Perché molti adulti trattano alcuni personaggi famosi come fossero “idoli”?
Mi sono rivolta più volte negli anni questa domanda. Da ragazzina “adoravo” Freddie Mercury, l’unico la cui voce meravigliosa riusciva a placare le mie ansie adolescenziali, l’uomo di cui ero quasi innamorata, il mio “idolo” appunto. Guai a chi solo avesse provato a criticarlo per qualsivoglia ragione.
Ebbene, con gli anni, pur continuando ad ammirarlo come artista, ho rivolto più attenzioni verso me stessa, ai miei progetti, al mio studio e alla mia formazione sociale e culturale. Durante questo lungo percorso ho tratto spunto da persone e personaggi che apprezzavo per singole caratteristiche, per lo più l’acume intellettuale e la capacità di esprimere pensieri e parole in modo chiaro, efficiente ed efficace. In alcuni casi ho pure tentato di imitarli un po’ cercando di andare oltre il mio vissuto quotidiano.
Però – di certo- crescendo, non ho più nutrito una passione così smodata, estremamente poco razionale, pericolosamente indirizzata a trasformare persone in miti e in qualche modo spesso tendente a spingere ad una forma di identificazione.
Il passaggio del resto è stato naturale: un cambiamento che ho riscontrato negli anni pure in molti amici miei.
Eppure, la sensazione è che molte persone adulte non abbiano realmente superato questa fase che mi piace definire giovanile e quindi bella solo in quanto tale.
Assistiamo, così, alla difesa a spada tratta dei politici di parte affine anche di fronte ad azioni per nulla degne di elogi, a pianti se una soubrette viene lasciata dal compagno, a forme di isteria collettiva verso importanti personaggi sportivi…
La sensazione è che, spesso, non ci sia equilibrio nella gestione di alcune emozioni e il dubbio sorge circa le motivazioni che stanno alla base di taluni comportamenti.
Il primo passo è la consapevolezza: comprendere di essere vittime di un meccanismo imperfetto che – per giunta – carica di eccessivo stress e responsabilità il personaggio idolatrato.
Il secondo passo è la presa di coscienza che – forse – la capacità di discernimento circa l’ordine di priorità della cose della vita potrebbe essere lievemente compromessa. Forse ci manca qualcosa, siamo insoddisfatti della nostra quotidianità, non abbiamo avuto la possibilità o non siamo stati capaci di crearci un vissuto soddisfacente, oppure è una forma di disimpegno che svela forti insicurezze… forse, invece, è solo un naturale e condivisibile desiderio di evadere un po’ dalla quotidianità. Insomma, la cosa importante resta sempre quella di interrogarci ogni tanto sul nostro comportamento per cercare di “migliorarci” giorno dopo giorno.
Ciò è importante perché – ricordiamolo sempre – resta il terzo passo da considerare, ossia che prima o poi tutti gli idoli sono destinati a morire o a “cadere” e, in quel momento, rischiamo di restare nudi in un mondo che non conosciamo affatto e che difficilmente saremo in grado di gestire.
Buon tutto a voi.
Vanessa Bonaiti