Sancita la separazione da determinati protagonisti della stagione ormai archiviata, il Paladina vara il nuovo corso con la prima operazione in entrata. C’è finalmente l’ufficialità per l’approdo alla direzione sportiva di Mauro Pelizzoli, che saluta Loreto dopo quattro stagioni senz’altro positive e scandite dalla costante crescita. Si alza dunque l’asticella per Pelizzoli, profilo giovane e motivato, da oggi atteso a un banco di prova che rimanda chiaramente all’ambizione insita nella compagine granata. La voglia di misurarsi con un nuovo tipo di sfida si mescola alla prudenza dettata dalla stretta attualità: così le prime parole da direttore sportivo del Paladina badano primariamente a smorzare i facili entusiasmi, accantonati, almeno per il momento, da una bella dose di buon senso.
Perché decidere di puntare su Paladina? E quali sono le tue prime impressioni sull’ambiente?
“Premetto che questo primo scorcio di calciomercato non è stato affatto facile per me. Ho vissuto il mio periodo di quarantena e ho passato davvero dei brutti momenti, trascorsi tra l’isolamento e l’angoscia per quanto stava succedendo a casa mia. Ora posso dire che è andato tutto bene, ma è stato un periodo durissimo, specialmente a livello mentale. Se proprio devo trovare un qualcosa di positivo in quello che ho attraversato, in quella fase, ci sono le chiamate degli addetti ai lavori e non nego di aver apprezzato determinate proposte arrivate anche da realtà di categorie superiori. Al dunque, ho scelto Paladina perché blasone e organizzazione sono dalla sua. E’ una società che non si scopre certo oggi e soprattutto ama fare calcio in un certo modo, fatto di meticolosità e attenzione ai dettagli. Il primo impatto è stato da subito incoraggiante e non vedo l’ora di mettermi all’opera. Una volta ufficializzata la guida tecnica, potremo delineare le nostre prospettive, con la consapevolezza di andare incontro a quello che sarà l’Anno Zero del calcio dilettantistico. Saremo tutti chiamati a un generale ridimensionamento, i proclami devono lasciare spazio a quello che il calcio provinciale rappresenta per tanti di noi, ossia gioia di ritrovarsi e di condividere una passione. Sono il primo a voler ricominciare, per ritrovare ciò che mi fa sentire meglio: il lavoro, certo, ma anche il calcio. Ringrazio tutto il Paladina, per la fiducia riposta nei miei confronti, e in particolare il Presidente, Egidio Capitanio; Giovanni Salvi e Luca Rottoli”.
Quattro anni trascorsi in una società, tanto più per un profilo giovane come il tuo, non sono pochi. Cosa ti porterai per sempre dietro di Loreto?
“Mi rimarrà un ricordo, fatto di gratitudine e gioie sportive, per le tante persone e i tanti ragazzi che ho avuto modo di seguire. Non tutto è stato semplice, di tanto in tanto affioravano determinate problematiche strutturali, ma al dunque credo ci sia un dato oggettivo da evidenziare: la squadra ha saputo fare sempre meglio, crescendo, imparando a conoscere i propri pregi e i propri limiti, e raggiungendo, con i playoff dell’anno scorso, il punto più alto della storia societaria. In qualche modo, spero di poter ricalcare anche a Paladina quello che è diventato il mio credo calcistico; un credo fatto di poche risorse, a fronte dell’attenzione riposta nei giovani e nel gruppo. In questo senso, mi porterò sempre dietro quello che è stato il Loreto, negli anni, vale a dire un grande gruppo. Affidandosi alle armi della compattezza e della voglia di mettersi alla prova, si può andare ben oltre quelle che sono le logiche del budget. E per la stagione che verrà, sarà bene mettere da parte determinate supposizioni figlie di aspetti economici, perché la crisi ci sarà per tutti e tutte le società dovranno dar prova di tirar fuori il massimo, dal poco a disposizione”.
C’è una persona, in particolare, che rimarrà indelebilmente legata al tuo ricordo di Loreto?
“Senza dubbio dico Fabrizio Pilenga, che ho imparato ad apprezzare come amico, oltre che come Presidente del Loreto. Con lui si è venuto a creare un legame speciale e, con lui, tutto il Loreto ha trovato l’input decisivo, verso il ruolo che ha imparato a ricoprire, in un contesto tirato e imprevedibile come la Prima categoria. Accanto al Pres, vorrei citare mister Ferraris, in compagnia del quale abbiamo trovato i playoff, nel momento più alto vissuto in questi quattro anni. Grazie al mister, abbiamo imparato a vincere, a giocarcela su tutti i campi, nonostante che i favori del pronostico gravitassero, più di una volta, altrove. La statura del Pres e la competenza di mister Ferraris si sono rivelate decisive, verso la creazione di un gruppo risultato spesso e volentieri il nostro valore aggiunto. Al resto ci hanno pensato i giocatori, a partire da quelli avuti a disposizione negli ultimi mesi. Non resta che il rammarico per non aver potuto giocare fino in fondo le nostre carte, a causa della sopravvenuta emergenza. Ora il mio presente si chiama Paladina e onestamente non vedo l’ora di cominciare. C’è tutto per fare bene e per credere in un progetto autorevole, proiettato negli anni”.
Nik-Gio.Vit