Per una serie di incredibili circostanze questa mattina alle undici sono apparso a due residenti vestito in un modo alquanto singolare, ciabatte bianche ai piedi, di quelle di carta velina che danno negli hotel della Romagna, mutanda di lusso, cinese finto Gucci, che mi dà dei pizzicori alle palle quando la indosso oltre le settandue ore, quindi la giacchettina marrone alta moda, che qui in redazione mi hanno spiegato si chiama trench, leggermente aperta, ma non volutamente, solo perché di un paio di taglie inferiori rispetto alla mia recente stazza. Sotto il cappottino, la catena maranza regalatami da mio figlio Zeno in occasione dell’ultimo Santo Natale, quasi a far risaltare i miei pettorali un po’ flaccidi. Non ero un bel vedere, ero la perfetta rappresentazione del maniaco sessuale, grosso modo il serial killer visto in una decina di film degli anni novanta, quando il genere era molto in voga per il fatto che a Hollywood comandava Morgan Freeman. L’obiettivo era la mia maghina, la Pandona Aranciona a Metano, a un centinaio di metri, evito di spiegare il perché che sarebbe troppo lunga, e arrivo al succo della questione, ossia alle reazioni dei due uomini che mi hanno incrociato. Il primo, caucasico, abbastanza su d’età, non vecchio vecchio, in quei due o tre anni in cui da noi si è sempre a ridosso della pensione, che però spesso non arriva perché ogni sei mesi cambia la legge, se l’è data a gambe. Credo immaginando che nella tasca tenessi un coltello bello grosso, ha aumentato il passo fino ad arrivare a una leggera corsetta ed è scomparso al volo, magari rifugiandosi terrorizzato nei vicini uffici dell’Inps, ma di questo non ho alcuna certezza, è una mia ipotesi. Il secondo, un cinquantenne di origini africane, volontario addetto ai parcheggi blu del centro della mia città, Bergamo, mi si è avvicinato preoccupato, dicendomi “ma non hai caldo con quella giacca?”. Nei suoi occhi grandi l’evidente preoccupazione per il mio corpo accaldato, qualcosa che io, in un bagno di sudore, ho avvertito come una sorta di cura. Per sdebitarmi della sua attenzione gli ho comperato un accendino che teneva in una scatola marrone con altro materiale altamente infiammabile. Ed è finita lì, evitando di sgozzarlo nonostante fossi ormai entrato anima, cuore, mani e piedi nella parte del mio ultimo travestimento mattutino.
Matteo Bonfanti