Per l’uomo, Gennaro Gattuso, che anche se ha vinto scudetti, Champions League, persino una Coppa del Mondo, e credo che in banca abbia milioni di milioni, ma che a me, non so il perché, ogni volta mette addosso la tenerezza che si ha verso i poveri cristi, quest’anno mi sono messo a tenere al Milan. Ci credo proprio, guardo tutte le partite, nei giorni della settimana mi leggo sulla Gazzetta dello Sport i drammi personali di Calhanoglu, uno che è un sacco sfortunato sentimentalmente e che da subito è diventato il mio preferito, poi le statistiche di Piatek, che in quanto a gol è meglio di Van Basten, quindi la crescita di Romagnoli, il mio capitano, un bravo tipo.

Ma non mi sono impegnato a fare il tifo già a settembre. A inizio stagione preferivo, va detto timidamente, l’Atalanta, un po’ perché abito a Bergamo, molto per via del Gasp, che a me piace da matti. E’ successo così che mi sono perso un pezzo del campionato rossonero e, senza di me, a Milanello pareva la solita tragedia di questi ultimi anni. Subito fuori dalla lotta scudetto nonostante ci fosse lì davanti il più forte di tutti dopo Cristiano Ronaldo, ossia Gonzalo Higuain, Caldara rotto, Conti scomparso, Bakayoko che pareva un bidone che più bidone non si può, Suso col mal di palle, Kessié col fiatone. Un dramma, insomma.

Ma poi mi sono concentrato sui ragazzi, complici gli occhi e le parole di Ringhio, che ho conosciuto di persona e ho trovato bello bello da non credere, di un’umiltà e di un’umanità pazzesca. Eravamo settimi quando ho preso in mano la vicenda, e partita dopo partita, sul pezzo che manco fossi Calabria in fascia, siamo finiti quarti, in zona Champions. E viaggiamo al ritmo di tre gol a gara. Se mi stacco un attimo, è capitato a inizio gara a Bergamo, gli avversari segnano. Se mi do al cento per cento, invece, la difesa è imperforabile, Bakayoko pare Falcao e Alemao messi insieme, l’attacco segna e regala emozioni.

Ora io mi sono accorto di questo, che la mia concentrazione dà risultati inaspettati. Magari sono matto, ma ho le prove, ho fatto delle foto, di me incollato alla tv durante gli ultimi tre turni di campionato, vi chiedo se è così anche per voi, se è questa l’essenza del senso del dodicesimo uomo, una miriade di gente che tifa, tifa e tifa e finisce che si crea un’energia gigante che manda in rete una conclusione sfigata. Nell’ultima giornata ho esagerato, dopo la vittoria conquistata senza fatica contro l’Empoli, mi sono persino messo a fare il contrario, il gufo, il porta sfiga durante i match delle avversarie più temibili per il mio Milan nella corsa alla prossima Champions League.

Ho visto Frosinone-Roma e fino all’89’ andava tutto bene, giallorossi imbrigliati, sul 2-2, nel disastro, a rischio passo falso. Poi a due minuti dalla fine la chiamata di mia mamma, Valeria, che tornava da Bologna e aveva voglia di chiacchierare un po’. Le ho risposto e sono uscito fuori casa a fumarmi una sigaretta. Rientrato, il patatrac: Dzeko l’aveva messa al 96’ e di nuovo avevamo al culo De Rossi e compagni, a meno uno, per la felicità di Fabio Spaterna, collega romanista, che non cito a caso.

Domenica io, lui, il milanista Norman Setti e lo juventino Michael Di Chiaro eravamo in redazione durante Fiorentina-Inter. Ci siamo fermati dal lavoro per essere più seri e siamo partiti a raffica, quattro iellatori professionisti, io sono stato due ore a fare le corna pur che i nerazzurri, tra l’altro bellissimi senza Icardi, non facessero bottino pieno. Gli altri giornalisti ci hanno dato dentro come me, soprattutto Michael, che sul 3-1 per la squadra di Spalletti non ha mai smesso di credere nella rimonta viola. Forse abbiamo esagerato vedendo il pasticciaccio accaduto nel finale, il furto con scasso e relativo scacco subito dai cugini. Ma resta l’immensa soddisfazione per aver fatto qualcosa di buono per Ringhio, un grande, il mio mister.

In ultimo, non certo per importanza, il calcio provinciale. Adesso che so che se mi impegno per il Milan, concentrandomi esageratamente, pregando pure qualche volta la Madonna, i ragazzi in rossonero vincono, proverò anche con qualche formazione bergamasca che se la sta passando maluccio nonostante dirigenti e giocatori ce la mettano sempre davvero tutta. Parlo, ad esempio, del Ciserano del mio amico Foglieni, terzultimo in Serie D dopo aver sfiorato la grande impresa contro quei marziani del Mantova, oppure della Cisanese del ds Nervi, squadra che gioca bene bene, ma che sciupa troppo e ora è quint’ultima nel girone B d’Eccellenza, o dell’Atletico Chiuduno del duo formato da Gritti e Finazzi, gente a cui è impossibile non voler bene, fanalino di coda in Promozione.

Dovessero vincere tutte e tre nel prossimo turno, non abbiate paura a scrivermi se col vostro undici state attraversando un periodo in cui vi gira tutto storto, sono a disposizione tra le 14.30 e le 16.15 della domenica per raddrizzare con la forza del pensiero la vostra stagione.

Matteo Bonfanti