La foto è una cartolina sbiadita, ma il ricordo rimarrà nitidissimo in eterno nel cervello e nel cuore. Aveva compiuto 68 anni lo scorso 4 marzo, ma era malato da tempo e una forza più grande di tutti noi se l’è portato via alla Fondazione Caccia Del Negro di Gandino. Oliviero Garlini, l’eroe di Coppa delle Coppe segnando al Merthyr Tydfil, all’OFI Creta e al Malines in semifinale di ritorno il 20 aprile 1988 prima della rimonta ospite, non è più. Lascia la moglie Maura e due figli, Davide e Tommaso.
Bergamasco di Stezzano, fu nerazzurro relativamente per poco tempo senza crescerci. Formato nelle giovanili della Stezzanese, giocò con Como, Empoli, Nocerina, Fano, Cesena, Lazio, Inter, Atalanta, Ancona, Ascoli, Ravenna e Corbetta ritirandosi nel 1992. All’Atalanta giocò nella stagione 1987-1988 con la squadra di Emiliano Mondonico che pur in serie B, in virtù della finale di Coppa Italia persa col Napoli scudettato di Bianchi e Maradona, partecipò alla Coppa delle Coppe giungendo fino alle semifinali col Malines. Proprio un suo rigore, il 20 aprile 1988, aveva fatto sperare nella finale contro l’Ajax prima dei due gol dei belgi. In nerazzurro rimase fino alle prime partite dell’annata successiva segnando 27 gol in 55 partite.
“Il Presidente Antonio Percassi, il co-Chairman Stephen Pagliuca e tutta la famiglia nerazzurra sono vicini alla moglie e ai figli ai quali sono rivolte le più sincere e commosse condoglianze”, si legge nella nota ufficiale di cordoglio sul sito atalantino. La famiglia ha voluto sottolineare in una nota la “la grande professionalità, umanità e amore con cui si sono presi cura del nostro Oliviero e della nostra famiglia in questo momento. Auguriamo a tutti in caso di bisogno di trovare una struttura così”. Negli ultimi giorni si erano rincorse voci sulla sua fine, dopo l’estrema unzione impartita da don Giovanni Mongodi, vicario dell’Unità Pastorale di Gandino. Le notti magiche e tutto il calcio bergamasco, dove fu allenatore e dirigente tra le giovanili del Dalmine, il Longuelo e la prima squadra dell’Azzano Fiorente Grassobbio, ultimo suo incarico ufficiale, piangono la scomparsa di un grande professionista e di un amico sincero.