Nel referendum indetto per domenica 8 e lunedì 9, l’affluenza alle urne è stata circa del 30% degli aventi diritto al voto. Trovo che, in tutta sincerità, sia una notizia che deve farci arrabbiare, riflettere. Ma non per il voto in sé: ma per la mancata affluenza. Come se il voto non ci importasse. Come se ci fossimo arresi. Come se non servisse a nulla. Ma allora, alla luce di questo, cosa ci resta della democrazia, del potere decisionale al popolo? Va bene: la classe politica forse non ci rappresenta, forse “sono tutti uguali”, ma è probabile che sia proprio questo quello che ci meritiamo. Liberissimi di pensare che la cittadinanza possa essere data dopo 5 anni come dopo 50: non è questo il punto. Ma non possiamo sentirci liberi di sentirli problemi che non ci riguardano, ci riguardano eccome. Riguardano noi, ma soprattutto riguarda le generazioni future, per le quali non siamo andati a dare la nostra opinione circa contratti a termine e job acts vari, qualunque sia la nostra opinione. Cosa lasciamo alle future generazioni? Non ci riguarda? Non riguarda tutti e tutte noi adulti? Ancora una volta abbiamo dimostrato come il collettivo non sia la nostra priorità come invece lo è l’individualismo. Dovremmo chiedere scusa alle nuove generazioni, e chiedere scusa a chi ha sofferto e combattuto perché il voto diventasse un diritto. Tengo moltissimo perché a scuola si sensibilizzi tantissimo al diritto e dovere di voto, qualunque idea politica guidi questo gesto democratico: deve esserci un cambiamento, e deve avvenire nelle aule, nelle lezioni, nella convivenza quotidiana e negli spazi di cultura e di formazione. Purché si voti.
“Noi adulti abbiamo fallito: ai giovani abbiamo lasciato la mancanza di lavoro, un pianeta ridotto al collasso, guerre crudeli, miti fasulli legati al profitto. Abbiamo dato loro un corpo morto da trascinare. Il disagio delle nuove generazioni non può mai essere scorporato dal fallimento delle vecchie”. Massimo Recalcati, psicanalista e Professore universitario, ci riporta alle nostre responsabilità con questo pensiero tagliente, che ci dovrà tornare alla mente ogni volta che parleremo male delle future generazioni.
Daniele Benvenuti (nella foto sotto)
