Ora io raramente mi lamento, del resto ho due figli magici, faccio il lavoro che mi piace e che volevo fare da ragazzo, ho chi mi ama, la manciata necessaria che mi stima e pure i tre che mi vogliono bene a prescindere e su cui posso sempre contare. Eppure mai come adesso sono in difficoltà per via delle vicissitudini legate alla mia maghina, la famosa Uanda Gialla Ibrida Bellina Forte, manco un anno di vita e quattro danni belli grossi, uno rimborsato dall’assicurazione, gli altri tre che hanno dato la botta di grazia al mio già esangue conto corrente in quanto all’epoca non avevo stipulato la polizza contro gli atti di vandalismo. Ritenevo infatti che Bergamo e dintorni non fossero il Bronx dei film degli anni Ottanta con protagonista Eddie Murphy nel ruolo del poliziotto illuminato, ma un’area metropolitana mitteleuropea accogliente e sorridente, zeppa di frizzi pazzi ai lati della strada coi cotillon nelle vetrine dei negozi, tipo, per farmi capire, una sorta di Disneyland Paris.
Mi sono sbagliato. In ordine di sfighe: prima una serie di tossici all’autostazione della nostra città ad ammaccarmela, poi un pirata a centrarmi in pieno la suddetta vettura in una rotonda del centro di Mantova per poi fuggire scomparendo in un battibaleno nel blu dipinto di blu, quindi una bottarella mica da ridere sul cofano opera di un martellatore anonimo, in ultimo, giovedì, la spaccata di un vetro del valore di 396 euri (stando al preventivo che mi ha fatto Car Glass), violenza automobilistica subita nel parcheggio “Le zebre” di Curno mentre mi trovavo nella vicina palestra Fit Active e pioveva che dio la mandava.
Detto che sistemerò il danno, stando a casina per le vacanze di Natale e che troverò il modo di non incazzarmi più di tanto praticando quotidianamente delle sessioni di meditazioni Tai Chi, resta il problema legato alla mia Uanda Gialla Ibrida Bellina Forte, che si sente perseguitata e che incolpa il karma, spesso ipotizzando di essere stata nella sua precedente vita una scatoletta gigante di tonno Rio Mare a cui avevano lasciato a metà la pericolosa, perché assai tagliente, linguetta.
Io ce la metto tutta con lei, la rincuoro, la riempio di complimenti, privatamente e pubblicamente, ma mi accorgo che a questo punto ci vorrebbe uno bravo. Visto, però, che non esistono terapeuti per le macchine, chiedo quindi anche ai miei amici social, gli altri in carne e ossa lo sanno già, di fare una carezza all’automobile di mia proprietà, al baule e/o ai tergicristalli, se la vedono in giro, promettendomi che sarà mia premura nei primi giorni della primavera 2026 immergerla nelle acque di Lourdes per farla svoltare da questo pantano in cui io e lei ci troviamo.
Matteo Bonfanti
PS – Grazie a Sergio, Marco e Carmelo per la discreta copertura fatta ad hoc, va detto con l’aiuto di due indiani di passaggio, per evitarmi il vento freddo che viene dal Nord quando vado a Lecco dagli amati parenti