Era una domenica pomeriggio di quasi quarant’anni fa.
La radiolina gracchiava sulla frequenza MW 900.
Eravamo in gita a Como, e lì, non potevo ascoltare Elio Corbani, perché fuori provincia.
Ascoltavo, sudando freddo, “tutto il calcio minuto per minuto”, in attesa di un collegamento al campo dell’Atalanta, per sapere almeno il risultato.
La Dea era in serie B, dopo l’inferno della C dell’anno prima.
L’orecchio attaccato alla radio, perché le batterie si stavano esaurendo.
In campo giocavano tutte le squadre, in una alternanza di continue interruzioni per gol, occasioni ed emozioni da inventarsi con l’immaginazione.
“ATTENZIONE, INTERVENGO DA…”…
E il cuore, si fermava ogni volta.
Oggi pomeriggio, nell’anno bisesto 2020, tra rinvii, anticipi e posticipi, ZERO GOL, zero emozioni dietro allo schermo in alta definizione, con il cellulare in mano per la noia.
Continuo a credere che un calcio povero, fatto di passione, di pioggia in testa, di mutande inzuppate e di febbre al lunedì, fosse meraviglioso.
Un sport popolare.
Era questo il motivo per cui la domenica pomeriggio, in quelle due ore, il mondo si fermava.
Stefano “Pagno” Pagnoncelli