Da Bergamo c’è chi pare intenzionato a rompere il monopolio di Coverciano, fronte scuola allenatori, per liberalizzare e rendere accessibile a tutti, senza discriminazioni per chi non ha fatto il calciatore professionista, la carriera al di là della riga di gesso. La querelle dei giorni scorsi tra Arrigo Sacchi e Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione Italiana Allenatori di Calcio, sulla formazione dei tecnici e sulle difficoltà di accesso – sottolineate dall’ex guru del Milan – ai corsi e alle vette della professione di chi non ha alle spalle una carriera da calciatore professionista sono l’oggetto di una lettera aperta del presidente dell’Allenatori Dilettanti Associati (ADA) Federico Perelli. Il neo mister della Calcinatese, pisano di nascita ma bergamasco come longevità in panchina dopo aver chiuso la carriera da centravanti nella Bassa, rimarca la necessità di aprire a più soggetti possibile, privati soprattutto, la possibilità di istituire Scuole di Formazione per garantire l’accesso alla professione allo scopo di migliorare la qualità dell’offerta e “consentire a chiunque, in egual misura, l’accesso ai corsi”.

LA LETTERA DELL’ADA DI PERELLI AL PRESIDENTE AIAC ULIVIERI E AL PRESIDENTE DEL SETTORE TECNICO FEDERALE ALBERTINI
Ogg: Lettera aperta al Dr. Demetrio Albertini Presidente del Settore Tecnico FIGC ed al Prof. Renzo Ulivieri
Presidente della Scuola Allenatori nonché dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio AIAC

Carissimi tutti,
in qualità di Presidente di ADA, Allenatori Dilettanti Associati, associazione che sta per compiere il suo primo anno di
vita, interprete di numerosi allenatori dilettanti, non posso che esprimere sdegno in merito alle dichiarazioni fornite ai media dal signor Renzo Ulivieri, Presidente di AIAC, che considero a dir poco fuorvianti per come viene trattata la materia formazione/abilitazione/corsi ed irrispettose nei riguardi dei tecnici del mondo dilettantistico, che, visti i numeri più volte citati proprio dallo stesso Ulivieri in varie occasioni, costituisce il vero fulcro che tiene in piedi la sua stessa associazione.
Lo sdegno e, aggiungerei, l’imbarazzo derivano dalla querelle sorta a seguito delle dichiarazioni del signor Arrigo Sacchi e del signor Alberto Zaccheroni, a ruota commentate dal Presidente del Settore Tecnico Demetrio Albertini, nonché dal Presidente di AIAC e Direttore della Scuola Allenatori, il signor Renzo Ulivieri.
Ritengo che, mentre le dichiarazioni del signor Arrigo Sacchi e del signor Zaccheroni siano chiaramente riferibili al mondo dei professionisti, tutto ciò che ne è seguito è espressione di soggetti che, oggettivamente, rappresentano (o dovrebbero rappresentare) un intero movimento, quello dei tecnici, anche e soprattutto dei tecnici dilettanti.

Nel ricordare che i dilettanti, numeri alla mano, sono la maggioranza degli iscritti del ST che rappresenta, faccio presente che quando afferma che “la Meritocrazia nello sport vince sempre” – parole sue – probabilmente avrebbe dovuto dire “dovrebbe vincere sempre”, perché nel nostro ambito, purtroppo non è così. Per esempio, pensando alle norme che disciplinano l’accesso ai corsi del ST, oggetto della diatriba Sacchi-Ulivieri degli ultimi giorni, soffermandosi sulle modalità previste in materia di formazione continua obbligatoria, sull’iter di accesso ai corsi, sulle licenze Uefa (e non) rilasciate in misura ridotta rispetto alla richiesta vien da chiedersi dove stia di casa la meritocrazia sopramenzionata.
Senza poi attenzionarsi sulla tipologia e sulla qualità di alcuni formatori, spesso improvvisati membri delle delegazioni provinciali che si sostituiscono ai docenti o, addirittura, nell’occasione sono qualificati come tali, cui si aggiunge la totale inadeguatezza degli esami, rammentando che, come sottolineato dal signor Ulivieri, la valutazione è un elemento importante, al termine di un percorso dispendioso in termini di tempo e pure danaro.
Gli allenatori dilettanti non provengono tutti dal professionismo, il tempo ed il denaro da investire sono in funzione di molteplici fattori, ed infine i punteggi richiesti che permettono di rientrare nei famigerati 40 corsisti che di volta in volta vengono ammessi, non rappresentano un mezzo per garantire la meritocrazia, bensì vengono percepiti, giustamente, come lo strumento per rinforzare e tutelare una lobby.
Dove sta la meritocrazia? Dove sta la possibilità di accesso ai corsi garantito a tutti, come più volte millantato?
Non c’è.
Si resta perplessi quando il signor Ulivieri afferma “Non c’è tutto questo squilibrio nei punteggi di ammissione tra chi ha fatto il calciatore ad alti livelli e chi invece si è messo in mostra allenando nelle categorie inferiori o i ragazzi. Oggi ne arrivano di più dal secondo gruppo, fortuna e merito contribuiscono” e non posso condividere il suo pensiero espresso in qualità di Presidente AIAC, allo stesso tempo anche Direttore della Scuola Allenatori di Coverciano.
E, strana cosa, la prima è la diretta assegnataria, se non di tutte, della stragrande maggioranza delle attività formative deliberate dal Settore Tecnico, il quale, su indicazione della Scuola Allenatori, pubblica i bandi di ogni attività delle quali stiamo denunciando carenza ed inadeguatezza.

Sull’efficacia della formazione si potrebbero scrivere trattati, ma non spetta a me in questa sede: sono considerazioni troppo soggettive e non entro nel merito. Di fatto, la curiosa questione dei corsi di formazione del Settore Tecnico, in cui non viene mai bocciato nessuno (tirando in ballo addirittura la scuola di pensiero di Don Milani), corsi che sono obbligatori per tutti ma che vengono scontati ai soli associati AIAC, è fatto noto e se ne potrebbe discutere.
Vogliamo dare un taglio ad un sistema che scricchiola?
Secondo la nostra associazione la soluzione c’è ed è sotto agli occhi di tutti. Offrire ad enti pubblici e/o privati, la possibilità di strutturare Scuole di Formazione, abilitate ed accreditate dal ST, così come succede per altri albi professionali, che siano in possesso di requisiti formali al fine di potere esercitare su territorio nazionale l’attività formativa, sotto la supervisione del ST e con programmi stabiliti dalla Scuola allenatori di Coverciano.
Al ST andrebbe la gestione esclusiva dell’esame e dell’Albo. Ciò garantirebbe, a nostro modo di vedere, l’aumentare dell’offerta formativa, una maggior concorrenza tra Scuole, con conseguenti benefit in termini di qualità e costo di accesso, oltre che alla creazione di un numero di posti di lavoro al momento incalcolabile.
Noi abbiamo le idee chiare sul tema ed oggi lanciamo questo messaggio, ci sembra l’occasione giusta: l’obbligo della qualifica per poter allenare è cosa buona, ma deve essere consentito a chiunque, in egual misura, l’accesso ai corsi.
Tutto il resto che ne consegue non potrà essere che la logica conseguenza di un processo migliorativo, null’altro.
Ci sarebbe da dire molto, mi auguro di poterlo fare nelle sedi più opportune, anche di fronte ad un buon caffè.
Restiamo, tutti noi di ADA, nell’interesse degli associati e dell’intero movimento, di un Vostro cortese riscontro.
Cordialità, Federico Perelli
Presidente Allenatori Dilettanti Associati