È il 15 maggio, e stasera c’è la finale di Coppa Italia, l’unica Coppa che l’Atalanta abbia vinto. Tesi? No, per niente. Io e il papà partiamo alle 7, così riusciamo a pranzare con i nostri amici e a stare con loro fino alle 16, dopodiché andiamo in hotel per riposarci e prendere le energie per la serata che ci aspetta. Ovviamente, fuori dallo stadio, ci attende il nostro consueto pre-partita composto da birra e birra (per il papà) che, accompagnato da focaccia al prosciutto e formaggio, ci tiene compagnia fino alle 19. Salgo le scale di quello stadio con calma, per godermi lo spettacolo della sua immensità e, quando arriviamo sugli spalti, rimango allibita dalla quantità di atalantini già presenti e scelgo di passare il primo tempo con mio cugino, tra gli ultras, perché erano già lì a cantare, a sbandierare e a bere. I giocatori entrano in campo a salutare i 22000 tifosi venuti per sostenerli (più di quanto lo stadio di Bergamo possa tenere), che li accolgono cantando a squarciagola.

Nel secondo tempo invece vado con il papà perché, anche se sta in un posto che non mi piace perché è troppo in alto, voglio godermi la serata con lui che mi ha trasmesso questa folle e incontrollabile passione. Mancano 10 minuti alla fine e non smettiamo di cantare nemmeno per sogno, anzi, incitiamo i ragazzi sempre di più, fino a quando arriva il loro gol. Tutti increduli, la nostra curva si zittisce per 10 secondi, solo per incassare il colpo, e poi riprende a cantare. Dopo che passano i 5 minuti buoni in cui i giocatori della lazio vanno in giro ad esultare, si riprende, e ne segnano un altro. Vediamo il nostro sogno dissolversi ad un passo dall’essere realizzato.

Il papà mi abbraccia forte perché scoppio a piangere, e quando la partita riprende con i minuti di recupero, il fiume di tifosi bergamaschi venuti per accompagnare la squadra e che non ha mai smesso di cantare alza le sciarpe e, seppur con le lacrime agli occhi, io piangendo proprio, ci facciamo sentire ancora di più. I nostri giocatori vengono sotto la Curva e…non riesco a descrivere il momento, mi viene la pelle d’oca solo a pensarci. Siamo atalantini, tifosi che vengono in migliaia da Bergamo e da altre città per seguire la propria squadra come nessun’altra tifoseria italiana è in grado di fare. “Oltre il risultato”: è vero, è esattamente la frase che descrive la partita del 15 maggio. Perché sì, i laziali avranno la Coppa di ferro da baciare, ma noi avremo questa trasferta tatuata nel cuore, oltre alla voce bassa per il tifo ininterrotto.

Anna Arsuffi