In esclusiva per Bergamo&Sport ha parlato il capitano della Falco Nicola Adami, intervenuto per
commentare la situazione di stallo nella quale versa il panorama calcistico bergamasco, tenuto in scacco da mesi dall’emergenza sanitaria che, di fatto, ha sconvolto sia la stagione 2019-2020 che quella 2020-2021: “Per quanto riguarda la pericolosità degli sport collettivi penso che il rischio ci sia per uno sport così di contatto come il nostro amato calcio. – ha spiegato il capitano nerazzurro – Il pallone ci manca tanto, mancano le domeniche con l’adrenalina della partita, le urla del mister a fine primo tempo, i festeggiamenti e i silenzi nello spogliatoio a fine partita. Manca il rapporto con il gruppo squadra, gli aperitivi post partita per complimentarsi o consolarsi, mancano i lunedì con le ossa rotte dove si ripensa alla partita e mancano gli allenamenti in settimana e vivere la settimana con i miei compagni di squadra. Proprio all’interno dello spogliatoio, in questi mesi, siamo sempre stati più che attenti nel rispettare le regole di igienizzazione e distanziamento. Speravamo potesse bastare per portare avanti la nostra passione ma il problema vero avviene in campo perché ogni domenica entriamo a contatto con una ventina di avversari che a loro volta, come noi, hanno un lavoro, una vita sociale e di conseguenza tanti altri contatti durante la settimana. Nel calcio dilettantistico è difficile, forse impossibile, creare situazioni di massima sicurezza come nel professionismo dove ci sono mille controlli e dove, nonostante quelli, ci sono comunque anche lì parecchi casi di positività. Il mio pensiero va di riflesso ai genitori e ai parenti di una certa età che per causa, ovviamente indiretta, di noi ragazzi possono correre dei pericoli”. Sulla gestione da parte del governo Adami non ha dubbi: “Governo e Lega Nazionale Dilettanti avrebbero dovuto temporeggiare prima di far ripartire tutto. Si aspettavano e sapevano di questa seconda ondata, forse addirittura ce ne sarà una terza.
Con questi dati in mano avrebbe avuto più senso posticipare la partenza, valutando appunto l’arrivo e la
portata di questa seconda ondata. Solo a quel punto si sarebbe dovuto dare il via libera ad un’eventuale
ripartenza, dando tempo alle società di organizzarsi con più tranquillità, gestendo e sfruttando al meglio le proprie risorse economiche, che di questi tempi sono sempre più risicate per molti club. Come si dice, la speranza è l’ultima a morire! Tutti noi speriamo di ripartire il prima possibile, e non vedo l’ora di rivedere i miei compagni e tornare alla normalità, ma forse, date le tempistiche, data la situazione sanitaria, e le tante partite da fare, per evitare eventuali contestazioni finali da parte di alcune squadre sarebbe meglio per tutti annullare questo anno. Come consiglio credo che bisognerebbe fare gironi con meno squadre in modo da ridurre i contatti, a differenza di gironi da 18 squadre come il nostro, dove dovevamo disputare anche gare infrasettimanali per rimanere nei tempi buoni per completare il torneo. Un’altra idea potrebbe essere quella di inserire, se possibile e affidabile, l’uso di tamponi rapidi prima di ogni partita per avere un filtro e sicurezza maggiore”.
Michael Di Chiaro