Una volta c’era il Trio Primavera, all’inizio degli anni cinquanta: Giuseppe Cadè, Ennio Testa e Luigi Brugola. Un terzetto d’attacco di ventenni che fece le fortune dell’Atalanta edizione 1952/53, segnando 23 reti e aiutando il cannoniere Poul Rasmussen a risolvere la pratica della salvezza agli ordini di Luigi Ferrero. Rispettivamente 18, 22 e 22 anni. Il trio di oggi destinato a vestirsi d’azzurro nelle qualificazioni agli Europei del 2020 nella seconda settimana di novembre, invece, è del 2001 e sta facendo le fortune della Primavera dell’Atalanta, guidata da Massimo Brambilla.
 
Dal campionato fin qui dominato in vetta con un 6 su 6, del quale non perdere la testa domenica mattina al “Tre Fontane” contro la Roma (a 15 punti, meno 3 dai nerazzurri) alla Youth League da secondo posto grazie alla vittoria-bis di rigore, col centravanti in auge contro il Manchester City, Roberto Piccoli (4 reti in entrambe le manifestazioni, più 1 in Supercoppa), Manu Gyabuaa (1 alla Juve in regular season e matchball con la Fiorentina due lunedì fa al Gewiss Stadium) e Caleb Okoli (1 a Sassuolo) sono i capisaldi di attacco, centrocampo e difesa.  
Dopo le fatiche nella tana della Lupa, per loro la sosta non significa riposo.
 
Il ct degli azzurrini Alberto Bollini, in un’altra vita vice di Edy Reja sulla panchina della prima squadra nella stagione e mezza scarsa di transizione da Stefano Colantuono a Gian Piero Gasperini, li ha arruolati come previsto per il mini torneo romagnolo verso l’Euro 2020 di categoria. Dal 13 al 19 novembre, un impegno ogni tre giorni esatti, sempre alle tre del pomeriggio: mercoledì prossimo esordio con Malta a Misano Adriatico, per tornarci il sabato dopo contro la Slovacchia con l’intermezzo di Cipro a Santarcangelo.
 
I tre moschettieri di Zingonia sono fra i tanti atalantini a vestire la maglia delle rispettive nazionali, ma il loro tour de force sui due fronti ha un sapore specialissimo. Perché si tratta di trasferire nel grande calcio internazionale il modo di essere di un’intera società e di tutto un vivaio. Piccoli, prima punta tutt’altro che egoista e dal fisico e i colpi giusti per il salto al piano di sopra, leggi carriera da professionista già scritta se riuscirà a tenersi in carreggiata, recentemente ha risolto la complicata pratica cagliaritana servendo l’assist a Ebrima Colley (6 reti in 6 partite) e finalizzando il contropiede rifinito da Sebastiano Finardi per i preziosissimi 3 punti ad Assemini. Al culmine della virata da turnover al 3-5-2 decisa da Brambilla, poi tornato sui suoi passi e al 4-3-3 contro il Baby City di Paul Harsely. Dimostrando di potersela giocare pure sulla difensiva, che nell’era del Gasp e dell’offensivismo come ragion d’essere al Centro Sportivo Bortolotti rischia di suonare quasi come una bestemmia.
Simone Fornoni