Toloi, per chi si fosse sintonizzato solo ora sul canale Atalanta, passato con lui e col Gasp dalle frequenze di Bergamo Tv a quelle di Rai, Mediaset e Sky messe insieme, è stato il giocatore della scalata, della favola insomma, quella che da nonni racconteremo ai nostri nipoti: la Dea in meno di un secondo da meraviglioso fenomeno di una piccola città, la mia, a realtà consolidata del mondo intero.
Ullallà, direbbe chi l’ha visto solo adesso, stanco e acciaccato, perduto e usurato da troppi duelli, nel tunnel di questa stagione passata interamente sul viale del tramonto. Invece Rafa, 34 anni, dal Mato Grosso, dolce, simpatico, profondo, sensibile, ma anche sorridente e leggero come chi viene dalla giungla, ha cambiato innanzitutto i nerazzurri, ma, forse, completamente e per sempre, il calcio europeo. Piedi buonissimi, raffinati, una certa propensione al dribbling stretto, visione di gioco come se piovesse. Difensore.
Corre l’anno 2016, Toloi a Bergamo è già dalla stagione precedente, Gasp lo vede e ha una delle sue incredibili intuizioni, iniziare il gioco sempre da lui, che, oltre a tutte le qualità già raccontate, parte spesso palla al piede creando ogni volta la superiorità numerica che all’Atalanta fa vincere ogni partita. La Dea ha due calciatori in più, a volte pure tre, perché Rafa è uno dei tre della retroguardia, ma pure uno dei cinque della mediana, quello in mezzo, l’aggiunto, e, se capita, e succede in cento e passa partite, si traveste da rifinitore arrivandoci dalla difesa, col coast to coast, signore e signori. Forte di testa, elegante, uomo squadra, capitano mai sopra le righe, dicono anche molto simpatico e un amico sincero, come si è noi italiani, del resto suo nonno era friulano.
Chi s’innamora dei giocatori è perduto, recita il più grande di tutti noi che abbiamo campato o campiamo scrivendo di pallone, e io Toloi l’ho adorato a più non posso, la testa altissima, la classe, il senso di appartenenza. Se adesso fa fatica, ma questa è un’altra storia, è per i troppi minuti vissuti a fare due o tre calciatori in uno, come il Gasp pretende facciano i suoi prediletti. Il potere calcistico logora chi non ce l’ha, parafrasando il vecchio adagio di un politico che, nel bene e nel male, ha fatto la storia d’Italia, ma, a Bergamo, il potere calcistico, ossia giocare ogni partita, pure le amichevoli col Mapello, logora anche chi ce l’ha, chi è la pedina perfetta per lo scacchiere inventato seduta stante da un genio, il Gasp, allenatore unico e imprescindibile, perennemente sul pezzo, con quello che comporta in termini di fatica per chi se lo ritrova come capo.
Arrivederci, Rafa, campione, elemento rivoluzionario, che hai ormai una serie di cloni in tutto il meglio del meglio che c’è, nella stessa Atalanta, nell’Inter, nel City, nel Barcellona e nel Real. Tu sei stato il primo ad essere due uomini in uno, chi lo sa, non se lo dimentica. E ti amerà per sempre.
Matteo Bonfanti
Foto Mor