Juventus – Atalanta 3-1 (2-1)
JUVENTUS (4-3-3): Szczesny (37′ st Pinsoglio); Cuadrado, De Ligt (26′ st Rugani), Bonucci (25′ st Chiellini), Alex Sandro (26′ st Pellegrini); Bentancur (37′ st Ranocchia), Ramsey (33′ st Fagioli), Bernardeschi (18′ st De Sciglio); Chiesa (9′ st Kulusevski), Dybala (cap., 9′ st Morata), C. Ronaldo (18′ st McKennie). A disp.: 36 Perin, 6 Danilo, 45 De Winter. All.: Massimiliano Allegri.
ATALANTA (3-4-2-1): Musso (1′ st Sportiello); Djimsiti (14′ st Toloi), Demiral (37′ st Lovato), Palomino (37′ st Scalvini); Maehle (26′ st Sutalo), Pasalic (37′ st Delprato), Freuler (cap., 14′ st De Roon), Gosens (26′ st Pezzella); Pessina (37′ st Da Riva); Ilicic (26′ st Piccoli), Muriel (14′ st Malinovskyi). A disp.: 31 Rossi. All.: Gian Piero Gasperini.
Arbitro: Abisso di Palermo (Imperiale di Bologna, C. Rossi di La Spezia; IV Bitonti di Bologna).
RETI: 8′ pt Dybala (J), 18′ pt rig. Muriel (A), 39′ pt Bernardeschi (J), 48′ st Morata (J).
Note: serata afosa, spettatori 11.167 di cui 244 ospiti per un incasso di 340.921 euro. Ammonito Djimsiti per proteste. Espulso Gasperini per proteste al 48′ st. Cooling break 25′ pt, 27′ st. Tiri totali 8-13, nello specchio 5-3, deviati/respinti 1-2, parati 2-2, legni 0-1. Corner 2-6, recupero 0′ e 3′.

Torino – Il buio dell’infermeria ghermisce Zapata (contusione al ginocchio) e Miranchuk (flessori affaticati)? Niente paura, anche se la finalizzazione diventa un problema quando non conta per i bottini veri. Sul bel gioco dell’Atalanta la luce dei riflettori si accende sempre e comunque. Perché il ko per 3-1 inflittole dalla Juventus nell’antipasto di campionato al vertice è decisamente bugiardo: superiorità ospite dopo il botta e risposta Dybala-Muriel tra ripartenza e rigore, spesso a livello di chances pure nel secondo tempo, zavorrato dalla sparigliata-jolly casalinga sul finire del primo che ha costretto i bergamaschi a inseguire.
La sagra dell’errore comincia in men che non si dica. Alla cinquina cronometrica Gosens si vede confezionare sul piede sbagliato, il destro, l’occasionissima di apertura delle ostilità, complici il movimento di Pessina e la sponda di stinco spalle alla porta di Muriel. Mira alta nemmeno di troppo, vista la traversa scheggiata, ma peccato veniale rispetto al contropiede concesso sul corner a favore, perché il duo CR7-Chiesa con un paio di scambi e l’ex viola allargando dall’altro lato propiziano il mancino in caduta di Dybala (8′) per il vantaggio di casa. La fortuna, sotto forma di palo interno, bacia l’argentino fresco di accordo (da formalizzare) per il rinnovo, mentre i nerazzurri paiono intimidirsi per un tot. Impossibile, comunque, per il figlio d’arte calare il 13 in corsa, servito dalla spizzata del rompighiaccio sull’apertura di Bernardeschi, mezzala nominale che va in corsia specie quando rincula, arma tattica di una squadra che difende chiudendosi a doppia mandata e presenta un falso tridente davanti. Ridesta tutti Pessina, che in asse con Pasalic e Ilicic si vede deviare in corner il possibile pari e patta dalla scivolata di De Ligt ad alzargli la traiettoria. Due giretti di lancetta e Bonucci, immediatamente dopo aver contribuito con Ramsey a stoppare il trequartista brianzolo ancora sul la dello sloveno, stende l’accorrente Freuler e l’unico colombiano sano dal dischetto la mette bassa e spiazzante. L’inerzia, nella calura estiva subalpina, fa in frettissima a cambiare padrone, tanto che dalla cintola in su le meraviglie proseguono (19′) con Szczesny a distendersi provvidenzialmente per dire di no al piattone di Muriel e Ilicic tanto defilato da non imbroccare il tap-in allungando la fetta meno buona. Lucho è in palla e lo nota anche Ramsey, costretto alla scivolata per deviargli oltre il montante la botta dietro la lunetta figlia della conversione a U dal vertice di competenza.
I Gasperini-boys sono un’orchestra semiperfetta, dove la perfezione manca perché è il guizzo a difettare di precisione: fra 34′ e 35′, Luigino, liberato dal tacco dell’azzurro, spara largo e alto il sinistro, e San Giuseppe, ispiratore fra le altre pure di questa grande manovra, paga solo l’obbligo di spostarsela sul destro chiamando il polacco tra i legni al volo per i fotografi. Vano, al contrario, quello di Musso, che prende sotto l’incrocio di competenza il nuovo avanti bianconero, un capolavoro di Bernardeschi sugli sviluppi dell’angolo a due da destra Dybala-Chiesa con lisciata dello svogliato Ronaldo. L’errore in disimpegno della Joya (43′), invece, non viene punito dal nazionale tedesco che sul recupero-assist pessiniano se la ritrova ancora sull’estremità debole alzando il rigore in movimento. Pronti via, lo start della ripresa (4′) è un quasi autogol in estirada del gallese nel tentativo di sventare la minaccia-Maehle col suo radente al di qua del lato corto dell’area piccola: Wojciech c’è. Significativo che la prima parata del baluardo atalantino arrivi al minuto 52 del match per abbassare la saracinesca sul portoghese, elastico destro-sinistro imboccatogli dal suo 10 al culmine di un’altra infilata da tiro dalla bandierina subìto, con Ramsey finalmente autore di un disimpegno pulito. Al 57 la seconda: Ronaldo liscia l’appoggio del firmatario del 2-1, Aaron non trova il gol letale perché coglie il turco in piena fronte e Sandro non chiude bene dal limite. Il computo totale delle conclusioni nerazzurre torna a doppiare quelle locali con la punizione entro il vertice destro di Malinovskyi (17′) di un amen a lato del sette, con l’ucraino a smazzarla al ventesimo per il pretenzioso giro largo dalla distanza di Gosens. Lo spettacolo è a sprazzi, eppure c’è: 23′, scambio lungo tra Pessina e lo spondista al millimetro Ilicic che mette in affanno Szczesny in uscita col corpaccione. Senza una prima punta prima dell’ingresso di Piccoli, è Pessina a ciccare malamente (33′, giravolta e sinistraccio smozzicato) in linea diretta con il 18 dell’Est. Lo score s’ingrigisce ulteriormente quasi al gong: spallata dll’ex Kulusevski a Lovato (Gasperini allontanato per proteste) sul lato sinistro dell’attacco juventino e insaccata comoda di Morata.
Simone Fornoni