Sono passati quasi 40 anni, eppure sento ancora quel magico brusío nelle orecchie.
Stavo salendo la scala sul retro della Curva sud dello stadio Brumana di Bergamo.
La mia prima volta all’Atalanta.
Chiudo gli occhi.
Sento ancora vivo quel vociare continuo mentre salgo le scale.
Il cuore batte sempre più forte ad ogni gradino, non per la fatica, ma per quell’emozione tipica che si impossessa di te appena prima di intraprendere un viaggio.
Lo sento sempre più forte quel bisbiglio ovattato di migliaia di persone, che aumenta di volume quando sto per arrivare in cima alla scala della curva.
Sono mano nella mano di mio papà, e la stringo davvero forte.
Talmente forte che papà mi sussurra “sei emozionato”?
Io rispondo solo con un sorriso, perché il fiato manca per la troppa emozione colma di adrenalina.
Arrivo al pianerottolo in cima, mi giro, ancora pochi gradini mi aspettano.
Lì faccio mentre le orecchie sembrano stapparsi, immagazzinando suoni, voci e rumori indimenticabili.
E poi, all’improvviso, gli occhi si riempiono di immagini che non potranno mai essere strappate dalla mente.
Il campo verde che mi appare enorme, le bandiere nerazzurre, i tamburi, i cori, il cielo blu, qualche nuvola bianchissima, il profilo di città alta mai vista da lì, la gente festante di ogni età.
E quella mano di mio papà, che stringo ancora più forte, come a dire “grazie”.

Per quella prima volta, per i quasi 40 anni di stadio interrotti solo dalla pandemia, per mio papà Angelo che mi regalò l’inizio di un viaggio che non finirà mai:
CONQUISTIAMO QUELLO CHE MERITIAMO!

ENTRIAMO NELLA STORIA, TUTTI INSIEME!

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