ZOGNO – Lo tsunami Covid-19 ha azzerato non solo tutto il calcio dilettantistico ma anche i settori giovanili, dove l’agonismo lascia spazio a valori quali l’educazione, la formazione e la socialità, quest’ultima già compromessa a livello scolastico, in particolare per le classi superiori. Quale futuro per quest’ambito così importante per i ragazzi, le famiglie e le società stesse? Ne abbiamo parlato con Piersandro Mazzoleni, uno dei tecnici della Asd Zognese (guida gli Esordienti FIGC), fresco di patentino Uefa C.
Innanzitutto, complimenti. Com’è stato affrontare il corso in era Covid?
“Sono stati tre mesi intensi, quattro ore al giorno online più quelle in presenza, ovviamente sempre rispettando il distanziamento. Ho capito che se non sai come approcciare i ragazzi puoi fare danni enormi ma se trovi la chiave giusta rendi un servizio alla società, intesa in senso lato. Il calcio negli ultimi anni è cambiato molto. I corsi per allenatori sono pochi, l’emergenza pandemica ha permesso di sfruttare l’online ma è chiaro che ci vogliono passione e motivazione, non lo fai certo per soldi. Prima di iniziare il corso pensavo di essere un buon allenatore dilettante, uno di quelli che dedica il proprio tempo a stare sui campi. Mi sono sempre documentato, mi sono informato, ho letto e studiato. Ma quando ho iniziato il corso mi si è aperto un mondo, sono stato travolto dalle informazioni. I docenti sono riusciti a spiegarci come fare al meglio un compito davvero difficile. Quello dell’allenatore è un ruolo delicato che influisce fortemente sulla crescita dei bambini e dei ragazzi. Ogni parola, ogni attività, ogni esempio che usiamo durante gli incontri dentro e fuori dal campo concorre a formare persone, oltre che calciatori. Per tutti questi motivi e per molti altri spero che ogni allenatore seppur dilettante, abbia la possibilità di seguire corsi come questo”.
Lo consideri un traguardo o una tappa intermedia?
“A me piace stare con i ragazzi, contribuire alla loro crescita non solo calcistica. Chiaro che c’è chi vuole sfruttare il patentino per fare altri corsi e allenare magari in serie D. Per me bisogna specializzarsi in una categoria, se capisci che lavori meglio con gli Esordienti, giusto dedicarsi a quelli. Avere allenatori qualificati è comunque importante anche per le società, dà maggiori garanzie ai genitori”.
Come vedi il futuro dei settori giovanili?
“I ragazzi hanno bisogno di tornare sul campo, magari con uno spirito diverso. I risultati non devono mai essere al primo posto. Al corso non si è parlato di moduli ma di singoli, educazione civica e sportiva, competenze organizzative, metodologiche e relazionali. La federazione dà delle linee guida ma a seconda dell’età la crescita è diversa. Purtroppo in queste realtà c’è una percentuale di abbandoni del 70%. Un peccato, il calcio permette ai ragazzi di esprimere il meglio di loro stessi, vivere emozioni, condividerle con i compagni”.
L’abolizione del vincolo, contenuta nella legge di riforma dello sport, cosa comporterà? Le società smetteranno di investire sui giovani?
“Sicuramente mette le società in difficoltà, infatti tante sono in rivolta. Probabilmente non inciderà così tanto, bisognerà vedere se la legge sarà modificata o meno. Io credo di si. Rappresenta comunque un’incognita che in questo momento non ci voleva: le società hanno problemi nell’organizzarsi, con rette da restituire, quote campionato già pagate e minori entrate dagli sponsor. Aggiunge ulteriore incertezza. Dopodiché se ne poteva discutere ma si è scelto il momento sbagliato. Certo quando un ragazzo è bravo le società arrivano. Qui, a parte Matteo Ruggeri, altri sono andati al Villa Valle, all’Alzano Virescit, al Pontisola. E’ chiaro che quando società come queste ti chiedono un calciatore è difficile trattenerlo, giusto che vada a confrontarsi ad altri livelli. Poi ci sono elementi con grandi potenzialità che si sono persi, altri che sembravano meno dotati che hanno fatto carriera. Un calciatore può non trovarsi bene in una società per mille motivi, anche banali”.
Avete fissato a grandi linee la ripresa dell’attività?
“Una data precisa non c’è, l’idea è ripartire a gennaio, vogliamo riportare i ragazzi sul campo, magari solo con allenamenti a distanza. Parlando con loro ma anche con i genitori ho percepito tanta voglia di riprendere, di vedersi di persona. C’è il dubbio sull’utilizzo degli spogliatoi: farà freddo, occorre essere pronti a riportare a casa i ragazzi dopo l’allenamento. Altre società sono già ripartite, noi come Zognese ne abbiamo approfittato per fare dei lavori al centro sportivo. Ci sono oltre duecento tesserati nel nostro settore giovanile, per Zogno è importante, anche perché, rispetto ai nostri tempi, i ragazzi non giocano più in strada e, alla lunga, potrebbero disamorarsi. Il problema riguarderà in misura maggiore esordienti e juniores, che si troveranno a fare il salto nei giovanissimi e in prima squadra senza la dovuta esperienza”. Intanto la società ha promosso sulla sua pagina Facebook il “Challenge Zognese Natale 2020”, una gara di palleggi per tenere i ragazzi (ma anche i dirigenti e i tecnici) pronti per la ripartenza.
Giuseppe Fappiano