di Simone Fornoni
Come trovare un po’ di relax e di stacco dalle menate giornaliere laddove, specie da ragazzi, bisognava guardarsi le spalle da tipi da spada ma senza cappa, di quelli da cui stare lontani per evitare puncicate infette, che poi magari ti chiedevano le monetine alla fermata dell’autobus. Come scegliere un’opzione last minute per ripartire in mezzo a migliaia di volti inediti, affratellati dal bisogno di levarsi dalle balle per qualche oretta conflitti nella vita privata, scadenze professionali e incombenze sui due fronti. Dai bis al cenone dalle portate lussureggianti alle bollicine a ritmo ska di Giuliano Palma, il piazzale degli Alpini ha fatto ciao ciao con la manina al 2023 accogliendo il 2024 in un trionfo di socialità che più casuale non si può. Almeno per chi sta vergando queste righe e per chi ce l’ha trascinato.

Capita di rimanere sorpresi, soprattutto quando si è bipedi a socialità limitata, della magia di un posto a cui basta un tendone e un palco per illuminarsi e illuminarci a giorno quando cala la tenebra. Cena luculliana e musica in compagnia, a quattro passi da casa, e pazienza se ci sarà stato anche chi avrà pensato male davanti a due irsuti omaccioni a lume di candela più vicini ai cinquanta che ai quaranta. Grazie a Luca Borsetti, Elisa dai refill infiniti di spumante come li chiama lei, Yuri (si scrive così?) e collaboratori, a Nxt Station due scalcinati giornalisti, il direttore di Bergamo & Sport Matteo Bonfanti e il sottoscritto, hanno magnato a scoppiapancia bagnandosi discretamente l’ugola in attesa che il tempo da lupi lasciasse spazio al sereno. Perché festeggiare il Capodanno sotto la pioggia avrebbe rischiato di lasciarci alluvionati dentro, parafrasando la famosa battuta di “Amici miei”.

Roba da far tornate alla mente le macchinate, rigorosamente per lavoro, con la Pandona Aranciona del direttore, quando la accendi con la partita del Badalasco all’orizzonte e parte il lettore cd la compilation esordendo immancabilmente con “E la pioggia che va… E ritorna il sereno”, versione Shel Shapiro. Lo scroscio se n’è andato sul serio, liberando la piazza da due scorbutici centimetri di pozzangherina. E festa è stata, dall’inizio fino in fondo, col Dj Set di Number One cui però abbiamo assistito solo un quid perché vecchi e bisognosi di rincasare entro l’una, manco ci fosse il coprifuoco.

Di diverso, questa magica nottata a due in mezzo ai mille e più, non ha avuto solo l’evasione dal dovere di cucinarsi lo zampone precotto con le lenticchie predigerite. E nemmeno i tentativi di telefonata a consorte e figli in Perù del direttore, uno che fa casino coi fusi orari e ci stava tentando da prima di mezzogiorno quando laggiù non è ancora l’alba. Forse neppure il proclama dello stesso di averla fatta finita con le sigarette in occasione dell’anno che si spegne, scroccandone una a un ragazzo ai tavoli non appena è scoccato quello nuovo, per smarcarsi dal fioretto all’insegna dei vizi duri a morire. Di diverso c’è che grazie a Luca ed Elisa, senza dimenticare ovviamente che la serata è stata possibile anche grazie al Comune di Bergamo e Shining Production, due anzianotti un po’ cojoni hanno avuto la chance di divertirsi senza strafare, trovandosi la pappa già pronta, ché alla loro età fare andare i fornelli è già un’operazione a forte rischio di incendio. Alla fine, ma non era prevista a copione, pure l’americana (?) baciaeabbracciatutti, “Happy new year” a doppio giro con replay perché troppo tronca per ricordarsi delle facce già visitate, un inno alla convivialità simpaticamente casuale e all’eventuale mononucleosi, adattissima a quel motivetto di Annalisa in cui ci tutte si avvinghiano alle labbra di tutti e vissero felici e contenti.

Ma quanto devono essere tristi i fighetti del centro che la rimenano con la musica alta e il rumore della folla che li disturbano? A loro i sensali di palline, che sicuramente si saranno spostati più giù, dalla stazione a via Bono, pula permettendo. A noi spassarcela in un luogo in tempo malfamato e adesso rivitalizzato, riqualificato e rimesso a nuovo dalla gestione di Luca ed Elisa. È un luogo che ospita convegni e fiere scientifiche e letterarie, mica solo i botti di fine anno. E chi dice o pensa il contrario non sboccia a strafottere e non rischia la mononucleosi a caso per il saluto affettuoso di una illustre sconosciuta leggermente ebbra. A proposito, chissà perché a tavola, per accompagnare il menù di terra e di mare aperto dalla culaccia di Zibello, Matteo Bonfanti ha preferito il Pecorino alla Passerina. Mistero nei secoli dei secoli.