Venezia – Atalanta 1-3 (0-1)
VENEZIA (4-3-2-1): Mäenpää 5,5; Mateju 5,5, Svoboda 5, Ceccaroni (cap.) 5,5, Ullmann 6; Cuisance 6 (30′ st Peretz sv), Ampadu 6,5, Busio 5,5 (15′ st Cernigoj 6,5); Aramu 6 (36′ st Bah sv), Okereke 6,5 (16′ st Johnsen 5,5); Henry 5,5 (30′ st Nsame 6). A disp.: 34 Bertinato, 41 Lazar, 31 Caldara, 8 Tessmann, 16 Fiordilino, 11 Sigurdsson, 20 Nani. All.: Paolo Zanetti 5,5.
ATALANTA (3-4-1-2): Musso; Scalvini (19′ st Demiral), Palomino, Djimsiti; Hateboer, De Roon, Freuler (cap., 19′ st Koopmeiners), Zappacosta; Pasalic (31′ st Pessina); Zapata (31′ st Boga), Muriel (42′ st Cisse). A disp.: 53 Sassi, 57 Sportiello, 46 Cittadini, 44 Oliveri, 20 Mihaila, 59 Miranchuk. All.: Gian Piero Gasperini.
Arbitro: Fourneau di Roma-1 5,5 (Longo di Paola, Bercigli di Firenze; IV Marchetti di Ostia Lido; V.A.R. Di Paolo di Avezzano, A.V.A.R. De Meo di Foggia).
RETI: 44′ pt Pasalic (A), 2′ st Zapata (A), 18′ st Muriel (A), 35′ st Cernigoj (V)
Note: pomeriggio soleggiato, spettatori 6.132 (1.001 ospiti) per un incasso di 134.293,97 euro. Ammoniti Scalvini e Djimsiti per gioco scorretto, Zapata e Gasperini (all., 42′ st) per proteste. Tiri totali 9-20, nello specchio 3-5, respinti/deviati 3-5, parati 2-1, legni 1-4. Var: 2. Corner 0-7, recupero 2′ e 4′.

Venezia – Riabbracciare una competizione Uefa per l’Atalanta sarà come scalare l’Everest, ma vuoi mettere la gioia del bottino pieno ritrovato dopo quello di corto muso (e tre scivoloni) il 20 marzo a Bologna, anche se riuscire a far segnare pure il Venezia all’ottava sconfitta consecutiva è l’ultimo di tanti segnali non incoraggianti? Ininfluente perché concessione tardiva, tutto sommato. Perché lo score era già in ghiaccio: il decimo sigillo in campionato di Pasalic la mette in discesa a un tris dall’intervallo, Duvan (decina anche per lui) raddoppia, Muriel triplica usando la testa a dispetto dei piedi qua e là un po’ fallati. Resta ovviamente da giocarsi il tutto per tutto nelle cinque tappe che rimangono: mercoledì (20.15) ospitando il Torino nel recupero della prima di ritorno e lunedì 2 maggio la Salernitana nel posticipo (20.45), quindi a La Spezia (domenica 8, 12.30), dal Milan (15, ore 18) e infine ancora a Bergamo contro l’Empoli.
In attesa dello sblocco anche psicologico grazie all’appoggino sinistro da un passo del croato punendo l’auto-traversa di Ampadu sullo slalom del futuro autore del 3-0 imbeccato da Freuler, la cronaca racconta di un assalto a Fort Sant’Elena frammisto a rarefatti ma sostanziali rischi di farsi prendere d’infilata. Djimsiti sbuca subito da angolo svettando fin troppo ripetendosi nella mira mancata in diagonale (4′) nonostante la precisa imbucata in duetto col numero 9, ma a metà del guado e in seguito riecco gli scricchiolii, con Scalvini a recuperare in tackle da dietro su Okereke sbarrandogli la via della porta e il Var a correggere la stortura del tuffo a volo d’angelo del possibile vantaggio di Henry in scia all’aperturona di Aramu dopo il borseggio di Ceccaroni al distratto Zapata. Al 12′, 1-0 sfiorato in mischia, quando il Ronaldito – invertitosi di posizione col connazionale – scodella la punizione autoprocurata per il rimpallo Svoboda-Scalvini-Palomino: il palo ferma l’argentino, il palazzolese schiaccia la girata mancina. Non c’è tregua per i lagunari, costretti nella loro trequarti difensiva. Riapre il fuoco di fila Lucho, che non azzecca il 13 tagliando sul suggerimento del partner di linea, quindi è il turno di Pasalic (16′), stoppato in scivolata da Ampadu a spezzare la catena di destra avviata da Hateboer. Un giro di lancetta più tardi il baby difensore, ricevuto l’appoggio del Toro di Cali, tornato a puntare il vertice destro, telefona dal limite col piede debole la prima conclusione bergamasca nello specchio. La seconda non arriva solo per l’incredibile deviazione di lombi di Ceccaroni che scheggia la traversa sulla botta di Hateboer, liberato al 22′ davanti all’area piccola dallo scavetto di Freuler, col bomber dai muscoli di seta ad alzare di poco di fronte sull’angolo susseguente.
Dal settantasette per cento di possesso contro, spunta il nigeriano pescando da lungi il suo centravanti per il sinistro masticato dal mancato assistman sul gol annullato (27′), mentre è il tucumano a stracciare la fotocopia scollinata la mezzora senza il francesone di mezzo. A vantaggio consumato a tiro di molte pause e di ritmi balnearizzati dalla stanchezza da forcing, al rientro dal tunnel il 91 torna a esultare in campionato, dove non la schiaffava dentro dal 27 novembre da match winner sul campo della Juve, deviando appena la pallonessa dal fondo del compatriota, liberatosi del peggior difensore di casa nell’asse perfetto col metronomo svizzero. Occhio alla rabbiosa reazione dei quasi retrocessi arancioneroverdi, che combinano bene: Musso, al settimo, è costretto a chiudere la strada a Okereke, pescato da Cuisance a destra quando il rettangolo è pressoché al termine, facendosi aiutare dal capitano di turno sulla ribattuta dell’altro trequartista mobile di Zanetti. Poco prima, a onor del vero, solo il gran contrasto del prestito del Chelsea piazzato davanti alla difesa aveva evitato il 3-0 di Hateboer, proiettato al dunque dal firmatario del bis. La chiusura della pratica non c’è per via del quarto legno del prefestivo, a dire di no a Luisito che pure incrocia benone di mancino sul filtrante di SuperMario (13′). Il gioco a tre là davanti con Zappacosta a pennellarla dal lato corto per la facile incornata di chi gli ha regalato la sfera. Spazio alle amnesie, e tra 22′ e 23′ l’arquero è costretto agli straordinari sul piattone sinistro di Cernigoj liberato di tacco da Johnsen per poi assistere impotente all’ascensore di Henry chiamato da destra da Aramu: la parte interna della sbarra verticale in bianco non è d’accordo, il ginocchio di Demiral invece a momenti combinava il patatrac. Il gol della bandiera viene servito comunque allo sloveno, che batte il discusso ex Udinese a mezz’altezza sul lato che in teoria dovrebbe coprire, dall’altra new entry Nsame a retroguardia schierata.
S.F.