poco distante dall’arrivo con una tavola per 60, 70 forse 80, tante insomma, persone. Lo zoccolo duro è rappresentato da parenti, zii e fratelli, poi gli amici di una vita, quindi qualunque persona passasse di lì, nota o meno. Una griglia per la carne e del buon formaggio è uno dei motivi d’attrazione, ma a portare lì la gente è stato soprattutto l’umore alto e l’ospitalità di quella gente. Genuina come il ciclismo, vera come la strada, amica come la bicicletta. E così la corsa si è spostata lì.

Mentre i corridori pedalano sotto un sole cocente, in tavola arrivano antipasti di ogni genere come quei falsopiani di inizio tappa che portano verso le salite, quelle dure. Per affrontare il caldo si parte con parecchia acqua perché all’inizio si è tutti più scrupolosi. Poi però in salita ci si arriva davvero e allora si parte con i formaggi alla piastra, del posto. Succulenti, grassi, golosi. Per sfidare le prime rampe, arriva il vino. Tanto. Rosso, rigorosamente rosso. Nel frattempo, in gara, il gruppo si fraziona e cinque attaccanti vanno in fuga. C’è un big come De Marchi, ma lasciare il tavolo per la gara è difficile. Si inizia a fare sul serio con la prima portata di griglia: braciola e salsiccia. Qualcuno scatta e chiede il bis, qualcuno sale regolare e gusta i bocconcini poco alla volta. Un bicchiere (anzi due) di Montepulciano d’Abruzzo dovrebbe funzionare come una spinta dei tifosi quando in salita non ce la si fa più. Un sorso d’acqua rappresenta la discesa, mentre la gara tenta di entrare nel vivo con gli uomini di Nibali e Colbrelli che inseguono la fuga. Ma a tavola si torna a salire: pancetta, ancora salsiccia ripiena di ogni ben di Dio, ancora braciola e contorni vari. Qualcuno chiede il tris e si invola verso la vittoria, qualcuno molla e lascia il piatto mezzo pieno offrendo a qualche gregario gli avanzi. Nel frattempo, ci si lecca le dita.

Quando si tenta di mollare, il Fragola (uno dei tifosi più agguerriti) si avvicina tantissimo, ti incita a mangiare, ti offre del vino (e poi ancora vino), ti imbocca quasi per farti andare avanti. Non lo si può deludere e si torna a pedal… pardon: a masticare. Un sorso di Coca-Cola funge da digestivo.

Discesa. In corsa i big iniziano a scattare, i cinque davanti reggono, i muri previsti dal percorso si fanno sentire. E si fanno sentire anche i “muri” che arrivano a tavola. Prima, per sciacquare la bocca, dell’ottima frutta fresca (anguria e pesche) che invita a buttare giù il rapporto e a rilanciare l’azione, ma subito dopo i dolci respingono come un passo dolomitico. Tre tipi di torte, una dietro l’altra. I picchi glicemici raggiungono quote da Giau o da Pordoi. E più mangi e apprezzi, più i tifosi (col Fragola in testa, manco a dirlo) ti spingono ad andare più forte. In strada è corsa vera: Nibali punzecchia, Moscon lo marca, Visconti e Pozzovivo vanno in fuga, i primi 5 vengono ripresi, guida un drappello di circa venti corridori. 40 gradi, qualche soffio d’aria. Sulla griglia, il sudore si fonde con i condimenti, ma tant’è. La gara a tavola non è finita. Arrivano i gregari: il Fun Club di Zardini, il fratello di Sonny, lo zio di Sonny, l’amico di Sonny, l’amico del padre di Sonny, l’amico di un’amica della madre di Sonny. Non ci si sta più. Scappa da ridere, ma non si può perché si scoppia. Qualcuno allenta le cinture. Le energie sono al lumicino.

L’arrivo è in salita: tris di grappe, forti, fatte in casa, minimo 51° “perché se no non è grappa”, dicono. Praticamente come scalare Mortirolo, Gavia e Stelvio in sequenza. Mamma Fiore incita a mangiare e invita gente: un panino con la salamella, un pezzo di formaggio, un bicchiere di vino, un po’ di compagnia insomma. Papà Federico è ovunque e si imbarazza quando La Gazzetta dello Sport lo intervista. Bando alle ciance, è il momento delle grappe. Qualcuno si ritira e non beve, addio maglia tricolore. Qualcuno prova lo scatto bevendo alla goccia il primo bicchiere, ma si pianta subito. Canto del cigno. I regolaristi sono quelli che arrivano in fondo: un bicchiere di una, uno di un’altra e un altro di un’altra ancora. Secondo giro con un bicchiere di una e uno di un’altra. Scatto decisivo col terzo bicchiere, della grappa preferita. Ci riesce uno solo, vince questa gara così bella e particolare e vince soprattutto una bottiglia di quella grappa così buona. Il Fragola rassicura tutti dicendo che la grappa col caldo fa bene. Simpaticone. Sono tutti sfiniti, ma bisogna alzarsi e andare a vedere cosa combinano quelli là in strada. Viviani ha più… grappa di tutti nelle gambe e stravince. Ma a vincere sono stati gli amici di Colbrelli perché se andate ad una corsa di esordienti il clima è proprio questo.  

Federico Biffignandi