Vogliamo parlare della Vertovese? Matricola, apparentemente senza pretese, obiettivo ferragostano semplice semplice, quello di fare un campionato tranquillo in una categoria tutta nuova e difficilissima. Invece i biancazzurri sono lì, davanti a tutti, primi in classifica in uno dei gironi più difficili che ci sono in Italia, il raggruppamento C, C come “campioni”. Ce li ha il Brusaporto, secondo a un punticino dai seriani, ce li hanno il Breno, il CazzagoBornato, la Bedizzolese, l’AlbinoGandino, la Grumellese e la Sirmet Telgate.

E ce li ha la Vertovese, capolista che ha un gioco favoloso, la determinazione dei giganti e un ruolino di marcia da far invidia a qualsiasi compagine bergamasca, anche a quelle che stanno nell’altro girone, il B.

Sette vittorie, un pareggio e una sola sconfitta, l’obiettivo salvezza a un passo, ora che non è passato neppure un terzo del campionato, il direttore sportivo Gianandrea Bortolotti ha fatto in estate un autentico capolavoro, un mix di giovani leoni e vecchie volpi del pallone. Lui, addetto ai lavori che conoscono in tutta la Lombardia, ma pure il direttore generale, Mauro Guerini, giovane, anzi giovanissimo, classe 1984, un passato da calciatore proprio nella Vertovese, da tre stagioni a lavorare giorno e notte, spesso nell’ombra, con l’obiettivo che i biancazzurri rimangano una delle più belle favole del calcio bergamasco. Parlando con lui si scoprono tutti i segreti del club di Vertova, una società che fa della serenità, della programmazione, del sorriso e del divertimento le armi in più, quelle che hanno portato i biancazzurri prima stabilmente nei quartieri alti del  campionato di Promozione, ora in vetta a quello di Eccellenza, la Serie A del calcio dilettanti. “Di solito non parlo con i giornalisti e la tua richiesta di avere una mia foto ammetto che mi mette un pochino in ansia – racconta il dg con una voce divertita, dalla simpatia contagiosa -. Il nostro segreto? Sono parecchi. Intanto Gianandrea, grandissimo esperto di pallone, uno che conosce persino come ero io, che, devo dire, non ero davvero niente di che, un calciatore tra la Prima e la Seconda, e che adesso è finito a giocare a sette con gli amici di sempre… Poi il mister, Locatelli, tecnico che trasmette ai nostri ragazzi una grinta incredibile, la garra di noi valligiani, gente che lotta su ogni pallone, che non molla mai”.

Parlando con Bortolotti, la Vertovese delle meraviglie è il frutto del sapiente lavoro di questo ragazzotto, appunto Mauro Guerini, da sette mesi diventato papà, persona che non lascia niente al caso né in azienda, dove fa il responsabile delle risorse umane, né nel calcio, dove fa sentire qualsiasi persona del club importante. “Ringrazio Gianandrea per le belle parole, e credo che questo momento magico sia merito di tutti, mio, suo, ma anche di mio papà (il presidente, ndr), di mio fratello Luca, del responsabile del vivaio Masserini. A riprova che la prima squadra è prima, ma anche tre formazioni del settore giovanile sono in testa ai rispettivi campionati – continua  Mauro con un’umiltà a tratti disarmante, non comune nel pallone bergamasco -.  Penso che il calcio sia soprattutto programmazione, i risultati arrivano quando c’è un progetto serio alle spalle, che investe anche sul vivaio, il nostro futuro. Tanto, va detto, lo fanno i risultati, l’entusiasmo di una vittoria è la benzina per fare ancora meglio la domenica successiva. E parlo anche di me, vado al bar del paese a bere il caffè e chi mi incontra mi fa i complimenti per il nostro  campionato. Ed è una cosa bella che riesce a regalarmi energie nuove. Altra cosa che credo sia importante nella gestione di un club che milita in Eccellenza è la cura dei rapporti. Fusar Bassini, che per noi tutti è semplicemente Marco, domenica ha fatto il terzo gol in campionato. L’anno passato ne aveva fatti due in tutta la stagione. E a me è toccato offrire l’aperitivo a tutta la rosa… Tra noi c’era una scommessa in ballo…”.

Sorrisi e vittorie, questa la linea di un club che ha un gruppo dirigenziale ridotto all’osso. “E penso che anche questo sia qualcosa che ci sta aiutando molto. Diversamente da altre realtà calcistiche, il nostro gruppo dirigenziale è formato sostanzialmente da cinque persone. Lavoriamo nella stessa azienda e il fatto di essere tanto snelli ci permette di prendere decisioni importanti al volo, senza dover fare interminabili riunioni con una cinquantina di persone. Spesso ci basta incontrarci in pausa pranzo…”.

E poi c’è l’orgoglio di un paesotto, che ha appena cinquemila abitanti e guarda tutti dall’alto, sia in Valseriana che nella Bergamasca. “E’ una soddisfazione enorme. E il merito è anche di questa rosa fantastica, più o meno la stessa della cavalcata dell’anno scorso che ci ha portato in Eccellenza. Nella vittoria contro la Governolese otto undicesimi erano ragazzi che erano in biancazzurro pure nel 2017-2018”.

Glieli chiediamo… E Mauro, da buon condottiero, se li tiene per sé: “In prima squadra abbiamo giocatori straordinari, non riesco a citarne uno in particolare, stanno dando tutti il centodieci per cento. Davvero mi sento di dire che la nostra forza è il gruppo”.

Se Mauro Guerini non ce li dice, ve li diciamo noi, guardando le impressionanti medie voto dei biancazzurri di mister Locatelli. Stellari bomber Torri, ma anche Bergamelli, Fusar Bassini, Messedaglia, il golden boy della difesa Bonetalli, poi Nodari, la saracinesca, quindi Riva, Nicoli e Galli, tre leoni. Sipario alzato su uno zoccolo duro di quantità, ma di estrema qualità. Accanto a loro dei giovanissimi da applaudire all’infinito, parliamo di Drago e Carrieri, scuola Pontisola, e di Martinelli, Algeri e Vescovi, che invece sono arrivati dal vicino serbatoio di talenti che è la Virtus Bergamo. Importantissime anche le seconde linee, citiamo Baone, Carrara, Rubbi, Terzi, Salvi, Brambilla e Gibellini, 2001 di grande talento. 

Bello, bellissimo, da qualche anno Vertova è il paradiso del calcio. “E la cosa divertente è che vinciamo e Gianandrea e il nostro mister ancora non sono del tutto soddisfatti, domenica mi parevano arrabbiati perché nella ripresa abbiamo subito troppo – ride -. Mio papà mi ha guardato e mi ha chiesto: ma quei due cosa vogliono di più del primo posto in classifica?”.

Matteo Bonfanti