Il crollo delle mie certezze passa dai chilometri settimanali che mi faccio in bicicletta. Ok, ok, la mia bici è elettrica, ma comunque un po’ pedalo e sempre col rapporto numero sette, quello ammazza-gambe. Per sudare il più possibile esco ogni volta a mezzogiorno, col sole a picco dritto sulla mia crapa ruggine, vestito con un maglione di lana pesantissimo ed evitando di idratarmi anche solo quel minimo, tipo con una goccia di acqua di uno dei mille ruscelli delle premiate fresche sorgenti orobiche. Oggi, come ieri, quaranta chilometri, questa volta Bergamo-Caprino andata e ritorno, per intervistare Giulio Panza, un amico carissimo che si candida alla poltrona di sindaco del paese. Abbiamo mangiato insieme, ma senza abbuffarci, giusto un piattino a testa e ho bevuto un bicchierino di vino bianco. Poi sono tornato in redazione, quindi sono andato a pesarmi nella farmacia più vicina. Zero. Tanto ero, tanto sono. E va così da mercoledì scorso, l’identica scena di fronte agli sguardi attoniti dei tre farmacisti, bravissime persone che non si capacitano del fatto che io non riesca a dimagrire manco un etto. Mi chiedo, quindi, ma è una bufala quella che a fare dello sport quotidianamente si torna in forma? E se sì, come mi sto accorgendo, pure le altre mie certezze, l’uomo sulla luna, i marziani che hanno tre teste e che, proprio per questo, sono un sacco più intelligenti di noi, i visitors pronti a conquistare il nostro pianeta in un futuro ormai prossimo, l’Italia campione del Mondo nel 1982 e Sinner che è rosso di capelli come me, sono minchiate? Jannick è moro e si tinge? E’ questa la cruda realtà? Chi sa, può scrivermi in privato, sono su messenger, su instagram, su telegram, su whatsapp e su messaggi telefonici, quelli vecchi che usavamo da ragazzi, ma che a me ancora piacciono tanto e che, quando mi arrivano, di solito uno all’anno, mi fanno esaltare ed esultare. 
Matteo Bonfanti
Nella foto: stravolto oggi sulla via del ritorno, tra Mapello e Ponte San Pietro