Ti ricordi papà?
Una gara indimenticabile, quella di quel febbraio 1992.
Non certo per una vittoria della nostra amata Dea, ma per tutt’altro.
È passata una vita, eppure sembra ieri.
Era un giorno freddo, ma noi, come prima di ogni gara casalinga, avevamo preso un bel cono gelato al limone, proprio di fronte alla Curva Sud in cui eravamo abbonati in quel periodo.
Tu, caro papà, eri solito presentarti con una borsa di plastica gigante, contenente 7 o 8 cuscini dell’Atalanta.
3 ne usavi tu, due sotto il sedere e uno in verticale a protezione della schiena, e 2 io.
Gli altri li mettevi a disposizione di chi sarebbe arrivato -sprovvisto del cuscino- accanto a noi.
Ci mettemmo, come sempre, a trequarti della Curva a sud-est, spostati verso la gradinata Giulio Cesare, con due ore di anticipo dal fischio di inizio.
Nonostante il freddo e nonostante la lingua tendesse ad attaccarsi come al ghiaccio, finimmo il gelato, con guanti indossati, tra il solito stupore di chi ci guardava.
Facevamo cose strane, bellissime al tempo stesso.
Come bagnare i gradoni davanti a noi, per impedire ad altri di sedersi, come era accaduto in passato, letteralmente tra le nostre gambe, praticamente in braccio.
Chissà se qualcuno si ricorda di noi, e delle nostre follie da stadio.
Come quando salivamo dalla scalinata sul retro della Curva, e si rideva -ogni volta- perché a metà salita si vedeva dentro ai già vetusti bagni dall’alto, con tutti i tifosi in fila a pisciare negli urinatoi.
Erano altri tempi, quell’anno -per esempio- fu l’ultimo in cui fu concesso il retropassaggio al portiere.
Già se ne parlava della nuova regola, e a noi suonava strana, perché i portieri coi piedi non ci sapevano davvero fare, loro dovevano solo pensare a parare e a stare nella loro porta.
Ma quel giorno, quasi come scherzo del destino, nella porta della Cremonese, c’era un certo Michelangelo Rampulla, che decise di rendere quel giorno di fine febbraio indimenticabile.
Al novantunesimo, fece il gol del pareggio al mitico Fabrizio Ferron, finendo in porta insieme al pallone dopo averlo colpito con la fronte a seguito di un calcio d’angolo.
Stupore, incazzatura, un sorriso amaro sul volto di molti, e qualcuno addirittura che abbozzò un applauso, a metà tra il polemico e il sincero.
Ricordi papà?
Noi semplicemente, ci alzammo, infilammo tutti i cuscini nella grande borsa, e mano nella mano uscimmo, consapevoli di aver assistito a qualcosa di raro, forse unico.
Il primo portiere in serie A, nella storia, a segnare su azione, dissero poco dopo alla radio.
“VINCEREMO LA PROSSIMA VOLTA”, mi dicesti.
Ma noi siamo atalantini, e abbiamo sempre saputo che quello che contava era essere lì, all’Atalanta.
Insieme.

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