Che dire, negli ultimi anni abbiamo parlato spesso di black humor / umorismo nero, sia perché l’utilizzo sfrenato dei social network ha potenziato la circolazione di particolari meme, sia per alcuni avvenimenti tragici quali il brutale assassinio di alcuni dipendenti della famosa rivista Charlie Hebdo ad opera di Al – Qa’ida a Parigi.
Soprattutto in tale occasione si era levato il grido di dolore di coloro che piangevano “l’omicidio della libertà di espressione“ di cui Charlie restava baluardo.
In realtà in quell’occasione, quantomeno in Italia, c’era stata la levata di ben due scudi: da un lato i moderni predetti Bakunin (chiedo venia per l’esempio non felicissimo), dall’altro gli scettici, coloro che, pur considerando deplorevole il gesto degli integralisti islamici, continuavano a mal sopportare il cattivo gusto della rivista francese, rea di descrivere con becera ironia vicende meritevoli di rispetto, se non addirittura di totale riserbo.
Io per prima avevo espresso più volte perplessità circa le opere di Charlie Hebdo.
Ad ogni modo: cosa è realmente il black humor e perché scompiglia così prepotentemente gli animi dei lettori? Posso avanzare alcune ipotesi. La prima che individua in alcune vignette l’espressione di un’ironia bastarda, la manifestazione di un umorismo malato ad opera di gente “perversa”. La seconda che ritiene l’umorismo nero come incompatibile con i principi sempre più – ahimè (?!) – consolidati del politicamente corretto. La terza che stimola la nostra parte più oscura nel mentre di obbligarci ad osservare i fatti nel loro aspetto più drammatico, tragico e terribilmente reale!
Eppure proprio questo è il punto. Il black humor, pur potendo estrinsecarsi in forme fini a se stesse, nasce con un intento ben preciso e, forse, davvero rappresenta la verità in ogni suo dettaglio!
Si dice che la verità sia “troppo potente per poter essere ingabbiata”, ma forse è possibile esorcizzare il dolore che, inevitabilmente, essa porta con sé.
Certo: le vignette “nere” generano rabbia, ma provano, altresì, ad elaborare il male, esorcizzare il dolore rendendolo in qualche modo più accettabile ed impedendo di cancellarne il ricordo.
Ecco che l’umorismo nero è forte da accogliere perché non solo descrive i fatti, seppur goffamente, nella loro vera crudeltà, ma non ti permette di dimenticare facilmente perché con le sue immagini riesce a far vibrare le tue sensazioni più nascoste come nemmeno il più intenso degli amori.
E allora nessuno di noi dimenticherà facilmente la vignetta del “ponte Morandi” che descrive in maniera tragicomica e sincera la funesta storia dei nostri giorni. Cosa possiamo fare? Forse semplicemente non dobbiamo avere paura di guardare in faccia la realtà, perché solo così potremo sperare di diventare persone migliori. Buon tutto a voi.
Vanessa Bonaiti