Lunedì notte a Pontida, la mia macchina è una barca di carta che naviga nel buio, la strada è quella di sempre, fatta e rifatta ogni volta che ho vissuto sentendo il bisogno di raccontartela, ci sono le stelle, sulla pelle mi arrivano le ultime briciole di questa estate infinita mentre dal finestrino l’aria calda e secca mi preannuncia che prima o poi arriverà il temporale. Senza avvertirmi alla radio passano una canzone che mi ricorda che lontano lontano nel tempo io ero piccolo e noi due eravamo accanto, felici, stretti stretti nel lettone, l’unica zattera nel mare dei tuoi guai, gli stessi miei, ora, che sono in quell’età. All’improvviso mi accorgo di avere addosso le parole che mi hai insegnato tu, le sento grandi e forti, sigarette accese, scaldano l’anima, bruciano i cuori, sono un dono per chi le leggerà ritrovandosi nei contorni. Vorrei fermarmi e scriverti, dirti che ci sei sempre da sempre e che ti voglio tanto bene, ma non posso perché sono impegnato a trovare la via di casa. E poi è tardi e starai dormendo e io non voglio disturbare.
Ieri sera a Milano, le luci di San Siro si spengono, dovrei andare alla conferenza degli allenatori, invece lascio i colleghi, mi perdo tra la folla, cammino nel silenzioso fiume nerazzurro. Davanti a me c’è un giovane e meraviglioso papà che consola il proprio bambino. Stanno mano nella mano, parlano fitto del Gollo, del Papu e di Zapata. E’ un attimo e siamo noi due trent’anni fa, cambiano i colori delle sciarpe, gli eroi del pallone, ma siamo uguali, scendiamo dal secondo anello chiacchierando di Baresi, Donadoni, Gullit e Van Basten. Faccio tre passi avanti per arrivare accanto a padre e figlio, bellissimi mentre sono intenti a costruire quell’incredibile tesoro che diventeranno i loro ricordi. Vorrei abbracciarli, dirgli grazie, che è tutta sera che ci provo e finalmente sono di nuovo quel bambino. E ancora ci sei, stavolta tantissimo e allora ti chiamo e tu mi rispondi quasi l’avessi sentito. Mi dici: “Arriva presto, bimbo mio”, ti dico: “Aspettami, ho voglia che mi porti allo stadio”.

Matteo Bonfanti