di Marco Bonfanti
Giovanni Arioli, a cui intestiamo il nostro attuale figurone, è stato  recentemente acquistato dall’Olginatese, affinchè con la sua pluriennale esperienza e la sua sapienza tattica (che presumo ci sia), aiuti la squadra bianconera  a navigare in acque più tranquille, superando, con qualche slancio, quelle cattive in cui si trova.

Domenica, sul campo del Lecco, ha fatto il suo esordio e diciamo che lo ha fatto senza infamia e senza lode, così come un debuttante qualunque, senza sprazzi di genialità  né memorabili giocate. Ha mostrato che della stoffa buona c’è,  in particolare smistando parecchi palloni, tenendo sempre la sfera rasoterra, senza quindi sparare alati palloni verso improbabili destinazioni. Peccato però che i suoi passaggi a fil di prato sono stati quasi sempre orizzontali e che alcuni di essi pure fuori misura. Gli è mancata, come si suol dire, la verticalità.  Ma che abbia delle potenzialità sicure lo dimostra il nipotino di Beppe, domenica portato allo stadio dal nonno, che dopo averlo visto in azione, ha commentato che il numero otto sembrava Pirlo. Al che  Beppe ed io, quasi in contemporanea, abbiamo sottolineato che pareva Pirlo sì, ma il Pirlo dei poveri. C’è anche da dire che l’Arioli, dopo pochi minuti, ha avuto sui piedi un’invitante palla gol, che ha però incredibilmente sparacchiato con sguercio tiro abbondantemente sopra la traversa.

E allora qui sale una sensata obiezione: se ieri l’Arioli al suo esordio non ha certo brillato di luce propria, perché l’abbiamo scelto come figurone? Obiezione sensata cui diamo un’immediata risposta, la scelta è stata determinata da due altri motivi: la misteriosa carriera calcistica dell’Arioli e la sua veneranda, per un calciatore, età. Prima di addentrarci in questi meandri, vogliamo però aggiungere che domenica non era facile né per l’Arioli né per l’intera  Olginatese  fare chissà quale partita, trovandosi di fronte un Lecco assai  determinato e che viaggia come una fumante locomotiva  verso le alte, o altissime, vette della classifica.

Ma torniamo a noi. Dicevamo della misteriosa carriera del nostro giocatore. Egli comincia ad entrare nell’arena del calcio giocando, parecchi anni fa,  una partita in serie  A e segnando, in quella occasione, pure un gol. Bene, questa resta l’unica partita della massima serie cui ha partecipato.  Lecito chiedersi, pertanto, perché. Qui si possono fare solo ipotesi: si è immediatamente infortunato? Nonostante quel gol, non è stato ritenuto all’altezza? Lui stesso ha deciso che l’aria di serie A non faceva per lui? Ha avuto insormontabili problemi contrattuali? Solo ipotesi. Sta di fatto che l’Orioli debutta nel Parma, gioca una sola partita e nell’anno immediatamente dopo è già in serie C al Carpi, serie C in cui, tra diverse squadre, ha poi militato per parecchio tempo.

Per dovere documentaristico sono pure andato a vedere  se trovavo altre notizie su questa, diciamo così, anomalia calcistica.  L’unica cosa che ho potuto trovare è stata che la gloriosa partita da lui giocata è stata Parma-Piacenza. E qui, se possibile, il mistero ancor più si infittisce. Infatti questa informazione stava su un sito straniero, a lui interamente dedicato. Questo significa forse che il nostro Arioli ha dei fan anglosassoni, ma nessun  italiano? Che di lui si ricordano oltralpe, ma non qui? Non conoscendo l’inglese, ho messo il traduttore automatico. Ne è uscita così una bellissima definizione: l’Arioli suona a centrocampo. Non gioca, suona. Questo suonare mi è proprio piaciuto, perché paragona la squadra ad un’orchestra, per cui essere un virtuoso non serve a nulla, se intorno a te ci sono compagni che steccano o tirano fuori solo striduli suoni  (non è il caso dell’Olginatese, ovviamente).

E detto della carriera diciamo dell’età. Il nostro Giovanni è del ’76, quindi ha 38 anni. Avendo spesso celebrato dei giovani, diamo oggi invece onore a chi, pur avendo età da pensione, continua a calcare gli erbosi campi calcistici. Non so come dire, ma questo restare sulla breccia è per noi anziani un segno di incoraggiamento a non mollare, a spendere ancora, e con generosità, le residue energie, dando ai giorni grigi ancora colori caldi e pieni.

E come dicevamo, l’Orioli domenica ha giocato un po’ così così. Poi a un certo punto Beppe ha detto che, per rispetto dell’età, bisognava lasciarlo rifiatare. E visto che noi, vedi caso Capogna, ormai manovriamo con il pensiero, subito l’allenatore l’ha sostituito. Tra gli indiziati ad entrare, essendo nella lista, c’era anche un certo Formigoni. Io speravo in una sua entrata sul terreno di gioco perché, con quel cognome altisonante, volevo vedere di cosa mai era capace il giocatore in questione. Ma l’allenatore né con quel cambio, né con gli altri due lo ha messo dentro. Allora ho pensato che forse aveva timore  che se l’avesse fatto giocare, sarebbe partito per la tangente. Chissà.

foto: www.usdolginatese.it