Il nostro giornale, con la collaborazione del presidente dell’UVS, Giovanni  Togni, e il delegato della Figc di Bergamo, Carlo Valenti istituisce una borsa di studio (valore 300 euro) per ricordare, a cent’anni dalla nascita, Gino Mayer, cronista del calcio dilettantistico dagli anni Cinquanta agli anni Settanta su sollecitazione del figlio Giacomo, nostro collaboratore. Il premio sarà assegnato al calciatore che si è particolarmente distinto  per un gesto, un atto, un’attività di solidarietà e impegno sociale. Gino Mayer è stato per oltre trent’anni uno dei più popolari e conosciuti cronisti del calcio dilettantistico bergamasco. Scriveva su “L’Eco di Bergamo”  le cui pagine sportive, allora, erano un punti di riferimento del mondo sportivo orobico. Funzionario dell’Ispettorato Agrario di Bergamo, è sempre stato un appassionato di calcio e di ciclismo. Abitava a Valtrighe, frazione a metà strada tra Mapello e Terno d’Isola e alla fine degli anni Trenta insieme ad alcuni giovani di Terno fondò l’Aurora Terno, società dilettantistica che, qualche anno fa, insieme al Ponte San Pietro e al Chignolo, è confluita nel Pontisola.  Dopo la seconda guerra mondiale divenne segretario dell’Aurora e poi del Mapello dove, per qualche tempo, assunse anche la carica di vicesindaco del paese, militando nella Dc. Sempre a Terno e sempre col gruppo fondatore dell’Aurora allestì, alla fine degli anni Cinquanta,  una gara ciclistica per dilettanti puri che per alcuni anni divenne un appuntamento importante del ciclismo bergamasco.  Proprio in quell’occasione conobbe Elio Corbani  che lo convinse a collaborare a L’Eco per lo sport.  All’inizio inviava le brevi cronache delle partite dell’Aurora e del Mapello. Poi quando con la famiglia, all’inizio degli anni sessanta, si trasferì in città la sua collaborazione con l’Eco (erano i tempi  di Elio Corbani, Nino Orlandi, Giancarlo Gnecchi e, ovviamente, Paolo Arzano e Gianmario Colombo) divenne assidua fino a diventare una delle firme di punta del calcio dilettantistico. Seguì per lunghi anni la Trevigliese, quando giocava in serie C, Stezzanese, Romanese, Dalmine e Leffe ma non disdegnava anche le partite di campionati meno importanti. La sua grande “passione” calcistica fu il Ponte San Pietro e infatti era a Forte dei Marmi il 28 giugno 1970 quando gli azzurri sconfissero il Leffe nella finale di Coppa Italia. Ormai in pensione, smessi i panni del cronista sportivo, collaborò, negli ultimi anni di vita, come addetto stampa dell’Unione Veterani Sportivi.  Sollecitati dal figlio Giacomo, nostro collaboratore, il nostro giornale ha deciso di ricordarlo nel centenario della nascita, chiedendo un aiuto a tutte le società sportive: segnalateci un vostro atleta che si è distinto particolarmente per un gesto, un atto, un’attività di solidarietà e impegno sociale scrivendo a bergamosport@gmail.com. Tra tutti i ragazzi segnalati decideremo a chi assegnare la borsa di studio.