NEMBRO – Gavarnese, dove sei finita? Se l’anno solare potesse essere racchiuso nei tre mesi che portarono gli arancio-verdi allo scontro di vertice con l’Adrense, realtà “fuori-categoria” che poi fece un sol boccone del titolo, il bilancio sarebbe senz’altro più positivo e carico di speranza, oltre che orgogliosa spia  della passione, dell’entusiasmo e dell’attaccamento ai colori che, dalle parti del “Saletti” di Nembro, non sono mai mancati. Ma purtroppo, un anno non è racchiudibile in soli tre mesi, ma verte giocoforza attorno al termine di un’avventura, quella della stagione scorsa, e all’inizio della successiva. E qui, probabilmente, la splendida creatura forgiata da mister Foresti e dal diesse Zanchi si è inceppata, anche per colpa dei troppi infortuni e di una chimica progressivamente venuta meno. Il bilancio dunque, come riconosce il diesse Stefano Zanchi, è da ritenersi negativo: “La scorsa stagione chiudemmo con sei gare senza vittoria, delle quali cinque sconfitte e un pareggio. Il girone di andata di questo campionato, invece, si è chiuso con cinque sconfitte ed è chiaro che oggi ci sia del malcontento. Non possiamo che auspicare l’inversione di rotta; lavoreremo lungo questa sosta per capire i nostri errori e rimetterci in carreggiata”. E dire che, numeri alla mano, le premesse intavolate dai primi mesi del 2016 lasciavano presagire grandi cose: “Fu un campionato meraviglioso, sancito dal testa a testa con l’Adrense e dallo scontro diretto che andammo a giocare a casa loro. Purtroppo ne saltò fuori una sconfitta, oltretutto immeritata, e da lì ci siamo smarriti, anche per una fisiologica stanchezza psicofisica. La squadra si lasciò andare e con la complicità di qualche infortunio chiudemmo fuori dalla zona-playoff. Questa stagione, al contrario, sembra proprio essere nata sotto la cattiva stella, tra due infortuni al crociato, un setto nasale rotto e svariati problemi muscolari. I tanti infortuni ci hanno costretto a rivedere continuamente la formazione e la quadratura non è mai arrivata, soprattutto in termini di amalgama all’interno dello spogliatoio. Non è questa la Gavarnese che conosciamo e non può essere questo il nostro destino. Pertanto, a partire dalla sosta natalizia, testa bassa e lavorare, perché dobbiamo riscattarci. La serenità non è mai venuta meno, ma dobbiamo primariamente ritrovare quel fattore che ha storicamente rappresentato il nostro valore aggiunto: il gruppo, quel gruppo che negli anni ci ha permesso di costruire imprese meravigliose”. Chiusura con il mercato, senz’altro più frenetico del solito, a dispetto della nomea che vuole la Gavarnese abituata a vivere di gruppi ridotti e collaudati. Un mercato che, un po’ come l’anno che verrà, è indiziato per portare nuovi stimoli e, soprattutto, una ventata di rinnovato entusiasmo: “Sono arrivati Cicolari e, pochi giorni or sono, Koubaa, per il centrocampo, mentre in difesa è arrivato un giovane jolly come Poloni, dallo Scanzo. Sono innesti che ci devono dare una mano, ma prima di tutto sarà importante compattare tutto l’ambiente, per ripartire e indire questa benedetta svolta”.

Nik