Il cuore della svolta nerazzurra parte dal nome di Raffaele Palladino, individuato da tempo come uno dei candidati ideali per aprire un nuovo ciclo. Luca Percassi, a L’Eco di Bergamo, ha ricordato come il tecnico fosse già stato fortemente valutato in estate: il club lo aveva inserito nel ballottaggio finale prima di optare per Ivan Juric, ritenendo allora opportuno procedere nella “continuità” tecnico-filosofica dopo i nove anni di Gasperini: “Esonerarlo è stato umanamente difficile, perché è un professionista molto serio e non se l’aspettava. Ma le prestazioni dell’ultimo mese, da Cremona al Sassuolo passando da Udine, ci hanno indotto a riflessioni”.

Palladino, scartato in estate, non ha mai chiuso la porta all’Atalanta. Anzi, secondo Percassi avrebbe “aspettato il club”, mostrando grande convinzione nel progetto sin dai primi colloqui. Il dialogo, racconta l’amministratore delegato, è stato immediato: “Siamo quasi coetanei e il confronto è stato semplice e diretto. La sua idea di calcio e la fiducia che ha nel nostro percorso hanno pesato moltissimo nella decisione”.

La scelta di Palladino rappresenta per la società l’avvio di una fase in cui innovazione e identità dovranno convivere. Percassi ha illustrato l’obiettivo di costruire una squadra che torni a esprimere l’atteggiamento e la mentalità riconoscibili dell’Atalanta, pur affrontando un momento di transizione complesso: “Dobbiamo tornare a lottare partita dopo partita, mantenendo i valori che ci hanno portati fin qui”.
All’orizzonte ci sono impegni impegnativi, tra cui Napoli e doppio confronto con l’Eintracht Francoforte, ma il club si aspetta una reazione immediata: “Voglio vedere un’Atalanta che non abbia paura di affrontare le sfide”, l’appello del CEO dalle colonne del quotidiano cittadino.

Tracciata la strada futura, Percassi entra nel merito della separazione da Juric, definita “una delle decisioni più difficili in 16 anni da dirigente”. L’amministratore delegato ha sottolineato come il croato fosse un professionista serio, ma la squadra, dopo le prime settimane, avesse mostrato segnali preoccupanti.
Dalla trasferta di Cremona, passando per Udine, fino alla gara con il Sassuolo, il rendimento è stato ritenuto insufficiente. La sfida casalinga contro i neroverdi, in particolare, ha rappresentato un punto di non ritorno: l’assenza di reazione davanti al pubblico di casa è stata interpretata come un campanello d’allarme impossibile da ignorare. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, insomma.

Il CEO ha voluto ribadire più volte un concetto chiaro: la squadra, secondo la dirigenza, non ha colpe. “La responsabilità non è dei giocatori, ma solo della società”, ha puntualizzato, spiegando come il cambio di allenatore sia avvenuto senza un confronto con la squadra dopo la gara col Sassuolo.
La società si è assunta interamente la decisione, consapevole di aver scelto Juric “in un momento di forte incertezza seguito all’addio improvviso di Gasperini, reso noto solo il martedì dopo la fine del campionato”. Ora questa fase si chiude, lasciando spazio al nuovo corso.

Percassi ha voluto anche soffermarsi sulla tifoseria, che ha manifestato “disappunto solo a gara finita, continuando comunque a sostenere la squadra fino all’ultimo minuto”: un atteggiamento che la società dice di apprezzare profondamente.
Il CEO ha sottolineato che il rapporto con i tifosi rimane fondamentale, soprattutto in una fase di cambiamento radicale: “Ci serve il supporto della nostra gente. Anche nei momenti difficili il pubblico è sempre stato vicino all’Atalanta”. Effe