A volte mi metto davanti ad un foglio bianco e non ho idea di cosa scrivere: mi lascio trasportare dalla mia fantasia e spesso finisco a parlare d’amore che, non solo a parer mio, è il sentimento attorno a cui ruota tutta la nostra vita. Però non è questo il caso: stavolta so perfettamente cosa voglio scrivere.
Niente fantasia ma mi chiedo quanti vorranno leggerlo, e soprattutto quanti fino in fondo perché riguarda la situazione attuale che ha raggiunto livelli paradossali. In un altro articolo credo di aver parlato della paura che mi ha assalito a marzo quando vedevo la gente morire come mosche: io non temevo per la mia salute ma per coloro che mi stavano intorno. Poi ho cominciato a ragionare tramite le nozioni che posseggo ed informandomi per cercare di colmare le mie lacune.
Recentemente ho ascoltato le parole di un dottore, un tale Francesco Oliviero, ignoto ai più perché non allineato con il governo e quindi il più possibile oscurato. Il medico, di recente ospite ad un convegno tenutosi a Milano, specializzato in psicologia ed in pneumologia, parla della situazione paradossale in cui siamo finiti con perizia e dovizia di particolari, spiegando quanto è accaduto e ipotizzando quanto accadrà con l’inoculazione del presunto vaccino anti Covid-19 (invito chiunque a vedersi il video disponibile su youtube). Come da lui sostenuto non possiamo negare che il nostro sistema sanitario abbia subito un ingolfamento perché questo è sotto gli occhi di tutti, così com’è noto che all’inizio della strage di anziani era “sconsigliato” effettuare autopsie vietando oltretutto ai medici di base la possibilità di assistere i propri pazienti a casa.
La gente veniva curata come fosse affetta da “polmoniti interstiziali” e moriva a frotte perché il vero problema stava nel sangue, nella sua coagulazione, non svolgendo il compito di portare in giro per il corpo l’ossigeno per le cellule. I sintomi però sono gli stessi per entrambi: il paziente manifesta la mancanza d’aria. Logico pensare di attaccarli a dei respiratori ma somministrando ossigeno mentre il sangue è coagulato si bruciano gli alveoli polmonari. Ecco spiegato perché, da testimonianze dirette, molti di coloro che sono morti si strappavano i respiratori dalla bocca. Spaventoso il solo pensare alle sofferenze a cui sono stati sottoposti i nostri cari. Questi pazienti si potevano curare a casa con medicinali in commercio e reperibili da chiunque e con un costo irrisorio.
Ma come sapere tutto ciò senza un’autopsia?
Primo punto su cui riflettere. Secondo: rischio di contagio. E quindi stop a coloro che, con le autopsie e con l’assistenza a casa, avrebbero potuto frenare o fermare le migliaia di morti di cui siamo stati testimoni. Perché, mi domando io? Se sei un medico ed hai paura di infettarti beh… non è il tuo lavoro caro mio. Sarebbe come trovarsi su di un autobus il cui conducente ha paura di guidare. Forse è meglio che stai a casa o fai altro?! Qui però non si tratta solo di una scelta lavorativa ma di chi ha dato quest’ordine. Chi ha detto fermi tutti? Ebbene, non stiamo parlando di gente incapace come sono etichettati coloro attualmente al governo dell’Italia perché l’ordine è partito da molto più in alto, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità composta da persone che sanno perfettamente come si ferma una possibile epidemia… o come farla esplodere. Risultato: decine di migliaia di morti, una fila di carri armati carichi delle salme da portare alla cremazione (che tutti hanno visto) facendo così detonare una bomba psicologica che è giunta nelle profondità più recondite della nostra mente, imperniandosi sulla paura atavica dell’uomo di morire. Gioco, partita, incontro. Game, set, match. Tutto il resto è una semplice conseguenza: il popolo è confinato nell’antro della paura e farà qualsiasi cosa per proteggersi. Questo è un meccanismo della mente e chi si occupa di psicologia può confermarlo: subentra ancora la paura di cui sopra e l’idea che una “pezza” messa in faccia possa salvarti da un nemico invisibile al microscopio ottico diventa plausibilissima. Le mascherine sono state dichiarate barriere inutili contro un virus dalla stessa OMS tramite documenti ufficiali pubblicati sul suo sito in tempi non sospetti ma pochi lo sanno. L’espressione che ho rubato a Francesco Oliviero è “cercare di fermare le zanzare montando le inferriate alle finestre”. Ma moltissima gente lo fa, le monta perché è terrorizzata ed ha bisogno, deve aggrapparsi a un modo per proteggersi e proteggere i loro cari. A me fa ridere (teneramente) quando sento un collega, sopra tutti, asserire che la sua mascherina è efficace al 95%. Non ho mai commentato perché inutile spiegarglielo com’è inutile farlo con moltissime altre persone perché vai a scardinare una sicurezza acquisita mettendoli di fronte al terrore che il cervello, per sua natura, è programmato a risolvere. Quindi rifuggono ogni possibilità e appena avvertono questo pericolo bloccano l’accesso alle tue parole o ti vietano di continuare. L’ho visto accadere moltissime volte, sia in azienda che per strada che sui social media. Ne ho dimostrazione persino in ambito famigliare: la paura induce a travisare la realtà persino in coloro dotati di invidiabile capacità critica, che scelgono letteralmente di “spegnere porzioni di cervello” per non giungere a conclusioni altrimenti palesi.
Ci sono migliaia di documenti a cui accedere, se solo si volesse, per spiegare e fermare questa macchinazione ai danni dell’essere umano. Francesco Oliviero ha addirittura invocato un nuovo processo di Norimberga, così com’è avvenuto per i nazisti, parlando di un attacco mai visto dal dopoguerra a oggi contro le libertà individuali. Quello paventato dal dottore è uno scenario spaventoso che ammetto faccio fatica a considerare nella sua totalità appunto perché sono un essere umano anch’io e, come tutti gli altri, sono vittima degli stessi processi cerebrali. La cosa mi spaventa ma sono più spaventato dal fatto che moltissime persone sono disposte a farsi inoculare un liquido nel proprio corpo senza avere la minima idea di cosa conterrà.
In definitiva è “la paura” il nemico numero uno da combattere non il tuo vicino perché questa abita la nostra mente e ci condiziona indebolendo la capacità critica di ognuno.
Marcus Joseph Bax