Pino Bertoni, l’Atalanta ce l’aveva nel cuore. E ora che non c’è più, la guarderà da lassù, con lo stesso stile, la stessa passione e lo stesso tifo di sempre. Ogni momento libero era giusto per correre in sede al Club Amici Atalanta di Bergamo per dare una mano, aiutare e sbrigare commissioni o lavoretti. Per non parlare poi della domenica, il giorno sacro, quello della partita. Lui, Pino, fervido 79enne di Borgo Palazzo, abitava a poche centinaia di metri dallo stadio, non vedeva l’ora che arrivasse quel giorno per poter dar sfogo alla sua più grande passione. “L’Atalanta era sempre in cima ai suoi pensieri, insieme ai suoi nipoti. Ne aveva 4, i miei due figli e quelli di Nicola, mio fratello – racconta Osvaldo Bertoni-. Era un uomo che amava la vita, il calcio, la montagna e la sua famiglia. Faceva parte del Club Amici Atalanta da una vita, prima aveva aderito al storico gruppo “2 Ponti”, poi al Club e dal ’77 era in servizio allo Stadio. Da quando era andato in pensione, usava ogni momento libero per andare in sede dove si metteva a servizio, svolgeva diverse mansioni. In particolare si occupava dell’emissione dei biglietti per i disabili e del disbrigo di tutte le pratiche per il loro ingresso allo stadio e di quello dei loro accompagnatori. Gli piaceva stare in mezzo alla gente e, soprattutto, gli piaceva andare allo stadio alla domenica”. Quello era un vero e proprio rito, anche perché negli ultimi anni era diventato responsabile dei raccattapalle: “Ogni domenica lui usciva di casa prima di pranzo per raggiungere lo stadio, era un rito, era un’abitudine felice, era il suo momento. Dopo una vita trascorsa a lavorare in una litografia, lavoro che gli aveva trasmesso la passione per la stampa e per la fotografia, aveva scelto di impegnare le sue giornate a servizio del Club. Questo lo faceva sentire vivo e lo teneva impegnato”. Pino ha lasciato l’adorata moglie Mina e i figli Osvaldo e Nicola dopo dieci giorni di ricovero al Papa Giovanni. Ricoverato il 16 per febbre e malesseri vari, è venuto a mancare oggi a causa del Coronavirus.
MP