Prima di tutto la Gandinese, ma intorno pure un sacco di altre cose bellissime, l’allegria, la montagna da scalare di corsa, poi Antonio Cassano, il calcio a sette e la passione per l’alta pasticceria. Questo è Giorgio Robecchi, direttore sportivo rossonero, fondatore del club, persona che vale moltissimo anche per via della simpatia contagiosa. Impossibile con lui fare un’intervistina piccola piccola, di quelle che noi cronisti facciamo a razzo un attimo prima di mandare in stampa il nostro giornale. Col dirigente di Gandino chiacchierare è un piacere e bisogna concedersi il tempo necessario. Quindi partiamo, ovviamente dal pallone, che non c’è…
Cosa pensi, Giorgio, di questo momento? “Penso che farci ripartire sia stato un errore. Noi, come tutti, abbiamo investito parecchio per seguire il protocollo, come ci avevano chiesto. Abbiamo comperato i prova febbre, abbiamo sanificato il nostro centro sportivo, abbiamo distanziato i posti nella nostra tribuna. E dopo poche settimane si è fermato tutto un’altra volta. Si sapeva che ci sarebbe stata un’altra ondata, ma ci hanno fatto iniziare lo stesso. Non sono fiducioso sulla possibilità di portare avanti i campionati. Penso che dei dilettanti ne riparleremo a settembre…”.
Avevate una prima squadra stellare, con l’obiettivo dichiarato del grande salto in Prima. Confermerete la rosa in blocco? “E’ la nostra volontà, la squadra è molto buona in tutti i reparti, ma credo che questo lungo stop stia portando alcuni calciatori a riflettere sul proprio futuro. E’ innegabile che il covid abbia cambiato nel profondo le nostre abitudini, tutti ci siamo dedicati ad altro, chi alla propria famiglia, chi al proprio lavoro, chi, ancora, ad altre passioni, come ad esempio la cucina, dimenticandoci del pallone. Alcuni nostri giocatori, che sono su d’età, stanno valutando se continuare un’altra stagione o se smettere, anche perché i nostri rimborsi non sono faraonici, sono quelli di un club di Seconda categoria e non è che li facciano diventare ricchi. I nostri ragazzi giocano per passione, tutti questi stop rischiano di fargliela perdere”.
Attività ferma al Gandinese Stadium? “In questo momento si stanno allenando solo i bambini e i ragazzi del nostro settore giovanile. Personalmente non mi sento di far venire i calciatori della prima squadra a fare gli allenamenti. Parecchi sono del paese, ma tanti altri vengono da fuori, fargli fare dei chilometri senza che abbiano la possibilità di giocare la domenica mi sembra assurdo”.
E tu, Giorgio, come hai vissuto questo lungo periodo senza il pallone? “Ovviamente il calcio mi manca tantissimo, ma ho anche altre due grandi passioni e ho coltivato quelle. Innanzitutto sono andato molto in montagna. Faccio una settantina di chilometri la settimana, tutti di corsa. Mi fa stare bene, mi mette il buonumore. Poi cucino, mi sono specializzato nei dolci. Questo perché sono diventato amico di Carlo Beltrami, un ragazzo di Casnigo, anche lui appassionato di montagna, pasticcere famosissimo, vincitore di Bake Off Italia. Mi dà un sacco di dritte e alla fine io, che prima avevo una cucina che non avevo mai usato, mi sono messo tra i fornelli e devo dire che è divertentissimo”.
Calcio, montagna, cucina e… Antonio Cassano. “Sì, Fantantonio… E’ sempre stato il mio calciatore preferito da quello stupendo gol che aveva fatto all’Inter, da ragazzino, con la maglia del Bari. Non ho mai tenuto a una squadra di Serie A. Tifavo per quella dove giocava Cassano, che mi piaceva anche per il comportamento fuori dal campo. Quando giocavo a pallone, mi ritrovavo in lui, ovviamente non per le capacità calcistiche, ma per via di quel modo di ridere e di scherzare sempre, sia dentro che fuori dal rettangolo di gioco”.
Ma più di tutto nel tuo cuore c’è quella bellissima famiglia che si chiama Gandinese. “Sì, è un sogno che è diventato realtà. Andavo a vedere i rossoneri da bambino, persino da piccolissimo, in passeggino, perché mia mamma era appassionata. Nel 2015 con Francesco Castelli, il nostro bomber, abbiamo deciso di rimettere in piedi il club, con lo stesso entusiasmo di allora, quello della società che aveva come presidente Tonino Bosio, un grande uomo. L’obiettivo è quello di salire in Prima, se lo merita il paese, che ci segue sempre, ce lo meritiamo noi, che in questi anni abbiamo fatto il massimo perché Gandino tornasse ad avere una squadra importante”.
L’impresa è riuscita. Come avete fatto? “Siamo un gruppo di dirigenti dall’immensa passione, che è la base per andare lontano, ma siamo capaci anche di mettere da parte l’amicizia, quando le cose non vanno come dovrebbero andare. E poi ce la mettiamo tutta, io, Carmelo (il presidente Canali, ndr), Massimo e Giuseppe, che hanno messo in piedi in poco tempo un settore giovanile che sta crescendo di anno in anno. Sono in gamba anche tutti gli altri nostri collaboratori, i dirigenti e gli allenatori”.
Chiudiamo l’intervista a Giorgio con una piccola curiosità, un racconto che ci ha fatto qualche mese fa il presidente Carmelo Canali. E’ vero che quando giocavate a sette insieme, tu eri un bomber di razza e lui una schiappa incredibile? “Il pres è troppo buono con me… Perché io ero una schiappa come lui… Eravamo i due compagni seduti accanto in panchina”. E via con le solite risate, la cosa che rende Giorgio Robecchi un direttore sportivo unico, ma pure una persona con cui è bellissimo stare a parlare.
Matteo Bonfanti