Lei mi guarda, facendomi precipitare definitivamente e per sempre nei suoi occhi, poi mi si avvicina col suo meraviglioso corpo sinuoso mettendomi addosso all’improvviso tutti i brividini del mondo, quindi mi sussurra all’orecchio sfiorandomelo con la lingua “dio santo, Matteo, quanto sei sexy…”. E io, che sono in un periodo, diciamo anche abbastanza lunghino, almeno un paio di decenni, in cui la mia autostima è andata via via scemando fino a giungere nel dicembre del 2023 intorno allo zero, prendo la decisione di andare una corsa in bagno a guardarmi allo specchio, convinto che mia nonna Pina abbia finalmente guardato giù intercedendo col Cristo per fargli fare il miracolo che le avevo chiesto in punto di morte, quello di trasformarmi durante la notte nel giovane sosia di Brad Pitt. Mi osservo, nessun cambiamento evidente, cesso ero prima, cesso sono rimasto. Quindi le ritorno al fianco e le chiedo “ma intendi bello, dico bello e impossibile?” e lei mi fa cenno di no, “intendo di più, intendo figo, che fai sesso”. Ah, cazzo, giuro, l’ha detto, e mi risuona in testa, “i-n-t-e-n-d-o-d-i-p-i-u’-i-n-t-e-n-d-o-f-i-g-o-c-h-e-f-a-i-s-e-s-s-o”, e riparto tormentandola di domande, “ma solo a te oppure a tutto il genere femminile?”, lei gioca, “a me e mi sa pure a un sacco d’altre”. Scioccato e felice, continuo imperterrito nella mia indagine “autostimosa”, le domando “ma tipo a cento femmine?”, “sì, tipo a cento femmine, ma ancora di più a me che m’innamoro degli uomini spettinati che fingono di essere persi e confusi su una strada, ma che in realtà sanno benissimo il sentiero da prendere” e mi dà un bacio. Oibò, che lei è davvero bellissima, ma bellissimissima, e adesso che succede? Capita il solito, che torno a casa, Zeno, il mio secondogenito, sta lì appollaiato sul divano dall’alto dei suoi quasi sedici anni di gloria e di splendore. Gli chiedo “ma tu come mi vedi?” e lui, stranito, “ma in che senso?”. E io, di nuovo, illuminato dall’arrivo del tramonto, “dico nella classifica dei padri fighi… Come mi metti? Terzo, quarto, che ne so, anche quinto… Dimmi…”. E lui, severo, ma onesto, giusto, “ti metto ultimo, guardati, papà, sei un cazzo di zingaro”. E penso che la bellissimissima femmina che mi ha baciato, la donna di cui sopra, sia in realtà pagata da mia madre, la Vale, che a me tiene un sacco e che in questo periodo ha ereditato qualcosa da mia nonna, la Pina, già citata sopra. Non cifre grosse, giusto per avere un tanto al mese, tipo cinquecento euri tondi, per ingaggiare la figona nella speranza di convincermi che non sono poi così male, ma appunto il giovane sosia di Brad Pitt (e mi faccio il selfie, ora, nel bagno della redazione, credendoci un po’).
Matteo Bonfanti