“Grazie anche alla stampa che amplifica le nostre imprese portandoci in palmo di mano”. Le parole sono più o meno quelle, l’emozione sempre la stessa, quando si tratta di commentare l’indescrivibile. Forse dovremmo essere noi a dover ringraziare lui, Antonio Percassi, che insieme a quel mago della panchina che risponde al nome di Gian Piero Gasperini sta permettendo a tutti noi di seguire la Champions League in presa diretta. Magari offrendoci anche il destro per viaggi di piacere spacciati per trasferte di lavoro. Roba che soltanto qualche annetto fa ci avrebbero dato a tutti dei pazzi furiosi. Il pranzo natalizio offerto ai mass media al Roof Garden all’indomani del sorteggio, quale migliore occasione per fare il punto sull’Atalanta, la più alta espressione dello sport a Bergamo: “A Nyon lunedì 16 è stata una giornata pazzesca: ci siamo resi conto di quanto, da pivelli, stiamo stimati dal mondo della Champions League. Noi, lì in mezzo a tutti quegli squadroni, ancora in ballo agli ottavi, alla primissima partecipazione”. Il presidente glissa amabilmente sulla questionaccia del calciomercato di riparazione, con Gasp che a Zingonia in camera caritatis ne dice e ne chiede di ogni per interposti giornalisti, da Dani Olmo a chissà ancora chi, mentre in vista del Milan ci sono ancora il Papu Gomez e Josip Ilicic da recuperare. E Duvan Zapata costringe tutti ad aspettare in sala d’attesa che nemmeno il Godot di Beckett. Ma l’autocelebrazione, su all’ottavo piano, con Città Alta nelle pupille e le plusvalenze nel cuore o viceversa, ruba la scena ai singoli, agli eroi dei weekend del pallone: “Siamo apprezzati per ciò che siamo, per i risultati ma soprattutto per il gioco, il che ci fa ancora più piacere – spiega il Presidentone, il sorteggione ancora nella mente, il Valencia che aspetta -. Stiamo chiudendo un anno storico, inimmaginabile. Benissimo anche la Primavera, che ha vinto il campionato dopo tanti anni”. E pure la Supercoppa Italiana. Ed è agli ottavi da straprima in Youth League. Prestando sovente i vari Amad Traore, vedi impresa a Kharkiv con lo Shakhtar, Roberto Piccoli, Jacopo Da Riva e il neo esordiente a Bologna Ebrima Colley alla prima squadra.
Non c’è troppo tempo per concioni troppo elaborate, il pranzo causa ritardatari all’aperitivo è quasi sconfinato fino alla ripresa degli allenamenti a Zingonia. Dalla terrazza panoramica, tra foto e strette di mano, c’è spazio per gli elogi: “La squadra è forte fin dalla dirigenza e dai dipendenti, io sono quello che appare di più ma chi lavora è mio figlio Luca”. L’amministratore delegato, colui che mette mano al portafoglio di famiglia quando si tratta di puntellare l’organico. Argomento da ripigliare in altra sede, dal 2 gennaio. Intanto c’è un 2019 a cui brindare: “Devo dire grazie a squadra, dirigenti, tifosi e anche voi che scrivete di noi – aggiunge il Tone da Clusone -. A questo sogno e a questa annata incredibile, arrivata nemmeno a metà, stiamo partecipando tutti quanti. Anche Maurizio che ci ha offerto il press lunch e nemmeno lui poteva immaginarsi quanto in alto saremmo andati…”. Parola a Maurizio, alias Radici, consigliere e vicepresidente del Gruppo che da sponsor di maglia accompagna l’avventura più impensabile e impronosticabile della storia del calcio: “Mi dispiacerebbe risvegliarmi nell’anno nuovo senza ripetere gli exploit di questo, ci siamo proprio divertiti”. Vero, verissimo. Ora c’è il Milan, a San Siro e al Mestalla ci penseremo da febbraio. Il risotto al Branzi con riduzione di Braulio, il vitello con pomodorini confit, il dolce coi frutti di bosco e il panettone con crema chantilly possono accompagnare solo. Ma il buzzo, quello sì, lo riempiono fino alla prossima scorpacciata di coppe.

Simone Fornoni