Atalanta – Inter 0-2 (0-2)
ATALANTA (3-4-2-1): Gollini 5 (5′ pt Sportiello 6); Toloi 5,5, Caldara 6, Djimsiti 6; Castagne 5,5 (15′ st Hateboer 6), De Roon, Freuler 6,5 (16′ st Malinovskyi 6), Gosens 5,5; Gomez (cap.) 6 (46′ st Da Riva sv), Pasalic 5 (16′ st Muriel 6); D. Zapata 6,5. A disp.: 31 Rossi, 4 Sutalo, 16 Guth, 7 Czyborra, 22 Bellanova, 5 Tameze, 90 Colley. All.: Gasperini 5,5.
INTER (3-5-2): Handanovic 6; Godin 6,5, De Vrij 6,5, Bastoni 6 (32′ st Srkiniar 7); D’Ambrosio 7 (32′ st Biraghi 6), Barella 6,5 (45′ st Eriksen sv), Brozovic 6,5, Gagliardini 6, Young 7 (45′ st Moses sv); R. Lukaku 7, Lautaro 6,5 (26′ st Sanchez 6). A disp.: 27 Padelli, 46 Berni, 13 Ranocchia, 87 Candreva, 20 Borja Valero, 32 Agoume, 30 Esposito. All.: Conte 6,5.
Arbitro: Giacomelli di Trieste 6 (Peretti di Verona, Bindoni di Venezia; IV Doveri di Roma 1. Var Nasca di Bari, AVar Mondin di Treviso).
RETI: 1′ pt D’Ambrosio (I), 20′ pt Young (I).
Note: ammoniti De Vrij, Djimsiti, Toloi, Brozovic per gioco scorretto, Handanovic per perdita di tempo. Cooling break: 26′ pt, 26′ st. Occasioni 11-10, nello specchio 1-3, respinte 6-3, parate 1-2. Corner 7-1, recupero 5′ e 4′.

Bergamo – Sotto di due gol entro il ventesimo, con la rimonta che, udite udite, rimane in canna. Serie positiva ferma a 17, partite con gol di fila a 25 e quota 100 in campionato a meno 2. Ma all’Atalanta, con l’Inter ko dopo una vita spesa a far risultato, leggi punti persi per strada con 5 pareggi di cui 3 post lockdown dopo il 20 gennaio suicida con la Spal sempre a Bergamo, va bene lo stesso. Niente secondo posto, ma la vittoria del Napoli sulla Lazio vuol dire terzo ex aequo coi capitolini a quota 78. Gli scontri diretti sono favore, c’è il podio. La seconda qualificazione Champions consecutiva non sfuggirebbe nemmeno se i Ciucci e la Roma dovessero vincere le rispettive coppe continentali.
Finisce male, almeno il risultato, perché comincia malissimo, vedi premessa: Djimsiti fa la diagonale su Barella, innescato da Lautaro dal vertice sinistro e dal tocco di Lukaku, ma sul corner successivo Young, dopo aver scambiato con l’argentino, centra per D’Ambrosio che infila di testa Gollini, in uscita sconsiderata e ostacolato da Gosens fino a farsi acciaccare (trauma al ginocchio sinistro). Cinquantesimo secondo, pazzesco. Deve entrare a freddo Sportiello, 5 da titolare in A più al Mestalla in Champions; all’11’ la risposta sull’asse Gosens-Pasalic trova Zapata in carica fallosa su Handanovic. Niente da fare, perché basta un break di numero dopo qualche attacco bergamasco a testa bassa e Young, puntando Castagne, la piazza a giro al ventesimo dalla sua zolla poco dietro il limite. Cento secondi scarsi e Lautaro ci prova da quasi cinquanta metri: il residente di Urgnano è fuori dall’area piccola ma ci arriva. Al 24′ la punizione da mancina del Papu – fallo di De Vrij su Gosens – non pesca anima viva. Meglio sullo sfondamento da destra di Duvan ai danni di Bastoni (33′), anche se Freuler sul tocco di Gosens dall’altro lato si vede murare dalla mezzala ex Cagliari e il tiro-cross susseguente di destro del tedesco non è da allarme rosso per l’attento portiere sloveno. A una dozzina dalla pausa Castagne in scivolata ferma le trame di Martinez col colosso belga ad attendere palla smarcatissimo, a otto è invece Young a sventare il possibile dimezzamento dello score opponendosi col fianco all’aggancio volante di Pasalic favorito dal’ammollo ancora del renano sugli sviluppi delle grandi manovre di Gomez, ormai scambiatosi di posizione col croato in un sostanziale 3-4-3.
Al 2′ di recupero, il riassunto della Dea molto plebea del primo tempo: Robin riparte bene alla Batman facendo correre il capitano, che però dalla posizione di ala sinistra sbaglia a servire il taglio del suo centrattacco. Al 49′ e rotti Godin esce scorrettamente proprio sul lider maximo bonaerense, ma il calcio franco è deviato da Lukaku tra le manone di Handa. Ci vorrebbe la scossa nella ripresa, magari insieme a una conclusione in porta. Al contrario, riparte bene la Beneamata: 2′, Gagliardini per Lautaro, raddoppiato, con botta alta di Barella. Al 3′ il muro nerazzurro ferma Lautaro, imbeccato da destra da Godin, mentre il Papu (9′) saggia i riflessi dell’estremo baluardo nemico per il primissimo tiro nello specchio, di sinistro, dopo aver gabbato Barella: non abbastanza da vicino per ferire. Il raddoppiatore della serata sbatte su Castagne sul dai e vai con l’ariete interista senza calare il 13, quindi il Gasp opta per il triplo cambio con Muriel ad affiancare il connazionale, Malinovskyi in mediana e Hateboer a destra. Al ventesimo il cannoniere avversario apre per Gagliardini, che dai 25 allarga il sinistro. L’ucraino riceve dall’argentino, rimasto trequartista unico (23′), ma il gomito attaccato del difensore uruguagio gliela devia in fallo di fondo. Il medesimo cicca incredibilmente l’assist alla mezzora per Romelu dopo un contrasto falloso D’Ambrosio-Djimsiti; una cinquina cronometrica e Skriniar strozza la stoccata del Toro di Cali sul flipper aereo Godin-Gosens dopo un cross a rientrare di De Roon. L’appoggio con dribbling su Sportiello di Sanchez è in offside; Gosens (38′) chiude il triangolo con Muriel allargando però in estirada solo davanti ad Handanovic: settima chance di casa, ma la porta fin qui l’ha vista soltanto il numero 10. Altro 3-0 sfiorato, stavolta da Lukaku, al 41′, in assolo, insieme al gol numero 30 in stagione: Caldara è puntato fin dalla trequarti, il collo è sganciato col busto reclinato all’indietro. I Gasperini-boys non mollano e Skriniar ferma in angolo di nuovo la girata di Duvan, con la fetta debola, sul la di Ruslan (43′); di là Young, virato a destra, non supera l’ultimo ostacolo, di qua il 91 si prepara tutto a puntino ma alza di esterno (44′). Al 91′ il Ronaldito per Malinovskyi, sul fondo; esordio per il 2000 Jacopo Da Riva, tre minutini e rotti al posto del Papu. Per i quarti di Lisbona del 12 agosto, Ilicic a parte, le incognite sono la condizione, stasera davvero sotto media, e la coppia di acciaccati Palomino-Gollini. Fuochi d’artificio fuori del Gewiss Stadium: la festa non può mai mancare, a queste latitudini.
Simone Fornoni