Inter – Atalanta 2-2 (1-2)
INTER (3-5-2): Handanovic (cap.) 5,5; Skriniar 5,5, de Vrij 5,5, Bastoni 6,5 (13′ st Dimarco 7); Darmian 6 (13′ st Dumfries 6,5), Barella 7 (45′ st Satriano sv), Brozovic 6, Calhanoglu 5,5 (13′ st Vecino 6,5), Perisic 6; Dzeko 7, Lautaro Martinez 6,5 (36′ st Alexis Sanchez sv). A disp.: 21 Cordaz, 97 Radu, 13 Ranocchia, 11 Kolarov, 33 D’Ambrosio, 5 Gagliardini, 38 Sangalli. All.: Simone Inzaghi 6,5.
ATALANTA (3-4-2-1): Musso; Toloi (cap.), Demiral, Palomino (25′ st Maehle); Zappacosta (32′ st Pasalic), Freuler, De Roon, Gosens; Pessina (18′ st Djimsiti), Malinovskyi (17′ st Ilicic ); Zapata (18′ st Piccoli). A disp.: 31 Rossi, 57 Sportiello, 19 Djimsiti, 66 Lovato, 13 Pezzella, 7 Koopmeiners, 59 Miranchuk. All.: Gian Piero Gasperini.
Arbitro: Maresca di Napoli 6,5 (Colarossi di Roma 2, Prenna di Molfetta; IV Abisso di Palermo. V.A.R. Aureliano di Bologna, A.V.A.R. Ranghetti di Chiari).
RETI: 5′ pt Lautaro (I), 31′ pt Malinovskyi (A), 38′ pt Toloi (A), 26′ st Dzeko (I).
Note: Dimarco sbaglia un rigore (traversa) al 41′ st. Mezza sera serena, terreno in ottime condizioni. Spettatori 36 mila circa. Ammoniti Malinovskyi, Bastoni, Palomino, Calhanoglu, Zappacosta, Barella per gioco scorretto, Zapata, S. Inzaghi (31′ st) e Toloi per comportamento non regolamentare. Tiri totali 19-21, nello specchio 6-6, respinti/deviati 2-4, parati 4-4, legni 1-1. Var: 4. Corner 4-11, recupero 0′ e 6′.

Milano – La sbarra orizzontale che dice di no all’Inter sulla possibile controrimonta da bottino pieno e Handanovic che non trattiene la zampata di Piccoli, matchball a mani piegate (sarebbe stato il secondo dopo Torino) annullato perché la sfera era uscita sul rinvio del portiere nemico (inutile il recupero Freuler-Ilicic come l’assist di Toloi). Il paio di follie finali di una supersfida pazza furiosa che si sarebbe potuta vincere prima della virata al quartetto d’archi, vedi legno del migliore dell’Atalanta del possibile 3-1 che avrebbe imbustato la pratica. Inimmaginabile, dopo il colpo battuto da Lautaro, l’insaccata a incrociare per la primizia dell’uomo tra le linee di nome Ruslan e quella del sorpasso delle illusioni del bomber improvvisato Rafa Toloi. Curiosa, per quanto non inedita, la scelta conservativa di Gasperini che per la qualità espressa avrebbe meritato l’aggancio a quota 13 ai campioni d’Italia.
Nemmeno il tempo di assorbire il rischio del piattone di controbalzo chiuso malaccio da Dzeko, autore dell’apertura per Darmian spondata davanti all’area piccola dal compagno di reparto, e quest’ultimo gira al volo sotto l’incrocio il successivo ammollo di Barella, solo in teoria guardato a vista da De Roon. La reazione c’è, seppur molliccia, vedi destro strozzato da fuori di Malinovskyi (8′, saltato il regista altrui in asse col partner di linea) che poi spreca in bocca ad Handanovic la punizione (13′) conquistata da Pessina (trattenuta dell’ex Bastoni) sulla trequarti destra. Un ulteriore segnale di risveglio è il borseggio del monzese, dato quasi per spacciato alla vigilia per la contusione passeggera al piede, a Brozovic, ma la palla del discesista Zappacosta è l’innesco di una mera serie di corner dell’ucraino (De Vrij gli sporca il tiro rientrando dal vertice destro) da cui spunta la fronte di Gosens (17′) senza mira.
Il primo vero acuto è la combinazione da destra fra i tre dalla cintola in su, sfociata nello scarico del centravanti per il tulipano, colpevole di allargare il destro di un amen poco oltre metà frazione. Pareggio vicinissimo una volta di più (26′) quando il tedesco in tuffo serve il brianzolo girandogli l’angolo a rientrare dello specialista e Brozovic si immola a corpo morto salvando un gol fatto. Archiviata la torsione senza equilibrio di Duvan in capo a un minutino e mezzo al culmine del lavoro volante tra Malina e lo spondista (di piede) ciociaro, sale la sensazione che l’1-1 sia caldo e il tuttosinistro di Zytomyr lo inquadra a mezz’altezza dai 18 metri, sfruttando il flipper tra Duvan e il perno olandese altrui sull’allungo da dietro di Palomino. Scollinata la mezzora la fiducia dei bergamaschi è in crescita esponenziale e, per fortuna, De Vrij la spizza appena sul cross a rientrare dell’assistman del rompighiaccio (36′). Ed ecco il sorpasso, perché il baluardo sloveno respinge corto la botta del pareggiatore sul la dell’iperattivo quanto essenziale numero 32 e il capitano usa il piede debole per scaraventare il 2-1 sotto il sette.
Si tornerebbe nel tunnel col doppio vantaggio se solo Robin non ciccasse la girata con l’estremità sbagliata a un amen dalla pausa, tagliando comunque benone sull’invito del migliore in campo dopo una bella manovra corale appoggiata dalla catena di destra. Comincia la ripresa e il terzo pare vicino proprio al giro di lancetta contestuale: Handa cala la saracinesca sull’estirada del 18 in asse con il cavallo di ritorno del Liri, quindi il difensore tucumano incorna a lato sul settimo tiro dalla bandierina. Di là il turco la spara alta ricevendo da Barella, poi il caso da moviola con l’intercetto di braccio di Skriniar (non in area) sul crossetto di Ruslan, la cui punizione coglie il palo pieno dopo un rimbalzo (6′) prima del muro di Bastoni a Zapata. Occhio al ritorno di fiamma interista. Si ridesta l’autore dell’1-0 che vince i rimpalli con Toloi e Demiral sbattendo contro Palomino, il bosniaco prende l’ascensore chiamatogli da fine campo, da fermo, dalla new entry Dimarco (13′) e Musso fa il balzo da gatto per levare dall’incrocio la craniata di Vecino, imbeccato da Barella virato a centrosinistra.
Fifa blu e brividi lungo la schiena al 17′, perché il velo di tacco del tulipano manda fuori tempo il portiere argentino con Martinez a sprecare incredibilmente il tap-in da zero passi. Il triplice cambio del Gasp risistema l’assetto, se non il modulo, per la presenza di quattro difensori puri con Djimsiti nominalmente pendolino e Toloi che cambia lato. José si rompe, brutta roba (coscia), rimpiazzato da Maehle, ma nell’occasione il 10 locale sul filtrante del 9 va dritto per dritto, disturbato dalla scivolata (23′) del prestito juventino. Ci si abbassa all’accesso e lo sfondamento del cagliaritano coglie l’ex Verona in grado di impensierire l’albiceleste coi guantoni: deviazione col piedone, il colosso dei Balcani appoggia il 2-2 prima di allargare di fronte piena sul vassoietto morbido del mancino milanese. Si va verso il gong. Azione da sinistra, Piccoli smazza per il danese che sferra il diagonale a lato; Dumfries dal fondo e pericolosa carambola tra estremo difensore e Gosens (31′). Strappettino al 37′, con Pasalic in corridoio per corsetta e destro di Ilicic deviato in punta di falangi oltre la traversa. Un minutino e Dzeko sale sulla scodellata del laterale oranje: Merih ci mette il braccio, rigore, ma lo specialista non la tiene bassa a sufficienza. Edin, 35 anni e vincitore del confronto tra bocche da fuoco, gira fuori di tempia in pieno recupero e il taccuino si può richiudere. Del resto, leggi quarto intervento della tecnologia a bordocampo,  s’è detto in premessa: da rileggere tutto d’un fiato pizzicandosi le guance per riuscire a crederci.
Simone Fornoni